Una violazione costituzionale. Così bolla la vicenda scommesse, e soprattutto la sentenza che condanna a 10 mesi di squalifica Antonio Conte, il suo avvocato Giulia Bongiorno. In conferenza stampa Conte e i suoi difensori si dicono indignati del comportamento che i giudici hanno tenuto nei suoi confronti, e meglio di tutti la spiegazione la dà proprio la Bongiorno.
Ciò che non va essenzialmente è che, per una questione di fretta (in questo week-end comincia il campionato) si sono bypassati tutta una serie di diritti costituzionali, primo fra tutti quello di controinterrogare Carobbio, per fare in modo di arrivare a tre gradi di giudizio il più in fretta possibile. Se la giustizia italiana fosse veloce come quella sportiva non avremmo più problemi.
VIOLAZIONI – Soltanto che qui le procedure ed i diritti dell’imputato vanno a farsi benedire. E’ paradossale che un calciatore che si è venduto le partite per tre anni, dicono gli avvocati di Conte, venga ritenuto credibile senza possibilità di porgli anche una sola domanda, mentre un uomo che si è dimostrato sempre corretto come Conte sia messo alla gogna. Per il tecnico leccese ci sono motivi personali dietro le accuse di Carobbio, tanto da dirsi intimorito la prossima volta che avrà un diverbio con un suo giocatore o dovrà mandarne in tribuna un altro. Di certo non si può continuare ad avere il timore che un calciatore, solo perché ce l’ha con te, si inventi una storia per cui ti becchi un anno di squalifica.
Conte procederà fino alla fine, fino cioè al terzo grado, anche se ormai la sua idea sulla giustizia sportiva è chiara.
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