Crisi? No, ma l’allarme rosso in casa Napoli suona con insistenza di fronte ad una casella delle sconfitte esterne sempre più nutrita. Sono sette le debacle consecutive lontano dal San Paolo: una situazione che non si verificava dagli anni ’30 e che sta mettendo in serio imbarazzo il tecnico Reja, chiamato ora a dare spiegazioni a società e tifosi.
Il Napoli di inizio campionato è solo un lontano ricordo, così come le speranze di rinverdire antichi fasti, di tornare ai tempi in cui si sognava in grande sotto il Vesuvio. Ma il risveglio è stato duro e, dopo l’ennesima sconfitta, il condottiero Reja si è ritrovato a dover ammettere:
Non siamo pronti per il salto di qualità, non siamo maturi per stare lì in alto, Quando era il momento di fare il passo decisivo, abbiamo dimostrato di essere ancora “piccoli”.
E dire che ieri la squadra era partita per Palermo con l’intenzione di far punti, confortata dall’ottima prestazione esibita in quel di Torino, dove solo i calci di rigore le avevano impedito di raggiungere la semifinale di Coppa Italia. I 120 minuti di battaglia contro la Juve rappresentavano l’unica preoccupazione per il tecnico, ma alla luce dei fatti non possono essere usati come alibi, visto che ieri il Napoli si è ritrovato sotto di due reti dopo appena 13 minuti.
La perla di Hamsik a fine primo tempo, poi, non fa che aumentare i rimpianti, perché i giocatori ci sono ed anche il gioco (a tratti), ma manca quel qualcosa in più che permette di tornare a casa con i punti in saccoccia. Dov’è il problema del Napoli? Reja tenta di dare una spiegazione:
Un rilassamento lo escludo, probabilmente la condizione non è quella iniziale. Stiamo rifiatando. Non giochiamo a grandissimi livelli. Ora abbiamo due gare interne e dobbiamo sfruttarle per tornare alla vittoria.
E per non perdere il treno per l’Europa, anche se non ai livelli auspicati ad inizio stagione.
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