Europei 2008: Gruppo B

Secondo capitolo della nostra rubrica dedicata all’Europeo 2008 che si terrà in Svizzera ed Austria nel prossimo mese di giugno. Oggi andiamo alla scoperta del gruppo B, in cui si troveranno di fonte l’Austria, la Croazia, la Germania e la Polonia.

Alla vigilia del sorteggio, chiunque avrebbe firmato per essere inserito in questo girone, vista la presenza dell’Austria qualificata di diritto in quanto Paese organizzatore, ma piuttosto debole sul piano del gioco. Le amichevoli disputate negli ultimi due anni hanno confermato la pochezza tecnica degli uomini di Josef Hickersberger, che non sono andati oltre il pareggio contro Malta, Ghana, Paraguay, Repubblica Ceca, Giappone e Tunisia, rimediando sonore sconfitte contro Inghilterra, Francia, Scozia, Cile e Svizzera.

La sola vittoria nella gara con la Costa d’Avorio la dice lunga sulle possibilità di passaggio alla fase successiva dell’Europeo, che per l’Austria sarebbe già un ottimo risultato. Inutile cercare di individuare grandi nomi, in una squadra che dovrà fare affidamento soprattutto sul fattore campo e sull’entusiasmo dei giovani, desiderosi di mettersi in mostra, in una competizione dove l’Austria è al debutto assoluto.

Eduardo: “Non ho mai perdonato Taylor”

C’era una volta quando i giocatori in campo erano galantuomini, se commettevano un fallo chiedevano scusa, e se l’avversario si faceva veramente male poi lo andavano a trovare in ospedale.

Nel calcio moderno, dove tutti corrono e nessuno ha tempo nemmeno di ragionare (peccato), può capitare di assistere a due tipi di interventi, quello in campo, e quello fuori, che fa ancora più male.
Ne sa qualcosa Eduardo, giocatore dell’Arsenal che 13 giorni fa ha subito la rottura di mezza gamba a causa dell’intervento assassino di Taylor che non ci ha pensato su due volte ad entrargli a piedi uniti sullo stinco.
I dettagli sono noti più o meno a tutti, e non voglio soffermarmici più di tanto.
Vorrei piuttosto porre l’attenzione sul secondo tipo di fallo, quello psicologico, che è più cattivo perchè sicuramente intenzionale. E anche questo secondo fallo lo ha compiuto il difensore del Birmingham, che oltre al danno, ha voluto rifilare al povero attaccante croato anche la beffa.

Sepp Blatter: tolleranza zero per il gioco violento!

E’ ancora vivo il ricordo del fallaccio assassino di Taylor ai danni di Eduardo, che gli ha causato la frattura esposta di tibia e perone, costringendolo ad un lungo periodo di inattività (dai nove ai quindici mesi, secondo le prime ipotesi).

E proprio prendendo spunto da quell’episodio, Sepp Blatter torna a parlare del gioco violento e delle pene che dovrebbero essere inflitte a chi si macchia di simili colpe. Lo fa dalle pagine del Times e spara a zero sui giocatori violenti, che rischiano di mettere a repentaglio la carriera dei loro colleghi.

In questo momento, i takle violenti sono uno degli argomenti più importanti nel mondo del calcio e i giocatori che fanno questo genere di interventi intenzionalmente dovrebbero essere banditi per sempre dai campi di gioco.

Fantacalcio: la variabile impazzita è la concentrazione

Le coppe sono passate, e la fatica si farà sentire. Milan, Roma e Fiorentina dovranno recuperare in fretta, le avversarie non aspettano, e non avranno pietà a colpirle, soprattutto nel finale, quando anche i campioni saranno stanchi. Se poi ci si mettono anche gli infortuni (ben 9 in casa rossonera) che non ti danno la possibilità di fare il turn over, allora la situazione si fa piuttosto seria. A queste tre squadre si potrebbe aggiungere l’Inter, che non ha ancora giocato il ritorno di Champions, ma dovrà farlo il prossimo mercoledì, e quindi bisognerà valutare la tenuta della squadra dal punto di vista della concentrazione. Certo, la Reggina è sempre stata una squadra che ha dato pochi problemi agli uomini di Mancini, ma non è detto che, con le carte in tavola un pò mischiate, la situazione non possa cambiare.

