Ventinove o trentuno non fa differenza. L’importante per il popolo bianconero è che la Juventus sia salita ancora una volta sul tetto d’Italia, a dispetto di tutto e di tutti, di quanti a bocce ferme non avrebbero scommesso un solo euro sul bis della Vecchia Signora in campo nazionale. La Juventus vince con il minimo scarto contro il Palermo e porta a casa il secondo tricolore consecutivo, il secondo dell’era Conte.
Lo scudetto 2013 porta il nome di Arturo Vidal, bravo e freddo nella realizzazione del calcio di rigore contro i rosanero. Ma porta anche i nomi di Claudio Marchisio, principe della dinastia bianconera, di Andrea Pirlo, dato ancora una volta per finito ed ancora in grado di regalare geometrie perfette, di Buffon, baluardo insuperabile della difesa, di Paul Pogba, talento in crescita e spesso determinante. Lo scudetto numero 31 (o – se preferite – 29) porta il nome di Andrea Barzagli, quasi sempre perfetto nello scacchiere di Conte, di Mirko Vucinic, spesso irritante ma altrettanto spesso decisivo, di Matri e Quagliarella, capaci di dare il proprio contributo alla causa, di Sebastian Giovinco, spesso fischiato ma vero risolutore di diverse occasioni.
E’ lo scudetto della ferocia, come ha anticipato Conte nella conferenza stampa di qualche giorno fa. Uno scudetto sudato ed inseguito sin dalla prima giornata di campionato, quando in pochi credevano al bis. Uno scudetto messo in discussione solo di fronte alle sconfitte contro Inter e Milan, ma fortemente voluto e conquistato con pieno merito, checché ne dicano quanti sostengono che il rigore contro il Palermo sia stato fin troppo generoso.
Uno scudetto conquistato ancora una volta il 5 maggio, come nel 2002, quando la Vecchia Signora salì inaspettatamente sul tetto d’Italia grazie alla vittoria della Lazio sull’Inter. Atmosfera diversa questa volta, con una festa programmata da settimane, anche se la scaramanzia consigliava di nascondere la “torta”. Juventus campione d’Italia per la 31esima volta sul campo.
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