Olimpiadi 2008: l’Argentina fa fuori Dinho & Co.

di Redazione Commenta

Una partita degna di una finale olimpica: così era stata presentata alla vigilia la sfida tra Brasile ed Argentina, ovvero le due formazioni migliori a livello di Under 23. Almeno sulla carta. Da una gara come quella di ieri ci si apettava molto di più, ma il campo ha detto che la carta non fa vincere medaglie e che i conti si fanno con l’oste. Sempre.

E così oggi ci troviamo a dover rimpiangere di aver beccato il Belgio sulla nostra strada (che ieri nell’altra semifinale ne ha presi 4 dalla Nigeria), mentre il temutissimo Brasile non ha nemmeno provato a spegnere i sogni di medaglia di un’Argentina dimostratasi notevolmente più forte.

Il ct dei verdeoro a fine partita ha avuto modo di osannare Leo Messi, ammettendo che il talento del Barcellona è immarcabile, ma sarebbe riduttivo dire che l’Argentina vista ieri allo Stadio dei Lavoratori ha vinto “solo” grazie a Messi.


L’Argentina ha vinto perché si è dimostrata più squadra, perché non si è specchiata nella sua grandezza, perché i suoi fenomeni si sono messi al servizio del bene comune e perché alla fine ha dimostrato sul campo di aver fame di vittorie. Certo è che i 3 gol messi a segno dall’Argentina hanno ridimensionato parecchio un Brasile partito con la convinzione di conquistare finalmente l’oro olimpico, unico trofeo che manca alla sua gloriosa bacheca. Ora i verdeoro dovranno accontentarsi della medaglia di minor valore (sempre ammesso che il Belgio si dimostri ostacolo superabile) e torneranno a casa con la coda tra le gambe, accolti da una montagna di critiche, che si rifletteranno anche sulla nazionale maggiore, nella persona del ct, Carlos Dunga.

Nella gara di ieri il Brasile non ha praticamente mai giocato, lasciando ai fenomeni biancocelesti la possibilità di fare il buono ed il cattivo tempo. E così, dopo un primo tempo di studio e di emozioni col contagocce, è venuta fuori la maggiore intraprendenza dell’Argentina che ha colpito due volte con Aguero (il primo gol di mano, proprio sotto gli occhi del suocero Diego Armando Maradona), chiudendo poi la gara con un rigore di capitan Riquelme.

Eppure il Brasile aveva tra i suoi un certo Ronaldinho. Ma chi è stato così bravo da notare la sua presenza in campo, a parte una punizione finita sul palo? Alla fine la differenza tra le due squadre è stata proprio questa: entrambe possono vantare fior di fenomeni, ma qualcuno è riuscito a dimostrarsi tale e qualcun altro no. 3-0 e tutti a casa! Ed ora godiamoci la finale di sabato prossimo, replay di quella che consegnò alla Nigeria la medaglia olimpica ad Atlanta ’96. A sentire Maradona:

Attenti, non sono il Brasile, ma vanno rispettati.

E noi lo speriamo che non siano il Brasile. Non quello visto ieri, almeno.

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