Un concentrato di classe pura, forse non sempre continuo come ci si aspetterebbe, ma comunque in grado di infiammare le platee e di strappare applausi a scena aperta ad ogni tocco di palla. Questo è Antonio Cassano, il fenomeno di Bari Vecchia, il campione che impersona il sogno di milioni di ragazzini cresciuti per strada con la palla tra i piedi. Genio sì, ma anche tanta, troppa sregolatezza, come quando spezzava una bandierina a calci dopo una rete segnata o come quando si esibiva nel “pezzo migliore” delle sue cassanate, minacciando l’arbitro che lo aveva appena espulso. Anche questo è Antonio Cassano, che proprio per le sue intemperanze è stato spesso privato della gioia di giocare in nazionale.
Trapattoni gli regalò la soddisfazione dell’esordio, Lippi non lo inserì nella lista della spedizione campione del mondo in Germania, Donadoni si vide costretto a convocarlo per l’Europeo del 2008, ma quando Lippi riprese il comando, Cassano dovette accontentarsi di guardare l’Italia in tv. Poi arrivò Prandelli e per Fantantonio si aprirono nuovamente le porte della nazionale, fino a quando non ne combinò un’altra delle sue.
Ora Cassano è fuori rosa nella Sampdoria e – di conseguenza – è fuori dal giro della nazionale. Ma Prandelli non chiude le porte al fantasista:
L’ho sentito dispiaciuto per il problema che ha creato alla Sampdoria, a se stesso e alla Nazionale. Ma non lo considero perso alla causa, ha solo bisogno di tornare a giocare con continuità. Il giocatore, come si dice da anni, va “aiutato”. Per il massimo rispetto della Sampdoria e del suo Presidente non siamo voluti entrare in polemica e quindi ho deciso di non convocarlo.
Ma la mancata convocazione per la gara contro la Romania non equivale ad un’esclusione definitiva:
Lo convocherò qualora lui dovesse cambiare atteggiamento. Non sono deluso, è una cosa che ci può stare, non conosco i dettagli ma rispettiamo la figura di Garrone. Credevamo che col matrimonio e l’attesa del figlio avesse risolto i problemi. Ora non so cosa possa essere successo, ma io non abbandonerò Antonio.
E forse il problema di Cassano è proprio questo: trovare sempre qualcuno disposto a “perdonarlo” non lo aiuta a limitare gli eccessi. Vuoi vedere che aveva ragione Lippi?