Mancano poco più di ventiquattr’ore all’attesissima finale di Euro 2012 tra Spagna e Italia. Gli azzurri sono consapevoli della forza dei campioni in carica ma hanno dimostrato a questo europeo di non temere nessuno, e le ottime prestazioni contro Inghilterra e Germania fanno ben sperare in una bella figura anche nella finalissima, comunque dovesse andare. Gigi Buffon fa un paragone ardito quanto azzeccato: il Mondiale 2006, analizzandone e invocandone analogie.
COME IL 2006 – La speranza del portierone azzurro, e naturalmente di noi tutti, è che naturalmente si ripeta quella magica estate, nonostante oggi si tratti “solo” di un Europeo:
La finale di Kiev come quella di Berlino? Emozioni e fiducia sono quelle. Per sapere se sarà uguale, bisogna avere la pazienza di aspettare. Ma le analogie sono molte. Dobbiamo affrontare una squadra superiore a noi, proprio come sei anni fa. La Spagna è certamente favorita perché viene da un quadriennale strepitoso, mentre l’Italia è una sorpresa assoluta. Speriamo però lo sia anche domani, in finale. La cosa buona è che si parte dallo 0-0.
BALOTELLI – Non poteva ovviamente mancare una battuta sull’eroe del momento, Mario Balotelli.
Mario ha fatto molto bene perché ha qualità di base immense prima di tutto, poi perché è entrato in un gruppo di campioni, calcisticamente parlando, e non solo, e infine perché ha trovato un allenatore che lo ha fatto rendere al meglio.
CAMPIONATO – Un parallelo tra campionato italiano, spagnolo e inglese rapportati alla nazionale.
Avere un campionato competitivo non significa per forza avere giocatori competitivi. L’Inghilterra ad esempio può vantare il torneo dal calcio più spettacolare, perché in Premier League possono permettersi di comprare i talenti affermati. Ma il campionato non è lo specchio fedele del livello calcistico di una nazione. Peraltro l’Inghilterra non è neanche fortunata, dato che perde spesso ai rigori.
INNO – Il patriota Buffon parla infine dell’Inno di Mameli.
Lo canto con trepidazione. Ci tengo. Ho perso due bisnonni sul Piave, e questo è il minimo segno di riconoscenza che ho per loro.
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