Finale del Mondiale per Club 2010.
Da Avellaneda, Zayed sport city stadium, Abu Dhabi:
Inter-TP Mazembe 3-0
Reti: 13′ pt Pandev (I), 17′ pt Eto’o (I), 40′ st Biabiany
Campione del Mondo per club 2010: è così che l’Inter suggella la fantastica annata nella quale i nerazzurri avevano già messo in bacheca Champions League, Coppa Italia e scudetto. Sono bastati 20′ di gioco per rimarcare l’evidente, nettissimo divario tra la rosa interista e quella dei campioni d’Africa del TP Mazembe per i quali, in verità, giocarsi la finale è di per sè un traguardo storico e chissà quant’altre volte ripetibile. Nella sera in cui hanno fatto festa tutti, Eto’o si è laureato migliore in campo servendo a Pandev un assist al bacio e andando a scrivere il proprio nome sul taccuino dei marcatori al 17′, consentendo ai compagni di raddoppiare. E’ spiaciuto per Sneijder, messo ko dai coreani in semifinale, e per Stankovic, finito in panchina nonostante quanto fatto nel corso della stagione bastasse e avanzasse per regalargli la possibilità di dividere il trofeo con altri dieci titolari, mentre Massimo Moratti è tornato espressione emblematica di giubilo confermandosi, sulla falsa riga del maestro (prima di lui, papà Angelo) ottima guida per aver vinto tutto.
Onori anche per Benitez che, sebbene l’ombra di Josè Mourinho sembrasse fargli compagnia in panchina (le dichiarazioni della vigilia del portoghese: “Guarderò la partita con la maglia dell’inter, la squadra deve tornare con la coppa”), ha vissuto forse la giornata più felice da quando fa l’allenatore nerazzurro: in parecchi gli diranno, o lo penseranno quantomeno, che è il quarto trofeo di Josè, la verità invece porta a dire che per l’ex Liverpool è giunto il momento di allontanare i fantasmi dell’esonero e spingere un po’ più distante quel passato che pesa quanto un fardello. Aver dimostrato al mondo che anche Rafa sa essere un vincente è la maniera migliore per archiviare in fretta quello che è stato e ricompattare un gruppo che, sugli allori del passato, è rimasto adagiato fino a ora. Messo in vetrina il trofeo, si guardi avanti, magari con un occhio spalancato sul mercato di riparazione, visto che proprio l’Inter è attesa ad almeno un colpo importante (non solo per replicare all’ingaggio quasi sicuro di Cassano da parte del Milan ma per necessità). Punteggio mai in bilico, equilibri chiari fin da subito. Con ordine.
Mancava, ai nerazzurri, Sneijder, toccato duro dopo un minuto del match contro i sudcoreani del Seongnam, ma è tornato in campo Maicon, nuovamente padrone della fascia destra. Benitez ha optato per un 4-3-3 con Zanetti, Thiago Motta e Cambiasso a centrocampo. Tridente affidato a Pandev ed Eto’o esterni, Milito punta centrale. Particolari attimi delle prime battute: il saluto di Joseph Blatter, presidente Fifa; la preghiera degli africani sulla linea di porta; l’invasione di campo di Mario Ferri (il sostenitore di Cassano) con tra le mani una sciarpa del Milan.
Poi, solo calcio. I minuti iniziali sono degli africani: pressing senza ordine; al primo affondo passa l’Inter. E’ il 13′ ed Eto’o lancia in verticale Pandev con un tocco al volo: il macedone approfitta del liscio di Mihayo e si invola verso Kidiaba trafiggendolo con l’esterno sinistro. Quattro minuti dopo arriva il raddoppio dei nerazzurri: da Zanetti a Pandev, stavolta il macedone non ci arriva ma il guizzo di Eto’o è immediato. Arpionato il pallone, al camerunense non resta che prendere la mira e metterlo dove Kidiaba non può arrivare.
Si gioca a una sola porta: al 25′ Maicon lancia Milito che scatta sul filo del fuorigioco e, solo contro Kidiaba, perde tempo nel decidere il da farsi e favorisce la rimonta di Kimwaki; al 42′ è ancora l’argentino a divorarsi la terza rete: ottima ripartenza dell’Inter, Pandev taglia per Milito che si lascia ipnotizzare da Kidiaba che gli respinge il tiro di piede.
Nessun cambio per l’Inter a inizio ripresa ma il momento di Stankovic sta per giungere: Benitez aspetta fino al 9′ (non succede nulla) per richiamare Chivu e inserire il serbo. Zanetti si sposta in difesa e si ricompone il 4-2-3-1 con Stankovic mezzapunta. Con il modulo collaudato, i nerazzurri continuano a non correre rischi: al 15′ affondo di Maicon sulla destra, il cross per Stankovic si trasforma in tiro che Kidiaba riesce a deviare sul palo. Un minuto sdopo è Milito, sugli sviluppi di un angolo, a sfiorare la palla e mancare di un nulla la porta avversaria. Tra il 16′ e il 20′ diventano temibili anche gli africani: prima Mihayo ci prova dalla distanza e Julio Cesar para in tuffo; poi è lo stesso estremo brasiliano a fermare tempestivamente l’iniziativa di Kaluyituka. Inter padrona del campo ma la tranquillità apre varchi nei quali gli avversari si infilano: al 30′ Kabango libera Kaluyituka che perde l’attimo e si fa rimontare; al 35′ Kabangu crossa per Kaluyituka che anticipa Lucio e calcia verso Julio Cesar, respinta d’istinto. Passano 5′ e l’Inter triplica: Stankovic imbecca Biabiany che mette a sedere Kidiaba per poi spingere la palla in rete. Al triplice fischio è gloria per tutti: ventidue i vincitori in campo, di vinti non è parso vederne. Onore agli africani e, evidentemente, felici per l’Inter che succede, quale squadra campione del Mondo, al Barcellona.