Da Tardelli a Rozzi: la scaramanzia nel calcio

Corna e cornetti, ferri di cavallo ed amuleti di ogni genere: non siamo al festival anti-jella, ma in qualunque spogliatoio di calcio che si rispetti. O credevate forse che le partite si vincano solo comprando fior di giocatori?

E allora chiedetelo ai vari protagonisti della domenica, che si esibiscono in veri e propri riti scaramantici per attirare la buona sorte. Nessuno ne parla, ma basta osservare calciatori, allenatori e persino presidenti, per rendersi conto che certi gesti ripetuti all’infinito altro non sono che pura superstizione.

Dalla barba incolta di Amadei, alla scarpa sinistra di Zambrotta infilata sempre per prima, dall’abitudine di Sivori e Maradona di dirigersi palla al piede verso la porta, prima dell’inizio della partita, per poi calciare senza portiere, ai due fili d’erba strappati e poi masticati da Nicola Caccia: sono solo alcuni dei riti che i calciatori non dimenticherebbero mai di compiere.

Meglio aspettare per i neo acquisti

Una volta gli allenatori, quando prendevano un nuovo calciatore, aspettavano qualche settimana prima di farlo esordire, per farlo entrare negli schemi di squadra.
Con il calcio moderno, dove va tutto di fretta, questo non avviene più, e i nuovi calciatori, appena arrivati, si ritrovano gettati in una realtà nuova in cui in molti hanno difficoltà a calarsi.

Ne sa qualcosa Rolando Bianchi, arrivato giovedì a Roma tra le polemiche, e subito in campo contro la squadra che lo ha conteso fino all’ultimo, il Torino. Destino ha voluto che per lui fossero a disposizione solo 5 minuti, ma non perchè sia entrato a 5 minuti dalla fine, ma perchè quello è stato il lasso di tempo che gli è bastato per beccarsi due ammonizioni, e salutare il calcio italiano con una doccia un pò troppo anticipata.
Ma Bianchi può star tranquillo perchè è in buona compagnia. Come lui (o leggermente meglio) ha fatto De Vezze, per il quale sono sembrati sufficienti i 54 minuti giocati, conclusi con un altro rosso, e anche Riganò, per cui la partita non è finita con un espulsione, ma con una prestazione da far accapponare la pelle ai tifosi senesi.

Diego Armando Maradona: Pibe de Oro e Mano de Dios

Mai nessuno come lui, non in Italia, non davanti a questi occhi che pure ne hanno visti di giocatori calcare un campo di pallone. Era l’estate del 1984 quando Diego Armando Maradona sbarcò a Napoli ed a distanza di un quarto di secolo ancora non si riesce a trovare qualcuno che possa lontanamente avvicinarsi al mito che ha rappresentato per una città, per un intero popolo, per il mondo del calcio in generale. Unico ed irripetibile nel bene e nel male.

E se siete tra quelli che fanno una sola cosa dell’uomo e del calciatore, abbandonate pure questa lettura, perché qui troverete solo la grandezza infinita di colui che era “il calcio” fatto uomo. A Napoli lo sospettavano sin dalla presentazione, da quel 5 luglio 1984 in cui il San Paolo si riempì magicamente, per assistere solo ai palleggi del ragazzotto riccioluto e tarchiato proveniente da Barcellona.

A lui sarà parso di rivivere i giorni dell’infanzia, quando veniva ammirato nelle sue esibizioni, durante l’intervallo delle partite dell’Argentinos Juniors. Solo lui in mezzo al campo, con quel pallone da tenere in aria in una serie infinita di palleggi, tra gli applausi del pubblico che se ne infischiava della partita e chiedeva: “Que se quede, que se quede” (fatelo restare). Era la nascita di un mito e chissà se quel pubblico si rendeva conto di quello che sarebbe diventato di lì a poco quel piccolo giocoliere!

Noiosa 20esima giornata, ma che posticipo!

E’ stata una giornata particolare, la prima di ritorno della serie A. Negli anticipi vincono Samp e Roma, rispettivamente, su Siena e Palermo, entrambe per 1 a 0, grazie ai goals di Cassano e Mancini, che consentono la vittoria alle proprie squadre.
Per quanto riguarda la domenica, salta subito all’occhio la statistica dei goal segnati nei primi tempi: soltanto a Bergamo il risultato è stato sbloccato nei primi 45’, col goal di Rivalta che al 19’ lascia partire un sinistro dai 30 metri che beffa Campagnolo. Sembra tutto finito all’inizio del secondo tempo, quando i bergamaschi raddoppiano con Langella che da pochi passi non sbaglia. Ma al 61’ Vigiani sfrutta un bel cross di Modesto accorciando le distanze, aprendo la strada al pareggio di Barreto, arrivato 6 minuti dopo.

