Calcio e politica si intrecciano spesso, a volte anche troppo, e così un evento apparentemente lontano come la crisi libica, con tanto di guerra civile, mette a rischio il capitale della Juventus. I pericoli non sono grandissimi, visto che la società che detiene il pacchetto di maggioranza (60%) è la Exor di Agnelli, ma la Libyan Arab Foreign Investment Company attualmente possiede il 7,5% delle azioni bianconere, le quali ammontano all’incirca a 12,8 milioni di euro.
La società fa a capo direttamente al dittatore Gheddafi, il quale entrò nell’organigramma societario in tempi non sospetti, nel 2001, con il 5,31% delle quote. I rischi per la Juventus sono diversi, e vanno dal danno d’immagine a quello in borsa, dato che uno dei soci coinvolto in una rivoluzione potrebbe cadere, trascinando verso il basso il valore di tutte le azioni juventine.
L’ideale sarebbe se la compagnia di Gheddafi vendesse il pacchetto immediatamente, ma anche qui ci sarebbe il rischio di svalutazione che in definitiva farebbe risultare meno soldi nelle casse bianconere. Inoltre al momento i problemi che devono affrontare sono altri, tanto che i dirigenti sono attualmente irreperibili, ed il danno monetario che questa “latitanza” potrebbe comportare alle casse juventine rischia di diventare notevole.