Mauro Matias Zarate: il giovane talento che sceglie il Qatar

Storia bizzarra quella di Mauro Matias Zarate, attaccante argentino poco più che ventenne, protagonista di una scelta di vita a dir poco inconsueta per il calcio moderno.

Ma andiamo per ordine, ripercorrendo le tappe della sua carriera sin dagli esordi nelle giovanili del Velez, quando muoveva i primi passi su un campo di calcio, seguendo l’esempio dei suoi tre fratelli. Non la solita storia dell’argentino che cresce nei sobborghi di Buenos Aires, cercando un riscatto nel calcio: Mauro proviene da una famiglia piuttosto agiata, in cui il pallone rappresenta una professione più che un divertimento.

Suo nonno era un nazionale cileno mentre suo padre giocava nell’Indipendiente dell’Avellaneda; dei suoi fratelli, solo Sergio Fabian ha appeso le scarpette al chiodo, dopo, tra l’altro, una breve permanenza in Italia nell’Ancona, gli altri due ancora calcano i campi di gioco con alterne fortune.

Dalla mitraglia di Batistuta alle capriole di Martins

Al di là dei milioni spesi, dei campioni comprati, delle orde di tifosi che invadono lo stadio, della moviola, delle polemiche che impazzano sulle pagine dei giornali… al di là di tutto, al di sopra di tutto, c’è un solo gesto, l’unico che conta veramente, l’unico capace di infiammare i cuori e far esplodere la felicità collettiva: il gol!

C’è chi la butta dentro raramente e chi è abituato a gonfiare la rete, ma tutti, proprio tutti, dopo ogni gol esplodono in un’esultanza liberatoria e coinvolgente.

Ognuno ha un suo modo di festeggiare il gol fatto, una specie di segno distintivo, un marchio di fabbrica assolutamente personale. E se una volta il massimo della particolarità era correre sotto la curva, magari togliendosi la maglia, negli ultimi anni è sempre più frequente vedere esultanze nuove e divertenti da ripetere dopo ogni rete. Esultanze semplici come quella di Andrea Pirlo che bacia la fede o quella di Ronaldo a braccia aperte o ancora quella di Kakà, che alza gli occhi e le braccia al cielo in segno di ringraziamento verso Dio, ma anche esultanze costruite e bizzarre.

E’ Rooney il brutto anatroccolo

Chi l’ha detto che i calciatori sono tutti forti, ricchi, e soprattutto belli? Mentre tutte le ragazzine del mondo perdono la testa per le vicende di Beckham e della Posh Spice, in Inghilterra le donne si domandano chi, tra i principi azzurri del 2000, tanto principe azzurro non è.
E la risposta è stata alquanto sorprendente.

I pareri raccolti dal sito web www.thepeoplesclub.com hanno appurato che il più brutto calciatore al mondo è l’inglese Wayne Rooney, che ha scalzato la poco invidiata concorrenza di “castoro” Ronaldinho e di “Apache” Tevez. I due sudamericani, considerati tra i calciatori più brutti al mondo (per Tevez c’è da dire che è stato sfigurato da bambino con l’olio bollente) sono stati superati sulla scorta del successo del cartone animato della Pixar “Shrek“, che ha dato il soprannome al 22enne inglese, e che ha contribuito a farlo diventare, suo malgrado, ancora più famoso.

Arsenal e Liverpool ridimensionate: Milan ed Inter ci credono!

21 dicembre 2007: sorteggi per gli ottavi di Champions League, con un’urna che non è stata affatto benevola nei confronti delle squadre italiane, costrette ad affrontare impegni proibitivi per superare il turno. “Peggio di così non poteva andare!” titolavano i giornali all’indomani degli abbinamenti e già si immaginava battaglia dura per le nostre compagini che si ritrovavano a dover affrontare squadre che nei loro campionati stavano macinando punti e bel gioco.

Ora, a poco più di un mese dai confronti che stabiliranno l’accesso ai quarti, la situazione è nettamente cambiata, soprattutto per le due inglesi, Arsenal e Liverpool, prossime avversarie rispettivamente di Milan ed Inter.

I Gunners prima di Natale erano primi in classifica nella Premier League, semifinalisti nella Carling Cup e, dettaglio da non sottovalutare, erano giunti alla fine del girone eliminatorio di Champions in assoluta scioltezza, avendo conquistato il passaggio del turno dopo appena quattro gare. Ora sono ancora primi in campionato (insieme al Manchester con 54 punti), ma quello che impressiona in modo negativo è lo schiaffo riportato dal doppio confronto con i rivali storici del Tottenham in Carling Cup. 1-1 nell’andata in casa dell’Arsenal ed un retour-match che prometteva spettacolo e dura battaglia.

Mercato: colpi di fine finestra!