Il Siena non può fare a meno di Locatelli

Ora è ufficiale, il Siena è Locatelli dipendente. Come indicavamo la settimana scorsa, il fantasista bianconero, pur non segnando molto, poteva essere un buon investimento per i Fantallenatori perchè la squadra girava intorno a lui e i suoi voti erano sempre alti. E ieri sera si è avuta la conferma: un ottimo Siena fino al 34′ del primo tempo, poi uscito Locatelli per infortunio, la squadra rimane senza idee contro una Sampdoria ben messa in campo da Mazzarri.

Ashley Cole: alcol, sesso e corna!

Ci aveva messo due anni per ripulire la sua immagine Ashley Cole, da quando, nel marzo del 2006, il News of The World aveva pubblicato la notizia sulla sua presunta omosessualità, dimostrata da un’orgia gay alla quale aveva partecipato, insieme a due calciatori rimasti sconosciuti. In quell’occasione aveva denunciato il giornale inglese per diffamazione, molestie e violazione della privacy e la bufera aveva coinvolto anche il motore di ricerca Google, reo, a suo avviso, di aver associato il termine gay al suo nome.

Due anni trascorsi a dimostrare di essere un bravo ragazzo (non che i gay non lo siano, ci mancherebbe, ma quello che ne faceva un poco di buono era l’aver partecipato ad un’orgia, più che i suoi gusti in fatto di sesso) ed ora eccolo di nuovo qui, coinvolto in uno scandalo sessuale che mette la parola fine a tanti buoni propositi.

Stavolta lo scoop è del “The Sun” (a suo tempo denunciato anch’esso per aver ripreso la notizia dell’orgia) che pubblica un’intervista rilasciata da una ragazza inglese, tale Aimee Walton, nella quale vengono rivelati particolari piccanti su una notte di fuoco trascorsa con il giocatore.

Gianluigi Buffon: il numero 1 al mondo fermo ai box

Un guaio che non ci voleva, in un momento della stagione in cui bisogna lottare per mantenere saldo il posto in classifica, se si vuole continuare a cullare sogni europei. E si è infortunato proprio lui, uno dei pochi intoccabili della rosa bianconera e del campionato in generale, uno che fa la differenza, che quando manca, si sente.

Non stiamo parlando di un centravanti che fa gol a raffica, permettendo ad una squadra di salire in classifica, ma di uno che i gol li deve evitare per guadagnarsi il pane: Gianluigi Buffon, numero uno della Juventus e della Nazionale Italiana, numero uno tra i portieri in circolazione.

Nell’ultimo periodo è afflitto da mal di schiena ed il suo rendimento in campo rischia di essere condizionato da questo fastidio, tanto che è stato fermato in via precauzionale per la gara di oggi contro il Livorno. I medici non si sbilanciano, ma sembra trattarsi di una piccola ernia che lo terrebbe fuori dai pali per almeno un mese: un’eternità per uno del suo livello, la cui assenza si farebbe sentire pesantemente.

Il Real Madrid vince anche nella raccolta dei rifiuti!

Trenta volte Campione di Spagna, un record assoluto in Europa, 9 Coppe dei Campioni, 17 Coppe del Re, una Coppa della Liga, 2 Coppe Uefa, una Supercoppa Europea e 3 Coppe Intercontinentali: è questo l’invidiabile palmares del Real Madrid, club spagnolo che si è sempre distinto a livello internazionale per i suoi successi e per i grandi campioni che è riuscito a portare alla sua corte.

Gioca al Santiago Bernabeu, stadio che è stampato nella memoria dell’Italia sportiva, essendo stato palcoscenico della terza vittoria Mondiale del 1982. Da allora è stato ristrutturato due volte, seguendo progetti che lo rendevano sempre più funzionale e accogliente ed ora è il fiore all’occhiello di questa società, con settori da visitare in veri e propri tour organizzati. Uno stadio a misura di tifoso, dove si può assistere tranquillamente ad una gara senza correre il rischio di trovarsi coinvolti in incidenti.

Da prendere come esempio per serietà ed organizzazione, che costituiscono le basi per un successo che prosegue ormai da anni, il Real Madrid è riuscito a coinvolgere i suoi tifosi in un’iniziativa veramente lodevole che prevede il riciclaggio dei rifiuti all’interno dello stadio.

20^ Largo ai nuovi, in attesa di Bianchi e Lucarelli

Grande attesa per i nuovi/vecchi bomber della serie A. Nella giornata in cui dovrebbero esordire vecchie conoscenze del calcio italiano, i Fantallenatori (e non solo) dovranno avere un pò di pazienza, e magari rischiare anche un piccolo investimento.

I nuovi arrivati, Cristiano Lucarelli e Rolando Bianchi infatti, partiranno dalla panchina, ma siamo sicuri che si riveleranno un buon investimento, perchè portano in dote decine di gol dalle passate stagioni. Entrambi avranno voglia di riscatto dopo le deludenti esperienze all’estero, e daranno l’anima per far vedere al proprio pubblico di valere ancora tanto, e magari giocarsi un posto in nazionale che fino a qualche mese fa poteva sembrare solo un miraggio.

