Optì è titolare nella Lazio ma è diventato famoso dopo le frasi di Tavecchio che probabilmente, per evitare di essere di nuovo messo al centro delle polemiche, ha preferito dire no ad una squadra particolare, lucana, che voleva chiamarsi Optì Poba.
Optì può giocare con la Lazio ma la Optì non può giocare in Terza categoria. La squadra di cui vi parliamo è nata a potenza ed è formata soltanto da rifugiati politici. L’idea è venuta a Francesco Giuzio, che è un ragazzo di 27 anni e nella sua idea c’è quella di risvegliare le coscienze e proporre un nuovo tipo d’integrazione, che parta proprio dallo sport.
Per provocazione ha chiamato la squadra Optì Poba ed ha pensato anche di iscrivere il club al campionato di Terza categoria, l’ultimo della Figc ma è stata la federazione a mettere lo sgambetto a questo potenziale imprenditore sportivo che racconta:
Non faremo la terza ma un campionato opes, un ente che organizza tornei amatoriali.
La scelta deriva da motivi di ordine economico, perché per iscriversi tocca sborsare 1700 euro legati alla messa in regola di tutti i giocatori, sia da motivi di ordine formale perché la Figc dichiara di non poter ammettere alla competizione di Terza categoria una squadra con quel nome.
Giuzio, per ragioni di tipo ideologico, a questo punto, non è disposto a cambiare nome alla squadra che raccoglie, tra l’altro, 128 ragazzi. La Figt lucana si dice dispiaciuta per l’evento ma il nome del club è mal digerito. Giuzio risponde fermo che il nome non si cambia e per evitare che si parli ancora di discriminazione ha posto il suo caso all’attenzione di Fiona May che è consigliere Figc per l’integrazione e le politiche contro le discriminazioni.
Si potranno avere notizie fresche sull’argomento e sulla squadra lucana dopo il 23 ottobre, giorno in cui la pratica Optì arriverà alla commissione antirazzismo della Figc.