Arriva da Melzo, ha 27 anni e si è trasferito in Cina per insegnare ai cinesi come si gioca a calcio. La sua storia, molto singolare, ha fatto il giro del mondo grazie ad un articolo della Gazzetta dello Sport.
Da Melzo, Daniele è arrivato fino a Wuhai un paese della Mongolia interna dove è stato chiamato per spiegare come si gioca a calcio a tutto il paese. Il metodo da lui utilizzato per l’insegnamento è molto diverso da quello cui i cinesi sono abituati. Loro per un passaggio sbagliato subiscono punizioni corporali, stanno inginocchiati sotto il sole per ore.
Il progetto è stato spiegato dalla Gazzetta dello Sport
Il calcio sta arrivando anche qui, lentamente: all’ombra della più grande statua del mondo dedicata al condottiero Gengis Khan, Daniele insegna un gioco per cui tutti sono già pazzi. Daniele è nato a Melzo 27 anni fa, è stato un po’ nell’esercito a Treviso e un po’ al banco di cambiavalute a Linate.
Poi, nel 2013, la pazzia: un amico, due valigie, un volo di sola andata per Shanghai. Nella metropoli cinese si trova a giocare in una specie di Serie B locale (Seconda Serie Regionale di Shanghai): in Italia, al massimo, aveva calcato la Prima Categoria con le maglie di Settalese e Truccazzanese, hinterland di Milano, dopo un po’ di scuola calcio con l’Atalanta.
Non lo sa ancora, ma il patentino B da allenatore italiano è il suo asso di cuori, la riga migliore del suo curriculum agli occhi dei potenti del nord della Cina. Lo cercano, lo chiamano, lo vogliono: gli pagano il volo per atterrare in mezzo al deserto e gli chiedono di diventare per 3.000 euro al mese il maestro di calcio di una città intera. Daniele è uno col fegato, non ci pensa su: accetta.