Correva l’anno 1983 quello successivo al Mondiale di Spagna che ci aveva fatto sognare ed esultare, regalandoci il terzo titolo ed il rispetto del mondo intero. Erano anni di predominio inglese a livello di club, tanto che le ultime sei edizioni della Coppa dei Campioni erano finite ad arricchire le bacheche delle squadre d’oltremanica.
Ma quel 1983 aveva qualcosa di speciale ed in finale arrivarono l’Amburgo e la Juventus, rappresentanti, guarda caso, di Germania e Italia, che solo 10 mesi prima si erano date battaglia in quel di Madrid per alzare la Coppa del Mondo.
La compagine tedesca era di gran lunga inferiore allo squadrone bianconero, che si avvicinava alla finale di Atene con la presunzione di chi sa che i 90 minuti finali sono solo una pura formalità prima della festa finale.
Era la Juve dei sei campioni del mondo (Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi); era la Juve di Platini e Boniek (semifinalisti a Spagna ’82 con Germania e Polonia, nonchè tra i migliori stranieri che giocavano nel nostro campionato); era la Juve del vecchietto Bettega, che aveva dovuto saltare l’appuntamento mondiale perché infortunato; era una Juve che faceva paura solo a recitare la formazione, opposta ad un Amburgo di cui si fa fatica a ricordare un solo nome (a parte quello del match-winner, naturalmente); era la Juve migliore che questi occhi abbiano mai visto giocare.
Ma quella sera del 25 maggio 1983 allo Stadio Olimpico di Atene, l’Amburgo fece la parte del leone e la Juve fu costretta a piangere sulla seconda finale persa in 10 anni. Platini venne annullato da Rolff, Boniek scelse il momento sbagliato per smentire la fama di bello di notte (come lo aveva soprannominato l’Avvocato Agnelli) ed i campioni del mondo sembravano dei dilettanti di fronte alla determinazione dei tedeschi.
E così bastò un tiraccio di Magath da fuori aerea a fulminare Zoff e a scrivere la parola fine sui sogni bianconeri. Era il 9′ del primo tempo, ma la Juve non ebbe mai modo da lì in avanti di creare reali preoccupazioni alla porta difesa da Stein.
Una lezione di umiltà e di determinazione da parte dell’Amburgo che riusciva così a portare la coppa in Germania. La Juve avrà modo di rifarsi due anni dopo, nella finale vinta contro il Liverpool allo stadio Heysel, ma anche in quell’occasione c’era ben poco da gioire ed i tifosi bianconeri dovranno aspettare fino al 1996 per festeggiare finalmente un trionfo nella competizione continentale più ambita.
Stefano 10 Febbraio 2012 il 18:43
Tiraccio di Magath?!?!? Hai visto dove l’ha messa, dopo una finta su uno della Juve che ancora non ci ha capito nulla???