E’ già giunta a conclusione la luna di miele tra Ibrahimovic ed il Milan? Difficile da dire a questo punto della stagione, ma se il presidente Berlusconi parla di grandi acquisti (Cristiano Ronaldo, ad esempio), chiedendosi se l’investimento fatto per lo svedese sia giusto o meno, è chiaro che l’idillio non può continuare ancora a lungo.
Il Milan vince e stravince anche senza il capriccioso attaccante e la possibilità di non essere ritenuto più indispensabile innervosisce non poco il diretto interessato, che poi si sfoga mandando a quel paese gli assistenti di linea. Ma se il presidente si stanca delle bizze dello svedese e se la critica lo massacra, c’è anche chi prende le sue difese, come Mino Raiola, procuratore dell’attaccante:
Gli arbitri ce l’hanno con Ibrahimovic. In Italia lo fanno giocare poco. Anche in occasione della sua espulsione domenica sera contro la Fiorentina, probabilmente il guardalinee aveva litigato con la moglie. Il suo futuro? Sicuramente rimarrà al Milan.
Cade nel vuoto, dunque, la possibilità di un trasferimento del bizzoso attaccante alla Roma o al Manchester City, come si mormora in questi giorni. E la conferma arriva anche da Massimiliano Allegri, tecnico dei rossoneri:
Penso che Ibrahimovic resterà al Milan anche il prossimo anno. Tranne l’ultimo mese, in cui ha dovuto pagare pesantemente dei comportamenti non ideali, la sua stagione è stata esemplare. Nei primi 5 mesi ha fatto grandissime cose e sono sicuro che tornerà sui suoi standard appena rientrerà.
E ancora:
E’ dispiaciuto e arrabbiato, credo volesse sdebitarsi dopo le due giornate di stop che aveva appena scontato. Per lui adesso non esserci è un grande dispiacere, ma non è assolutamente nervoso. A Firenze tecnicamente, come disposizione al sacrificio e lavoro per la squadra, ha fatto una delle migliori partite dell’anno. Ha imprecato nel finale contro se stesso ed è stato punito da arbitro e assistente in quel modo che sappiamo.
Insomma, se Ibrahimovic non può contribuire alla conquista dello scudetto da parte del Milan è solo colpa degli arbitri che lo perseguitano.