Non è di certo una stagione da ricordare per Jamie Vardy: dopo i 24 gol dello scorso anno che risultarono decisivi per la storica vittoria del Leicester in Premier League, l’attaccante inglese è fermo a 8 centri in 25 apparizioni, bottino tra l’altro rimpinguato solo nelle ultime settimane con 3 reti nelle ultime tre partite. Ma più che il rendimento in campo, lontano dai picchi registrati mesi fa, il classe ’87 sta vivendo un vero inferno fuori dal terreno di gioco.
Quello che è successo un mese fa lo ha coinvolto in prima persona: il Leicester ha clamorosamente esonerato Claudio Ranieri, scatenando l’indignazione di tifosi e addetti ai lavori che hanno accusato il club di poca riconoscenza. Nel mirino, però, sono finiti anche alcuni senatori dello spogliatoio, accusati di aver “tradito” il tecnico romano. Non a caso, il Leicester – pur senza particolari novità tattiche – è tornato a vincere in Premier ed ha anche eliminato il Siviglia in Champions League.
Vardy è stato indicato come uno dei principali artefici dell’esonero di Ranieri: “Sono voci totalmente false ed anche offensive nei miei riguardi. La gente cavalca quello che legge sui giornali, sui social e in strada vengo insultato e minacciato. Ormai se ne parla così tanto che le persone si convincono che è tutto vero. Vengo insultato, minacciato di morte ogni settimana. Ma il peggio è quando tutto ciò riguarda anche tua moglie e i tuoi figli. Sono arrivati persino a speronare la mia auto per strada…”.