Questione di contratti…

Sembrava strano che ultimamente le squadre italiane stessero sborsando fior di quattrini per accaparrarsi i campioni internazionali. Se da una parte si escono tanti soldi, dall’altra si cerca di risparmiarli,

David Seaman e quel gol da 50 metri!

E’ considerato uno dei migliori portieri degli anni ’90, eppure David Seaman ancora oggi vive con due fantasmi davanti agli occhi, che ne hanno turbato il sonno nel corso degli anni, facendolo dubitare delle ottime qualità che pure aveva.

Ma quel tiro da cinquanta metri di Nayim resta stampato nella sua mente come un marchio incancellabile: ancora vede il pallone partire dalla metà campo e dirigersi verso la porta, mentre lui goffamente tenta la deviazione indietreggiando. Era il 10 maggio del 1995, si giocava la finale di Coppa delle Coppe e l’Arsenal di David Seaman pareggiava 1-1 contro il Real Saragozza al 120° minuto.

L’arbitro aveva già il fischietto in bocca, gli allenatori preparavano la lista dei rigoristi: mancavano solo 10 secondi. E l’Arsenal perse la Coppa a causa della posizione troppo avanzata del suo portiere, che non poteva certo aspettarsi un tiro da quella zolla lontanissima.

Pechino 2008: all’Italia il girone più facile

Le Olimpiadi si avvicinano, e l’urna di Pechino ha emesso il suo verdetto: l’Italia dovrà vedersela con Corea del Sud, Camerun e Honduras.
Questi nomi non dovrebbero far tremare i nostri azzurrini, ormai abituati al calcio che conta, ma nelle Olimpiadi tutto può succedere, e poi tra ragazzini la differenza tecnica non è così marcata come nelle nazionali maggiori.

A leggere la nostra formazione titolare non dovremmo avere problemi. Possiamo schierare un ariete come Acquafresca, due giocatori rapidissimi come Rossi e Rosina, difensori come Chiellini, Criscito, per non parlare dei centrocampisti Montolivo, Aquilani e Giovinco, o dei “panchinari” come Balotelli, Pazzini e Palladino. Insomma, una generazione di campioni che però non deve prendere sottogamba gli avversari, per svariati motivi.

Barcellona-Chelsea 0-0: dominio blaugrana, ma quanta paura!

La partita che non ti aspetti o forse la più scontata delle partite. Di certo quella tra il Barcellona ed il Manchester United è stata una gara che i padroni di casa avrebbero potuto vincere sul velluto, rischiando al tempo stesso di capitolare con la più ghiotta delle occasioni capitata sui piedi degli ospiti.

Pronti via ed il Camp Nou viene gelato dal fischio di Busacca, che senza imbarazzi assegna un calcio di rigore sacrosanto ai Red Devils. Palla sul dischetto e, manco a dirlo, il tiro viene affidato al piedino magico di Cristiano Ronaldo che già pregusta il sapore del 39° gol stagionale.

Ma è troppo bello per essere vero e forse un regalo così non se lo aspettava nemmeno lui. Ed eccolo qui il grande campione, colui che ha trascinato il Manchester fino alla semifinale di Champions, colui che sta contribuendo a suon di gol alla conquista dell’ennesimo titolo in Premier League. Eccolo qui il matador criticato dagli animalisti per il suo spot con un toro, rivelatosi poi un giochino simpatico realizzato al computer. Ora si che avrebbe la possibilità di matare il toro. Vai Cristiano, matalo!

Lite e colpi bassi tra Juventus e Milan

Due società di alto livello non possono restare amiche per sempre. E’ quello che ormai si penserà nelle sedi della Juventus e del Milan dopo le ultime calde ore di calciomercato. Il campionato ancora non è finito che, oltre a muoversi per acquistare giocatori, i dirigenti cominciano anche a litigare.

E’ il caso che i famosi dispetti da mercato comincino a prendere vita, anche se con qualche mese d’anticipo. Il primo colpo basso, sembra, l’abbia tirato la Juve, domenica scorsa, quando il ds Secco si è incontrato con Cavalleri, agente di Marco Borriello. La punta genoana è in comproprietà tra la sua attuale squadra e il Milan, e l’etica vuole che bisogna avere l’avvallo delle due società per contrattare con il giocatore stesso.

Italia-Ungheria 3-2: il Grande Torino si veste d’azzurro!

In una lista di partite storiche che si rispetti non può mancare la memorabile Italia-Ungheria dell’11 maggio 1947. So che è molto in là nel tempo e la gran parte di noi ne ha avuto notizia solo leggendo riviste d’epoca o ascoltando i racconti di genitori e nonni, ma una formazione che vanta un così gran numero di calciatori, provenienti dalla stessa squadra di club, merita un capitolo in questa rubrica.