Dalla sua la Reggina ha anche il rientro dalla lussazione alla spalla di Modesto, e dovrà fare a meno solo di Campagnolo e di Vigiani, peraltro fuori già da un bel pò. Chi potrà approfittare del turno infrasettimanale potrebbe essere il Siena, che incontra una Fiorentina in alto con il morale, ma con le gambe pesanti, dato che gli 11 che scenderanno in campo saranno gli stessi che tre giorni prima hanno corso come i dannati contro l’Everton.
Ma l’occasione è ghiotta anche per il Parma. La strada per la salvezza passa soprattutto dal Tardini, e quale occasione migliore di quella che gli offre la Samp, senza attaccanti? Cassano sarà fuori fino ad Aprile per la squalifica, Bellucci e Montella non si sa quando guariranno dagli infortuni alle ginocchia, mentre Bonazzoli è reduce da una contusione, che lo costringerà a stringere i denti per a scendere in campo non al meglio.

Maldini non pensa più al ritiro

Una frase che si sente spesso dire tra tifosi, in questo calcio moderno, è che non esistono più le bandiere. In effetti basta poco per un calciatore cambiare maglia. Basta che gli si offra un milione di euro in più di contratto, e decine di anni di militanza con una maglia vanno a finire nel dimenticatoio.
Ma come al solito le eccezioni ci sono sempre. La più lampante è Paolo Maldini, 39 anni (40 a giugno), di cui 24 nel Milan ad alti livelli, e strisce rosse e nere cucite sulla pelle.

Lo scorso anno Paolone dichiarò:”voglio vincere la Champions e poi mi ritiro“. Riuscì nel suo intento e disse:”voglio vincere il mondiale per club – unico trofeo che ancora non aveva messo in bacheca, visto che era alla prima edizione – e mi ritiro”.
Riuscì anche in questo caso, e a questo punto come terminare al meglio la sua ultima stagione, se non con la sua nona finale di Champions?
Ci aveva pensato Paolo, ma poi quella maledetta sera del 4 marzo i ragazzini dell’Arsenal gli hanno rovinato il sogno. Forse segnale delle nuove generazioni che prendono il posto di quelle vecchie.

Olympiastadion: il teatro della vittoria azzurra

Olympiastadion: quanti ricordi legati a questo nome! Era il 9 luglio del 2006 e l’Italia sollevava al cielo la sua quarta Coppa del Mondo sul prato di questo stadio, il cui nome resterà impresso nella memoria dei tifosi come fu per il Santiago Bernabeu nel 1982.

Uno stadio portafortuna per la nazionale italiana che in questo impianto aveva già vinto l’oro nel ’36 , in quella stessa olimpiade che portò sul tetto del mondo un giovane di colore, Jesse Owens, vincitore di quattro medaglie d’oro, proprio sotto gli occhi di Adolf Hitler, sostenitore della superiorità della razza ariana.

Lo stadio olimpico di Berlino venne completamente ricostruito al posto del vecchio Deutsches Stadion proprio in occasione della kermesse olimpica ed il numero dei posti venne portato da 40.000 a 110.000. Per settanta anni la struttura è rimasta pressoché inalterata, fino all’assegnazione dei Mondiali del 2006, quando si imponeva una ristrutturazione per garantire le norme di sicurezza richieste per l’evento.

Markus Merk riapre la questione della moviola in campo

Serve la moviola in campo, così evitiamo errori. Con tutte le possibilità che abbiamo a disposizione oggi, ogni situazione discutibile potrebbe essere risolta nel giro di un minuto. Non parlo solo da arbitro, mi metto anche nei panni dei calciatori. Una decisione errata non è mai positiva, non è mai la soluzione ideale.

Parola di Aldo Biscardi? No, parola di Markus Merk, miglior arbitro tedesco, votato per tre volte numero 1 mondiale dei fischietti. Una presa di posizione decisa, che riapre l’annosa questione della tecnologia applicata allo sport più bello del mondo: potrebbe aiutare gli arbitri a sbagliare di meno o alimenterebbe le polemiche intorno ad ogni singola azione di gioco?

Nell’episodio recente che ha visto coinvolto l’arbitro tedesco, di sicuro la moviola sarebbe servita ad evitare una figuraccia fatta davanti ad un intero stadio. Merk infatti ha convalidato una rete viziata da un fuorigioco piuttosto evidente ed ha potuto rivedere l’azione qualche secondo dopo dalle immagini trasmesse sul maxischermo del Weserstadion, ma ormai era tardi per tornare indietro e cambiare decisione.

Fifa Street 3: lo spettacolo che supera la realtà

Finora abbiamo sempre preso in considerazione i classici giochi di calcio. Prima abbiamo analizzato i simulatori, poi i manageriali. Vediamo ora di uscire dagli schemi, e analizzare un titolo tutto nuovo.
Stiamo parlando di Fifa Street, arrivato alla terza edizione, ma che solo ora comincia a diffondersi nelle case degli appassionati.

