Mondiale 2010: conosciamo il Giappone

Se si parla di calcio asiatico, non può non venire alla mente la nazionale giapponese. Di certo è una delle più forti, se non la più forte, della storia del Continente, avendo vinto tre delle ultime 5 edizioni della coppa d’Asia, eppure tutto questo rispetto la nazionale giapponese non sembra suscitarlo in questo Mondiale.

Il vero motivo potrebbe essere che il suo giocatore più rappresentativo, l’ex centrocampista di Roma e Perugia Hidetoshi Nakata non ci sarà, visto che ha deciso di ritirarsi a soli 29 anni dopo aver disputato ben 3 mondiali, e i suoi compagni non sembrano all’altezza della situazione. Nemmeno il ct, Takeshi Okada, suscita così tanto entusiasmo, visto che non è mai uscito dal Giappone (calcisticamente parlando), e dal 2007, da quando cioè guida la nazionale giapponese, è andato male nella competizione continentale ed ha rischiato di dover disputare i play-offs per qualificarsi al Mondiale, preceduto nel girone dall’Australia e messo in pericolo addirittura dal Bahrain.

Mihajlovic lascia il Catania

Sinisa Mihajlovic è diventato improvvisamente uno degli allenatori più ricercati della Serie A, nonostante la poca esperienza accumulata sulle panchine di Bologna e Catania. Ultimamente il suo nome è stato

Mondiale 2010: conosciamo il Brasile

Dici Mondiali e pensi al Brasile, unica compagine ad aver partecipato a tutte le edizioni della Coppa del Mondo dal 1930 ad oggi. Con i suoi cinque trofei conquistati è anche la nazionale più titolata ed è per questo che alla vigilia di ogni kermesse mondiale viene inserita nella lista delle favorite per la vittoria finale. E’ così anche quest’anno, sebbene il ct Carlos Dunga sia stato duramente attaccato in patria per le esclusioni illustri, come quelle di Pato e Ronaldinho, ad esempio, il secondo dei quali non presente neanche nella lista delle “riserve”.

Il ct brasiliano, però,  non si è lasciato condizionare dalle pressioni della stampa, forte del primo posto ottenuto nel girone di qualificazione (9 vittorie, 7 pareggi e 2 sconfitte) e di convinzioni personali che lo hanno portato a scegliere anche giocatori poco utilizzati a livello di club o molto criticati nella stagione appena conclusa. Parliamo ad esempio del romanista Julio Baptista che nella Roma ha giocato solo una manciata di gare, partendo raramente da titolare, o di Kakà, che viene da una stagione non certo esaltante con la maglia del Real Madrid, o ancora di Felipe Melo, che nella Juve ha collezionato più figure barbine che gettoni di presenza.

Mondiale 2010: conosciamo la Danimarca

Una delle nazionali più rispettabili degli ultimi anni è risultata assente ingiustificata nelle ultime due uscite internazionali più importanti, il Mondiale del 2006 e l’Europeo 2008. Ma la Danimarca sembra aver superato questo periodo buio della sua storia, e vuol rifarsi in Sudafrica.

Questa voglia di riscatto nasce anche dal rinnovamento della rosa, la quale a parte il capitano, l’ex milanista John Dahl Tomasson, e pochi altri “vecchietti”, è stata ricostruita con tanti giovani, i quali oggi sono tra i più interessanti d’Europa. La nazionale danese ha sicuramente un futuro luminoso davanti a sé, ed il primo tassello di questa rinascita l’ha ottenuto durante la qualificazione a questo mondiale, ottenuta senza mai cali di tensione nel girone più equilibrato d’Europa, il girone A che comprendeva anche Portogallo e Svezia.

Mondiale 2010: conosciamo l’Olanda

La nazionale olandese è uno degli oggetti più misteriosi del calcio mondiale. Sulla carta fa paura dato che comprende alcuni dei calciatori più forti al mondo, due dei quali sono stati anche protagonisti dell’ultima Champions League come Robben e Sneijder. Ma l’Olanda non è solo questa. La nazionale dei tulipani può vantare una rosa di altissima qualità, tra le migliori al mondo, come sempre è stato negli ultimi decenni. Ma il motivo per cui alla fine dei conti non vince niente rimane un mistero.

