Ci vorrebbe solo un po’ di buon senso da parte di tutti e la questione si risolverebbe senza dover ricorrere a tribunali o riunioni straordinarie della Fifa. Ed invece eccoci qui a tre giorni dall’inizio del torneo olimpico a parlare ancora di calciatori contesi tra club e nazionale, senza sapere se li vedremo in campo a Pechino o se dovranno tornare indietro.
La questione va avanti da settimane, da quando alcuni club europei (Schalke 04, Werder Brema e Barcellona) hanno deciso di trattenere i propri talenti (Rafinha, Diego e Messi), impedendogli di partecipare alla manifestazione olimpica.
La Fifa qualche giorno fa si è riunita per discutere la situazione, arrivando alla fine a dichiarare che gli Under 23 hanno tutto il diritto di rispondere alla convocazione della propria nazionale. Le tre squadre ribelli hanno fatto ricorso al Tas e proprio oggi dovremmo conoscere la sentenza definitiva, con il rischio di veder tornare indietro i tre giocatori. Ma Blatter non ci sta e accusa di tradimento i grandi club, auspicando che questi ultimi lascino liberi i calciatori, a prescindere dal verdetto del Tas.
Di recente ho letto l’autobiografia di Jurgen Klinsmann, uno che in carriera ha vinto tutto. C’è scritto che l’emozione più forte nella sua carriera fu sul podio di Seul ‘88 quando gli consegnarono il bronzo olimpico. Ripeto, il bronzo. Lo dovrebbero leggere anche i dirigenti di quei club che non hanno messo a disposizione i loro giocatori per le nazionali qualificate ai Giochi, tradendo lo spirito olimpico.
E forse ha ragione il presidente della Fifa, ma nel calcio moderno c’è poco spazio per il sentimento e gli interessi economici vengono prima di ogni altra cosa. La regola della convocazione degli Under 23 resiste dal 1988 e mai nessuno si era permesso di non rispettarla. Quest’anno invece sembra che i grandi club si siano messi d’accordo per far impazzire le nazionali olimpiche e la Fifa, che ora promette di stabilire regole più chiare riguardo alla questione:
Appena finite le gare di Pechino ci riuniremo con il Cio e insieme stabiliremo regole chiare in vista di Londra 2012: è assolutamente necessario.
Già, forse era il caso di decidere un po’ prima che si creasse questa antipatica situazione, perché noi intanto rischiamo di perderci lo spettacolo e quei ragazzi probabilmente dovranno rinunciare ad una delle esperienze più belle della propria vita.
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