Purtroppo nella nostra formazione odierna non rientreranno, perchè nessuno dei due partirà titolare, anche se sarà molto probabile il loro utilizzo a partita in corso.
La nostra Fantaformazione per questa prima partita del girone di ritorno punterà su:
Frey in porta, contro uno degli attacchi meno prolifici del campionato (l’Empoli), ricordandovi che al 99% Buffon non giocherà, per un problema di lombalgia.

Fabien Barthez: dopo il calcio, un’accademia per portieri

Può un uomo che ha passato gran parte della sua vita a correre e sudare su un campo di calcio, vivere lontano dal calcio? Beh, a dire il vero lui ha corso e sudato veramente poco, facendo il portiere di professione, ma Fabien Barthez difficilmente riuscirà a resistere al richiamo del prato verde. Si dice felice della sua vita da pensionato nella splendida villa del XVII secolo alle porte di Tolosa, dove trascorre le giornate tra la piscina, le passeggiate nel bosco e la vita familiare, ma non nega di avere progetti importanti per il futuro.

Il suo sogno è quello di metter su un’accademia per portieri, per insegnare ai ragazzi del futuro quanto di buono ha imparato in tanti anni di carriera: “Un modo per restituire quanto ho ricevuto”.

Ed ha ricevuto veramente molto questo personaggio anomalo e discusso, che a guardarlo somiglia più ad un centrocampista alla Gattuso che non all’ultimo baluardo della difesa. Portiere lontano dallo stereotipo classico, che vuole il numero 1 dotato di notevole altezza, è comunque riuscito a togliersi diverse soddisfazioni in tutte le squadre in cui ha militato.

Classifica dei trasferimenti record

La sessione di mercato di Gennaio, che prometteva grandi colpi, si è rivelata meno eccitante del previsto, almeno fino ad ora. Amauri sembra proprio destinato a restare a Palermo almeno fino a Giugno, stessa cosa per Mellberg che a detta del suo allenatore, per ora non raggiungerà la Juve, a differenza di Sissoko, che ha già pronto il biglietto per Torino. Chi si aspettava Ronaldinho a Milano, sponda Inter o Milan poco importa, sembra che dovrà ancora aspettare , e chi cercava rinforzi in avanti, come il Torino, dovrà accontentarsi al massimo di Caracciolo, che potrebbe vestire granata nel fine settimana. Sembrano lontani i tempi di trasferimenti milionari, adesso si parla spesso di cifre esorbitanti, ma che alla fine restano nei portafogli. Certamente questa è una fortuna, dato che spendere milioni e milioni di euro per un giocatore sembravano a molti, compreso il sottoscritto, uno spreco inutile. Ma vediamo quali sono gli acquisti più costosi della storia del pallone:

Perchè Bianchi fa litigare Cairo e Lotito?

Se c’è un attaccante più inseguito di altri dai club italiani, questo è sicuramente Rolando Bianchi. Ma come si fa a destreggiarsi tra i vari nomi altisonanti come Ronaldinho e Amauri, fino ad arrivare a far litigare due grandi club come Lazio e Torino?
Per un giocatore italiano (a meno che non si chiami Luca Toni) potrebbe risultare difficile, ma Bianchi ci è riuscito, e cerchiamo adesso di capire perchè.

Arthur Antunes Coimbra: semplicemente Zico

Arthur Antunes Coimbra, questo il suo nome, ma nessuno lo chiama più così da anni, come da tradizione brasiliana, che vede affibbiare dei nomignoli a tutti i suoi campioni. Per tutti lui è ed è sempre stato semplicemente Zico, il Galinho, uno dei più grandi campioni che questi occhi hanno visto calcare un campo di calcio.

Era il primo giugno del 1983 quando l’Udinese annunciò al mondo di aver acquistato l’asso trentenne del Flamengo, stella di prima grandezza nel panorama internazionale. Lo precedeva, nel suo viaggio in Italia, la fama di più forte giocatore brasiliano di quel periodo, capace con la maglia del suo club di segnare oltre 600 gol, che gli permisero di conquistare il titolo di capocannoniere per ben 11 volte consecutive.

L’Italia lo aveva ammirato nei Mondiali in terra di Spagna dell’anno precedente, quando il suo Brasile di fenomeni cadde sotto i colpi di Paolo Rossi, che per tre volte infilò la porta verdeoro, nel suo cammino vincente verso la notte magica del Bernabeu. Fu quello il secondo dei tre Campionati del Mondo disputati da Zico, che può vantare con la maglia del Brasile uno score di tutto rispetto, con 52 gol messi a segno in 72 partite ufficiali.