Negli anni scorsi il vero problema si chiamava infortuni, visto che nei momenti più belli proprio le due stelle, ma anche altri campioni come Van Nistelrooy, finivano con il farsi male e saltare le partite più importanti. Quest’anno tutti i giocatori sono più o meno integri, e l’unica incognita resta così l’allenatore. Per vincere un Mondiale non c’è bisogno solo di grandi giocatori, ma anche di un bravo allenatore che li sappia far giocare, e Bert van Marwijk rappresenta un vero e proprio dilemma. Di esperienza ne ha il 58enne allenatore, ex di Feyenoord e Borussia Dortmund, ma sarà abbastanza per condurre l’Olanda fino alla fine del torneo?

Serie B 41a: Brescia, Cesena e Sassuolo. Si ride

Albinoleffe-Padova 1-2
42′ Italiano (P), 45′ Torri (A), 27′ st Cuffa (P)
Ascoli-Frosinone 1-2
30′ Troianiello (F), 32′ Santoruvo (F), 10′ st Luci (A)
Brescia-Salernitana 3-0
19′ Caracciolo (B), 28′ Rispoli (B), 12′ st Taddei (B)
Cesena-Modena 2-1
45′ Do Prado (C), 6′ st Malonga (C), 17′ st Catellani (M)
Cittadella-Crotone 3-0
7′ Bellazzini (Ci), 31′ e 10′ st Ardemagni (Ci)
Gallipoli-Piacenza 1-4
4′ e 20′ st Foti (P), 17′ Guzman (P), 5′ st rig. Artistico (G), 28′ st Tonucci
Grosseto-Reggina 2-2
15′ st Viola, 17′ st Vigiani, 24′ st Joelson, 49′ st rig. Consonni (G)
Mantova-Torino 0-0
Sassuolo-Empoli 3-2
10′ Riccio (S), 13′ st Quadrini (S), 21′ st Vannucchi (E), 24′ st Noselli (S), 28′ st Eder (E)
Triestina-Ancona 2-1
2′ st Testini (T), 13′ st Colacone (A), 50′ st Della Rocca
Vicenza-Lecce 0-0

Inter Campione d’Europa: la fotogallery

E’ la notte dell’Inter, una notte attesa per ben 45 anni, durante i quali i tifosi nerazzurri hanno dovuto spesso mandar giù bocconi amari, ammirando i cugini sul tetto d’Europa. Notte di sogni e di lacrime, di gioia e di urla represse per tanto, troppo tempo, mentre le foto degli altri diventavano a colori e le proprie restavano desolatamente in bianco e nero.

Ma valeva la pena soffrire tanto per vivere poi un momento così, in uno dei templi del calcio, nello stadio che quasi trent’anni fa vedeva l’Italia alzare al cielo il suo terzo titolo mondiale. Stavolta di italiani in campo non ce n’era neanche uno, se non negli ultimissimi minuti (Materazzi), ma va bene lo stesso, perché l’Inter riporta a casa la Coppa e vince anche per coloro che le hanno tifato contro, conservando i 4 posti dell’Italia nelle prossime edizioni della Champions.

E’ la notte dell’Inter e di Moratti, che ha speso fior di milioni in questi anni per ritrovarsi poi a stringere un pugno di mosche, fino all’apoteosi di ieri sera, che lo ripaga in parte delle tante lacrime versate. E’ la notte dell’Inter e di Milito, fortemente voluto la scorsa estate e capace di incantare il Santiago Bernabeu con giocate da fenomeno puro ed una doppietta al Bayern Monaco che vale la Coppa.

Ed è la notte di Mourinho, spesso attaccato da stampa e critica, ma capace di far scudo alla sua squadra nei momenti delicati e di caricare l’ambiente al punto giusto prima delle gare decisive. Sognava di far piangere il presidente, ma alla fine è lui a versare lacrime su questa coppa, mostrandosi per la prima volta umano. E infine è la notte dei tifosi, di quelli che hanno atteso per quasi mezzo secolo questo momento e di quelli che neanche c’erano nel lontano 1965, quando l’Inter sollevava la sua seconda Coppa dei Campioni. Notte magica, notte di foto da incorniciare. Finalmente a colori!