Un po’ come il suo presidente, Alexandre Pato può vantare una guarigione da una malattia molto grave, il tumore. Alla trasmissione sportiva brasiliana Rede Globo il papero milanista ha ammesso ieri sera che, quando aveva 11 anni, gli è stato diagnosticato un tumore benigno al braccio.
Per la precisione il piccolo attaccante, nelle giovanili dell’Internacional dove mostrava già le qualità tecniche invidiabili che oggi gli possiamo riscontrare, si dovette fermare più volte durante la sua giovane carriera a causa di due infortuni al braccio sinistro. Per la precisione lo stesso braccio finì con il fratturarsi per ben due volte nel giro di pochi mesi. Alla seconda frattura i medici si insospettirono e gli accertamenti successivi hanno portato a riscontrare il tumore.
Per fortuna era benigno, ma intanto, secondo una prima diagnosi, l’unico modo per guarirlo sarebbe dovuto essere l’amputazione del braccio, che avrebbe portato alla fine anticipata della carriera del papero. Per fortuna poi si tentò con un’operazione che oggi può essere considerata di routine, ma che quasi 10 anni fa, almeno in Brasile, poteva sembrare un azzardo, ed alla fine tutto andò per il verso giusto, e Pato guarì.
Dice Jorge Macedo, coordinatore delle categorie giovanili dell’Internacional, che a quel tempo, forse per l’ingenuità che si ha da bambini, o per una semplice questione caratteriale, sembrava quasi che al ragazzo non interessasse nulla di essere malato, e che anzi non pianse nemmeno alla notizia. Un po’ come avvenne, più o meno negli stessi anni, quando al collega del Manchester United Cristiano Ronaldo fu diagnosticato un problema al cuore, ma per lui l’unica preoccupazione rimaneva solo il pallone.
Si emozionava solo quando parlava al telefono con i genitori o quando loro venivano a trovarlo, allora piangeva. Si vede che viene da una famiglia con una struttura molto forte, unita.
E non fatichiamo a crederlo, visto che anche oggi, anche dopo un gol importante, nonostante la giovane età Pato non dà segni di eccessivo entusiasmo. Una freddezza che solo i fuoriclasse possono vantare.