E’ ormai ufficiale: Rolando Bianchi è un giocatore della Lazio. Mentre il centrocampista difensivo Somoza è sempre più vicino alla firma, la società biancoceleste, ha strappato l’ex attaccante di Reggina e Manchester City al Torino, che è stato il primo a muoversi per il suo cartellino. La Lazio ha ottenuto il prestito del centravanti, con un diritto di riscatto fissato a 12 milioni di euro, e dovrà ricompensare le sue prestazioni con 1 milione e mezzo all’anno. Il nuovo arrivato vestirà la maglia numero 9, ma sarà difficile vederlo in campo già dalla gara di Coppa Italia contro la Fiorentina per problemi di trasfer, che però dovrebbero risolversi entro Domenica, rendendolo disponibile per la partita di campionato contro, fatalità del caso, proprio il Torino. I granata nel frattempo, cercano di trovare un giocatore per sopperire al mancato arrivo di Bianchi, e si parla di Caracciolo, che però è da 3 stagioni, 2 al Palermo e questa corrente alla Samp, caduto nel completo anonimato.

Tutti pazzi per Amauri

La telenovela dell’italo-brasiliano più desiderato d’Italia si infittisce. Uscita allo scoperto la Juventus, ufficialmente interessata alla punta del Palermo, spuntano anche i primi ostacoli.
Ma stavolta non solo in Italia.

Infatti, secondo quanto riportato dall’agente del calciatore Vittorio Grimaldi, ci sarebbe anche l’interessamento di due big del calcio spagnolo. In particolare si tratterebbe del Barcellona, che vede in lui il sostituto naturale di Samuel Eto’o, ormai in rotta con la società, che continua a litigare con Ronaldinho, e che è ben lontano dalle sue prestazioni di qualche anno fa; e il Real Madrid, il quale sta pensando di sostituire Ruud Van Nistelrooy, che ha la piazza contro, e si sa quanto il parere del pubblico in Spagna conti (al contrario dell’Italia).

David Beckham verso il Newcastle

Di lui George Best diceva:

Non sa tirare di sinistro, non sa colpire di testa, non sa contrastare e non segna molti gol. A parte questo, per il resto è ok.

Ma se David Beckham è salito sull’Olimpo del calcio mondiale, un motivo ci deve pur essere. Acquistato dal Manchester United ad appena 16 anni, fa il suo esordio in prima squadra dopo la maxi-squalifica che colpì Eric Cantona nella stagione ’94-’95, diventando inamovibile nella squadra di Ferguson. Da allora lo attendeva una serie di successi con la maglia dei Red Devils: 6 campionati, 2 Coppe d’Inghilterra, 2 Supercoppe, una Champions ed una Coppa Intercontinentale.

Un palmares di tutto rispetto per un calciatore molto amato in patria sia dai tifosi della sua squadra che da orde di ragazzine che lo idolatravano per la sua indiscutibile bellezza. Ma proprio questa sua ultima caratteristica fu all’origine dei dissensi all’interno dello spogliatoio, che culminò con Sir Alex in versione lanciatore, mentre il povero David si ritrovò con uno scarpino stampato in faccia. Ciò che gli veniva rimproverato era la sua presenza continua sulle copertine dei giornali, sia per questioni di sponsor che per vicende che riguardavano sua moglie, la Spice Girl Victoria Adams.

Alex Ferguson e gli altri: l’esultanza che offende

Reading-Manchester United ovvero Davide contro Golia, in una partita di Premier League che avrebbe dovuto essere una passeggiata per i Red Devils, ma che si è trasformata in una lotta durissima. Alla fine i rossi hanno vinto ugualmente (2-0, gol di Waine Rooney e Cristiano Ronaldo), ma il dopopartita è stato incandescente, se non in campo, in tutte le trasmissioni sportive del Regno Unito. Motivo dell’accesa polemica, il comportamento non proprio signorile di Sir Alex Ferguson, che subito dopo il vantaggio si è rivolto allo staff tecnico del Reading e poi al pubblico, esibendosi nel celeberrimo gesto dell’ombrello.

Tutto quello che ho fatto e’ stato esprimere il mio sollievo per aver vinto una delle gare piu’ dure della stagione

ha spiegato poi nelle interviste successive alla gara, ma, offensivo o no, resta comunque un gesto lontano dai modi di fare eleganti per i quali il baronetto si è sempre distinto.

Si tratterà di un virus che colpisce uomini di sport solitamente compassati e mai fuori dalle righe? Probabilmente si, vista la storia recente che ha visto nella stessa situazione veri e propri “signori” come Moratti, durante l’ultimo derby milanese, e Van Nistlerooy poco avvezzo ad esultanze di questo tipo.

I nuovi nomi del mercato di Juve, Milan ed Inter!

Il direttore sportivo della Juventus, Alessio Secco, è tornato a mani vuote dalla missione di mercato in Inghilterra. Nei giorni scorsi si era parlato dei possibili arrivi di Mellberg e Sissoko già da Gennaio, ma le trattative sembrano essersi arenate. Il ds ha spiegato ai giornali inglesi, che l’arrivo del centrale dell’Aston Villa Mellberg resta previsto per Luglio, quando il giocatore sarà svincolato e potrà raggiungere la Juve senza che questa debba sborsare un centesimo. Discorso a parte per Sissoko: la società lo vuole, e non si arrende, anche se la richiesta del Liverpool di circa 20 milioni appare come un ostacolo insormontabile, si continua a lavorare per ottenere il suo cartellino immediatamente.

