Ivan De la Pena ha detto basta, il suo fisico non ce la fa più a reggere i ritmi del calcio, ed ha così deciso di ritirarsi. Uno dei più grandi talenti mondiali, la cui storia però è forse tra le più tristi, da lunedì prossimo non tirerà più calci ad un pallone.
Lo ha annunciato lui stesso in conferenza stampa ieri, una conferenza commovente in cui è scoppiato in lacrime mentre ringraziava l’Espanyol per i 9 bellissimi anni che ha trascorso con quella maglia, ma anche le altre squadre in cui ha militato, tra cui anche la Lazio, in cui ha disputato due stagioni.
De la Pena probabilmente rientra tra i calciatori più sfortunati della storia, viste le sue vicissitudini fisiche. Nato calcisticamente dove nascono tanti campioni, nella cantera del Barcellona, esplode definitivamente agli Europei Under 21 di Spagna ’96, in cui i suoi passaggi millimetrici, le sue punizioni chirurgiche e la sua capacità di giostrare a centrocampo senza che fosse possibile togliergli la palla lo hanno finire sui taccuini degli osservatori di mezza Europa. Dopo aver vinto il campionato con il Barça, l’arrivo di Van Gaal non gli giova, tanto che viene ceduto alla Lazio per 30 miliardi.
Ma è in Italia che, a soli 22 anni, comincia già la parabola discendente. Comincia molto bene il “Piccolo Buddha”, come viene soprannominato dai tifosi biancocelesti, ma un brutto infortunio gli fa saltare gran parte della stagione. Alla fine il suo contratto troppo oneroso spinge la dirigenza laziale a cederlo all’Olympique Marsiglia, dove non decolla, tanto da tornare all’ovile, a Barcellona, nella stagione successiva.
Ma i guai fisici non gli daranno tregua ancora per molti anni, compreso quello del ritorno a Roma in cui gioca una sola partita in tutta la stagione, tanto che alla fine, considerato quasi un giocatore finito, viene letteralmente regalato all’Espanyol. Qui De la Pena vive una seconda carriera. Non riesce più a mostrare tutto il suo talento visto che, un po’ come Ronaldo, ad ogni minimo sforzo le gambe gli fanno crack, ma riesce ugualmente a disputare quasi 200 partite diventando anche il capitano della seconda squadra di Barcellona.
Domenica ci sarà l’addio. Il suo allenatore gli ha già promesso una passerella nel finale di gara, ma purtroppo saranno gli ultimi minuti di una lunga ma travagliata carriera, che comunque gli ha portato 6 trofei nazionali (tra cui una Supercoppa con la Lazio) e 3 internazionali (una coppa delle Coppe, sempre con la Lazio).