Sembra incredibile che nel 2013 si debbano ancora ascoltare vicende del genere, specialmente nel Paese delle Libertà come gli Stati Uniti, ma è accaduto davvero. Robbie Rogers, attaccante americano di nemmeno 26 anni, si è dovuto ritirare. Il motivo? È gay. Lo ha ammesso lui stesso nel febbraio scorso, pubblicando un post sul suo blog in cui sosteneva la battaglia di un altro calciatore professionista preso di mira perché omosessuale.
La sua battaglia però è stata persa quasi subito. Ceduto dal Leeds allo Stevenage, un club di Serie C inglese, ha perso pure la nazionale e per lui è diventato impossibile restare nel calcio. Così ieri ha annunciato il suo ritiro. Queste le sue amare parole:
Nel calcio professionistico è impossibile denunciare la propria omosessualità. Nessuno ci è riuscito, una volta fatto coming out è impossibile rientrare in quel mondo, è triste dirlo ma è così. Ho avuto paura su cosa avrei detto ai miei compagni di squadra, come loro si sarebbero comportati nei miei confronti negli spogliatoi o sul bus. Ho sempre avuto paura di mostrare chi ero veramente e dei giudizi che ne sarebbe derivati. Spesso si dice che nel gruppo, nel mondo del calcio, non c’è questa mentalità ottusa, ma non credeteci, c’è sempre voglia di prendere in giro questi aspetti.
Aveva ragione dunque Cecchi Paone tempo fa quando disse che nel calcio c’erano molti gay ma nessuno aveva il coraggio di dirlo pubblicamente. Resta comunque una vergogna che oggi, in un mondo sempre più vario e aperto, ci ritroviamo ancora a discutere su omosessualità e razzismo nel calcio.
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Alberto 30 Marzo 2013 il 18:06
Che ingiustizia. È vergognoso che un ragazzo debba abbandonare il calcio solo perché vive la sua omosessualità come le persone eterosessuali.