Ma non sono solo queste le novità di mercato riguardanti la Vecchia Signora: già da quest’estate si dava per scontato l’arrivo alla corte di Ranieri del fantasista Rafael Van der Vaart, ma adesso sembra essere cambiato tutto. Il mister in persona, ha chiesto a Secco un altro fantasista, precisamente Diego. Il Werder Brema chiede 25 milioni, cifra enorme per il budget della Juve, che quindi è interessata a cedere per fare cassa. i nomi in partenza sono gli stessi, Tiago andrà via ma soltanto in prestito, all’Atletico Madrid che ha bisogno di rimpiazzare Maniche, Almiron al Monaco (anche questo in prestito), e Boumsong al Lione in cambio di Reveillere. Niente denaro cash da reinvestire quindi.

Da Fae a Cissè: le mille storie della Coppa d’Africa

Affascinante la Coppa d’Africa sia per la curiosità di vedere i passi avanti fatti nel calcio da paesi smembrati dalle squadre europee, sia per le vicende curiose che riguardano molti nazionali. Ogni squadra ha la sua piccola-grande storia da raccontare in un calcio che vede partire i talenti sin da ragazzini, per perderli a volte definitivamente.

E’ il caso per esempio di giocatori partiti giovanissimi per la Francia, a causa di vicende che riguardavano ben poco il calcio e poi fatti esordire nelle nazionali giovanili, con scarsa possibilità di giocare in seguito per il proprio Paese d’origine. Questo diceva la legge della Fifa che impediva di tornare indietro a chiunque avesse collezionato almeno una presenza con la maglia di un’altra nazionale. Alcuni sono stati fortunati come Vieira, Makelele, Desailly che sono addirittura riusciti a vincere un titolo mondiale con la nazionale francese, altri sono stati scartati e gli è stata negata di fatto la possibilità di partecipare a grandi avvenimenti e di aiutare il proprio paese che li avrebbe riaccolti a braccia aperte.

Per fortuna anche la Fifa si evoluta ed ha dato il nulla osta necessario per consentire ai giocatori africani e non solo di poter tornare a giocare con la maglia della propria nazionale.

19^: Sorprese per Marzoratti e Kalac

Giornata imprevedibile l’ultima del girone d’andata. Una serie impressionante di sorprese avrà mandato in tilt le calcolatrici dei Fantallenatori che speravano di fare il colpaccio, ma che si sono dovuti

Cristiano Lucarelli: da bandiera a traditore!

Era l’estate del 2003 quando Cristiano Lucarelli realizzò il sogno inseguito per una vita intera, passando dalla maglia granata del Torino a quella amaranto del Livorno, sua città natale. La squadra in quella stagione militava nella serie cadetta, ma lui era fiero di indossare quella casacca e di poter contribuire a far tornare grandi i colori della società. 29 reti in 41 partite (ad un solo gol dal capocannoniere Toni che giocava nel Palermo) contribuirono a riportare la squadra nella massima serie dopo ben 55 anni di assenza.

Da qui nasce l’amore dei tifosi per questo centravanti tutto muscoli e potenza, che l’anno successivo rifiutò l’offerta miliardaria del Torino che lo voleva indietro, giurando amore eterno alla squadra ed alla città. Ne valse la pena, visto il bottino di reti che potè accumulare a fine stagione (24 in 35 partite) che gli permisero di vincere il titolo di capocannoniere: non male per essere il centravanti di una neopromossa!

Altrettanti gol nella stagione successiva in cui il suo pubblico non smetteva mai di esaltarlo, invitando il ct della nazionale Marcello Lippi a convocarlo per i Mondiali di Germania. Alla fine dovette seguire il trionfo mondiale dell’Italia dalla poltrona di casa sua, ma per i tifosi era comunque un re, l’unico su cui contare sempre, la bandiera della squadra.

Bufera sugli arbitri, torna l’ipotesi moviola in campo

Si chiude tra le polemiche il girone d’andata della serie A, con una 19esima giornata stracolma di sviste arbitrali e conseguenti contestazioni. E’ Sabato sera, inizia lo show arbitrale: la partita tra Fiorentina e Torino è evidentemente determinata da un errore madornale di Tagliavento che concede un rigore inesistente per un tuffo in area di Mutu, che porta all’esasperazione il presidente granata Cairo.

Se il Sabato non è dei migliori per quanto riguarda le prestazioni arbitrali, la Domenica non è da meno. De Laurentiis è infuriato dopo il 2 a 2 in casa del suo Napoli con la Lazio, affermando di non voler giocare 11 contro 12, e negli spogliatoi è esplosa la sua rabbia in una lite con Reja, che ha addirittura minacciato di lasciare la panchina partenopea, ma nelle scorse ore lo stesso presidente ha dichiarato d’aver chiarito tutto col mister.