Il campionato è fermo per dar spazio alle qualificazioni per i Mondiali del 2010, ma in un modo o nell’altro lui, allenatore di una squadra di club, riesce sempre ad attirare l’attenzione, togliendo spazio persino alla nazionale italiana.
Lui è Josè Mourinho, presente un giorno si e l’altro pure sulle pagine dei quotidiani. Sarà perché è l’allenatore di una delle squadre prime in classifica (ma allora dove sono Rossi e Marino?) o sarà perché uno come lui riesce a far parlare di sé anche quando non parla (vedi delega concessa a Baresi dopo la gara contro il Lecce), sta di fatto che giornali e tv fanno a gara per sentire le sue verità.
Ieri è stata la volta del Tg5 che ha provato a pungolarlo sulla solita questione relativa alla sua antipatia. E figuriamoci se non prendeva la palla al balzo e non approfittava dell’occasione per attaccare i suoi detrattori.
Antipatico o simpatico per me non è importante. Il vincente dipende dal vostro punto di vista: non conosco ancora bene la vostra cultura. Per esempio in Inghilterra uno che ha vinto in un determinato momento una cosa importante, che è entrato nella storia, questo è un vincente per tutta la vita. Non so che competizione si debba vincere per essere rispettato in Italia, forse bisogna fare qualcosa di straordinario.
Avete forse notizia di qualcuno che si è permesso di chiamarlo perdente? Il problema è che Mourinho forse non si è reso conto che sta allenando la squadra Campione d’Italia e che per avere lui in panchina, Moratti si è dovuto liberare in tutta fretta di Mancini (continuando a pagargli lo stipendio), che antipatico o no, se ne è andato portandosi appresso la fama di vincente. Forse Mourinho non si è ha ancora ben compreso che da un allenatore che guadagna 11 milioni l’anno (netti o lordi che siano) ci si aspetta che metta in campo una squadra capace di vincere tutte le partite.
Poi può anche capitare di perdere, ci mancherebbe, ma lui non può lamentarsi delle critiche che gli piovono addosso. Perché, caro Mourinho, nel calcio bisogna guadagnarsi la pagnotta giorno per giorno, al di là del passato da vincenti.
erbettaverde 11 Ottobre 2008 il 12:54
Il suo concetto di rispetto è… Di una cultura distante della nostra, non vi è dubbio!!!
L’articolo si, mi è piaciuto molto.
Gioia Bò 11 Ottobre 2008 il 13:37
Tnx 🙂