Ricordate il Cassano furente che mandava a quel paese l’arbitro, lanciandogli addosso la maglia e intimandogli un perentorio “ci vediamo dopo”? Bene, dimenticatelo, perché il Cassano post-matrimonio (ma ancor prima, post-fidanzamento) è un altro uomo, come ha già avuto modo di sottolineare il ct della nazionale Cesare Prandelli. Ed il fantasista della Samp non può che dar ragione al tecnico azzurro nel corso della conferenza stampa a Coverciano:
Nella mia carriera ho fatto disastri inenarrabili. Ma non sono un terrorista e non è vero che spacco gli spogliatoi. In Nazionale non ho mai mancato di rispetto a nessuno, compagni o giornalisti, verso i quali ho una diffidenza istintiva. Ma sono maturato, Carolina mi ha cambiato la vita, la ringrazierò per l’eternità.
Dice di essere maturato e lo si avverte anche dalle risposte alle provocazioni, come quando qualcuno ha la brillante idea di tornare sulla mancata convocazione ai recenti mondiali:
Cosa ho pensato al Mondiale? Lasciamo perdere il passato. L’orgoglio ce l’ho, ma volete che torni quello di cinque anni fa? Penso al presente. E dico che Prandelli è stato fantastico. Alla Roma ho fatto la testa matta, gli ho reso la vita difficile, ho sbagliato io e poi è andato via per motivi familiari. Mi ha ritrovato qui ed era felice di vedermi cambiato. Mi ha fatto sentire importante anche sul piano umano. È un allenatore di prim’ordine, vedrete che grande Italia farà.
Dunque Cassano è cambiato:
Sì, come carattere, non come calciatore. Prima pensavo di essere il più forte di tutti, giocavo per le cavolate, il tacco o il tunnel. Ma un giocatore vinceva da solo, Diego, e poi basta. L’ho capito, ho cominciato a pensare con la testa degli altri, ora gioco con altri dieci compagni. Le caratteristiche restano quelle e mi sento più forte di allora. Sto dove mi mette l’allenatore, basta non sia il terzino o il mediano. Non vi aspettate ogni volta il colpo a effetto, io metterei la firma per un gol e un assist di tacco in “tre minuti di follia dopo una partita senza acchiapparla mai”, come avete detto tutti di Tallinn… Magari mi riuscisse in una finale europea o mondiale.
L’ultima battuta è riservata al rapporto con Totti:
Non capisco il problema del numero, a me non frega nulla. Il 10 me l’ha dato De Rossi, vero leader di questa Nazionale. Datemi il 99, o il 22, vuol dire “il matto”… Ho un sogno, e non dite che faccio pressione a Prandelli: tornare a giocare con Totti, quanto mi sono divertito con lui. Mi basta anche un match di beneficenza. Eravamo amici ai tempi della Roma, poi le strade si sono divise, colpa mia e anche sua. Tornasse ora? Gli darei subito il 10 e correrei anche per lui, tanto poi mi manda in gol.
Sogno realizzabile? Chissà…
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