Il primo punto di forza del gioco della Ea Big (della famiglia Ea Games) è il fatto che può andar bene anche per quei giocatori che non sono esperti di calcio, ma a cui piace la spettacolarità.
Infatti dimenticatevi i vecchi schemi, il catenaccio o la rete di passaggi. Con Fifa Street tutte le leggi del calcio sono rivoluzionate, e a volte anche quelle di gravità.
La regola basilare del calcio moderno è stata cancellata. Infatti non ci saranno ad affrontarsi due squadre da 11 giocatori, ma da 5. Non si tratta però di un torneo di calcetto, ma del vero e proprio calcio che i ragazzini imparano da piccoli, giocando su una strada, dove si corre sull’asfalto o sulla sabbia di una spiaggia, e si prendono come porte i cancelli delle case.

Josè René Higuita: un numero 1 stravagante

Chi ama il grande calcio ed i campioni storcerà il naso nel veder inserito Josè René Higuita all’interno della categoria “numeri 1”, perché il colombiano tutto sembrava, fuorché un portiere. Certo, non lo si può definire un grande portiere, ma rappresenta una vera rarità nel ruolo, facendosi interprete di un calcio divertente e spettacolare.

In Europa sarebbe stato cacciato dopo la prima stravaganza, ma laggiù, in sudamerica, il calcio è prima di tutto allegria e molti numeri 1 si sono calati nel ruolo di guascone per strappare un applauso ed un sorriso. C’era Hugo Gatti seduto sulla traversa, perché dalle sue parti non arrivava mai la palla. C’era il messicano Jorge Campos, famoso per le sue maglie sgargianti, ma anche per i 14 gol segnati quando giocava con i Pumas. C’era Chilavert di cui abbiamo abbondantemente trattato, come esempio di portiere-goleador.

Tutti interpreti di portiere spettacolare, ma Higuita è un pezzo unico della collezione ed alcuni episodi sono rimasti ben stampati nella mente di chi ha avuto la fortuna di vederlo in azione. L’istantanea più famosa è quella dei Mondiali italiani del ’90, quando, durante la gara tra Colombia e Camerun si spinse fino a centrocampo, prima di vedersi rubare la palla da Roger Mlla che non ebbe problemi a diregirsi verso la porta per segnare una comoda rete.

Ottavi di Champions: dominano le inglesi

Più che Champions League si potrebbe chiamare English League. Su 7 squadre qualificate ben 3 sono inglesi, e con il 2-0 del Liverpool dell’andata non fatichiamo a credere che mercoledì prossimo le squadre inglesi diventeranno 4.

Gli ottavi di Champions si sono quasi conclusi, e possiamo già tirare le somme su quanto visto in queste settimane.
Possiamo ad esempio dire che il gioco del calcio è bello proprio perchè è imprevedibile, e ne sa qualcosa il Real Madrid, straconvinto di passare il turno, ma che ha dovuto fare i conti con una strepitosa Roma, che gli ha rifilato quattro gol in due partite.
Possiamo anche dire che, come il Real Madrid, sono tante le grandi che rimangono fuori, vedi il Lione, il Milan, probabilmente l’Inter (anche se non è ancora detta l’ultima parola), mentre emergono alcune insospettabili squadre. Una di queste è il Fenerbache, capace nella prima giornata di Champions di sorprendere i nerazzurri, ma che poi si sono dimostrati fortissimi, e capaci di esprimere uno dei migliori giochi tra le squadre europee.
Non solo i turchi sono stati capaci di eliminare i più quotati olandesi del PSV Eindhoven, ma anche di far fuori i due volte vincitori della Uefa, il Siviglia, anche se faticando non poco, dato che la partita è finita ai calci di rigore. E’ un peccato veder eliminata una delle due squadre più divertenti d’Europa perchè sia l’andata che il ritorno hanno regalato emozioni, e ci sarebbe piaciuto vederle ancora in campo, al posto di qualche altro club che ha strappato la qualificazione con un pò di fortuna.

Quando il raccattapalle diventa protagonista.

Gianluca, chi era costui? Ce ne sono tanti che si chiamano così, ma questo è diventato famoso per un suo gesto ha fatto molto discutere, tanto da finire sul tavolo del giudice sportivo, chiamato ad esprimersi in merito alla vicenda. Era il 26 gennaio scorso e allo Stadio Olimpico si giocava Roma-Palermo. Il risultato era fermo sullo 0-0, quando un ragazzo, Gianluca appunto, raccattapalle in quell’occasione, si avvicinò alla bandierina del calcio d’angolo, posizionando la palla a terra, per permettere alla squadra di casa di riprendere più velocemente il gioco.