Stiamo parlando del Grande Torino che furoreggiava nella seconda metà degli anni quaranta. La nazionale in quel periodo era affidata alle sapienti mani di Pozzo, che aveva il compito non facile di “ricostruire l’Italia” dopo la pausa internazionale dovuta al grande conflitto. In quegli anni non era inusuale che le nazionali si fondassero sui blocchi delle squadre dei club che più vincevano nei rispettivi paesi, ed era abbastanza comune trovare quattro-cinque giocatori appartenenti alla stessa squadra.

Ma quello che riuscì a fare Pozzo in quel giorno di tarda primavera del ’47 ha qualcosa di incredibile, consegnato alla storia come la “Nazionale del Torino”.

Cuper spara a zero su tutti: arbitri e società dell’Inter nel mirino

C’era da aspettarselo. Uno come Hector Cuper non è uno che le manda a dire, e prima o poi sarebbe dovuto scoppiare. Sarà che il suo Parma è bistrattato dagli arbitri, sarà che ora rischia seriamente la serie B, ma fatto sta che in un’innocua intervista alla Gazzetta dello Sport prima del ritiro di Roma della squadra, l’ex tecnico di Inter e Valencia è sembrato un fiume in piena, a cui è bastata una sola goccia per farlo traboccare.

E la goccia gliel’ha data proprio il giornalista, tornando sul famoso 5 maggio che vide la disfatta sua e dell’Inter. “Si sa tutto, ormai – spiega il tecnico” – lo scandalo del calcio ha chiarito ogni cosa e quando sono uscite le prime verità sono stato malissimo. Dire amareggiato è poco, molto poco”.

Liverpool-Chelsea 1-1: che beffa per i Reds!

Cominciamo dalla fine. E’ il 94esimo minuto di una gara tiratissima, la squadra di casa conduce per un gol a zero e la curva sta già intonando l’inno di vittoria. Un cross in area, palla tua, palla mia, tuffo di un difensore nel tentativo di antipare gli avversari e autogol beffa che fa 1-1!

Non si tratta della classica partita tra scapoli e ammogliati, ma del primo atto della semifinale di Champions League tra Liverpool e Chelsea al loro terzo scontro fraticida negli ultimi quattro anni. I precedenti dicono Reds, ma stavolta nell’aria c’è qualcosa di nuovo. Intanto sulla panchina del Chelsea non siede più Josè Mourinho, che sarà pure il migliore di tutti, ma non è mai riuscito a guidare la squadra in finale, poi c’è un fattore scaramantico non trascurabile nel mondo del calcio, ovvero il “vantaggio” per il Liverpool di giocarsi in ritorno in casa nelle precedenti edizioni.

Quest’anno la sorte ha assegnato ai Blues la possibilità di giocarsi il biglietto per la finale allo Stamford Brigde e, considerando che gli uomini di Grant non perdono in casa da 100 partite, è lecito per loro pensare di aver messo un piede e mezzo sull’aereo che conduce a Mosca.

Ligue 1: Il Lione rischia Grosso, ma rimane ancora in testa

Se l’è vista male il Lione nella 34esima giornata di campionato. A parte gli episodi di razzismo, ha provato a giocare, ma evidentemente qualcosa si dev’essere rotto nello spogliatoio dei pluricampioni di Francia, perchè non giocano così male da anni ormai, e i campanelli d’allarme non cessano di suonare.

Anche stavolta il lionesi hanno rischiato di vedere assottigliarsi il proprio vantaggio sul Bordeaux, e solo grazie a Grosso riescono a ribaltare il risultato che li vedeva sotto 1-0 alla fine del primo tempo, e a portare a casa i 3 punti che gli permettono di mantenere le 4 lunghezze di distacco dagli inseguitori.

Storia degli Europei: Germania Ovest 1988

1988: ancora la Germania Ovest a legare il proprio nome alla manifestazione continentale più importante a livello di nazionali. Stavolta come paese ospitante e quindi esentata dalla qualificazione, conquistata di diritto.

La formula è ancora quella sperimentata otto anni prima durante gli Europei italiani, con 31 squadre divise in sette gironi, da ognuno dei quali uscirà una sola qualificata. Immancabili le sorprese al termine della prima fase, prima fra tutte l’eliminazione della Francia campione in carica, ormai orfana di Platini, che nel frattempo aveva detto addio alla Juventus ed alla nazionale.

Anche il Belgio a sorpresa non riuscì a strappare il biglietto per la fase finale, dimostrando che il quarto posto, conquistato ai mondiali messicani di due anni prima, era stato solo un fuoco di paglia.