La scorsa stagione, numeri alla mano, il Milan è stata la squadra che in Italia ha speso più di tutti in quanto a stipendi. Stranamente anche più dell’Inter. Se condideriamo infatti che, a parte Kakà che meritava tutti gli euro fino all’ultimo centesimo, c’erano giocatori come Dida e Ronaldinho che guadagnavano 8 milioni all’anno, o Shevchenko che ne prendeva 7, è facile capire quanti soldi sono stati letteralmente gettati dalla finestra da una gestione scriteriata. Anche, e forse soprattutto, a questo è dovuto il rosso pesantissimo di bilancio dello scorso anno, che il Milan ha deciso di non ripetere.
Le perdite sono state più o meno appianate con le cessioni di Kakà e Gorcouff, ma adesso resta da capire come fare per non ricaderci daccapo. Per questo Galliani ha deciso di mettere a dieta i suoi calciatori, tagliando il monte stipendi del 30%.
Questo sarà possibile principalmente grazie alle partenze. Infatti senza Kakà, Emerson, Beckham, Maldini e Sheva, che prendevano dai 4 ai 9 milioni di euro a stagione, si risparmieranno già addirittura 54 milioni, un po’ meno di un terzo dell’intero monte stipendi. Ma dopo aver venduto, si deve anche acquistare, e quindi come fare per non ricadere nella stessa trappola? Semplice, ci sono tre soluzioni: rinnovare i contratti onerosi abbassando lo stipendio (vedi quelli di Pirlo, Seedorf e Ambrosini), vendere i calciatori costosi (Dida su tutti), ed ingaggiare giovani che, come Pato, valgono tanto ma non pretendono uno stipendio elevato, come Dzeko che è un buon bomber ma prenderà, se dovesse convincersi il Wolfsburg, “solo” 5 milioni a stagione. Una politica rischiosa, ma che almeno in termini economici dovrebbe funzionare.
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