Dall’azione successiva è nato il gol con cui la Roma ha battuto il Palermo, che a fine gara ha presentato ricorso per l’eccesso di zelo del ragazzino. Ieri la sentenza del giudice sportivo Giampaolo Tosel che non ha ritenuto il gesto influente sulla regolarità dello svolgimento della gara, respingendo di fatto il ricorso della squadra sicula.

Non potevamo certo aspettarci che per un simile episodio venisse ripetuta la partita o addirittura assegnata la vittoria a tavolino alla squadra di Zamparini, ma per dovere di cronaca bisogna ricordare che, secondo il regolamento, il raccattapalle non può in alcun modo sostare davanti ai cartelloni pubblicitari. Il ricorso del Palermo, quindi, non era così insensato, pur essendo eccessive le sue richieste. Gianluca, ha avuto il suo quarto d’ora di popolarità, facendo tornare alla mente altri episodi curiosi legati alla figura del raccattapalle.

Ligue 1: solo 13 gol in 10 partite, equilibrio o mediocrità?

E’ ufficiale: a rincorrere l’armata Lione ci è rimasto solo il Bordeaux. E che Bordeaux. Affrontava il Psg in una gara difficile l’ex squadra di Zidane, ma ha trovato in Wendel una delle armi migliori per affrontare la scalata verso la vetta. Parte bene la squadra della capitale, ma al primo tiro in porta il francese trova il gol, anche grazie ad un Landreau poco sicuro tra i pali (ecco spiegato l’innesto di Frey tra i pali della nazionale francese). I due gol vengono facili facili nei primi minuti della ripresa, e il gioco è fatto.

Con la tripletta del centrocampista si spera si spaventi il Lione, apparso poco sicuro sul campo del Lille, in cui ancora una volta a decidere è stato la riserva di lusso Fred, al terzo gol quest’anno. Velleità europee addio per il team in cui Patrick Kluivert sperava di poter tornare grande. Sono solo 3 i punti dalla terzultima in classifica, e dato che la vittoria è arrivata solo una volta nelle ultime cinque giornate, si fa nera la nottata per un club lontano parente di quello che in Champions metteva in difficoltà il Milan due anni fa.

Shock in Brasile: uccide il fratello durante il derby

In Italia per un derby si può arrivare agli sfottò, a fare a botte, addirittura anche a finire in ospedale. In Brasile si rischia di morire.
E’ quello che è successo domenica ad un tifoso del Palmeiras, squadra di San Paolo, durante il derby. E la cosa più tragica è stata che la mano che ha posto fine alla sua vita è stata quella del fratello.

La vittima si chiamava Roberto de Oliveira e aveva solo 24 anni. Si trovavano in casa i due fratelli a guardare il derby in televisione. Sfortunatamente Erik, il fratello minore, tifava per il Corinthians, acerrima rivale del Palmeiras, e si sa, i brasiliani sono molto calienti, a volte anche troppo, quando si tratta di calcio.

Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo!

Era l’undici luglio 1982 e l’Italia si vestiva a festa per l’ultimo capitolo dell’entusiasmante Mondiale in terra di Spagna. Nessuno ci avrebbe scommesso alla partenza dal ritiro e men che mai dopo le prime tre partite deludenti nel girone, che ci aveva messo di fronte squadre che sembravano ampiamente alla nostra portata. Polemiche a non finire, i giornali si chiedevano il motivo di certe scelte di Bearzot, che si ostinava a mandare in campo una formazione dimostratasi fin lì al di sotto delle aspettative.

Poi arrivò l’Argentina di Maradona, rispedita a casa con la coda tra le gambe, ed il Brasile dei grandi campioni, che avrebbe dovuto fare dell’Italietta un sol boccone e che invece risvegliò l’assonnato Paolo Rossi, facendolo entrare nella leggenda. Un gioco da ragazzi, la semifinale con la Polonia, battuta con due gol dello stesso Pablito, che ci lanciarono direttamente nella finale con la Germania.

Ed ora sembrava tutto facile, l’Italia non era più tanto piccola ed era consapevole della sua forza in campo, mentre da fuori nessuno più osava criticare il ct, che stava per farci vivere il sogno più bello. Ma non fu così facile, non subito almeno, perché una finale è una partita a sé e la paura di perdere può fare brutti scherzi.