Roma in crisi, Roma destinata a barcamenarsi nelle acque poco rassicuranti del (quasi) fondo classifica; Spalletti in equilibrio precario su un filo sottile e tanti nomi di possibili sostituti ad aleggiare sulla sua pelata.
Questo si diceva il 29 ottobre scorso, quando i giallorossi si apprestavano ad affrontare la Sampdoria nel nono turno di campionato, prima che Giove Pluvio rendesse impraticabile l’Olimpico, concedendo a tutti una serata di riposo e di riflessione.
Sono passati due mesi e mezzo da allora e la storia ci ha dimostrato ancora una volta come nel calcio non si possa dare nulla per scontato. La Roma brutta e perdente è solo un lontano ricordo. Ora c’è il gioco che riesce a mascherare anche assenze pesanti ed il quarto posto non è più una chimera come qualche tempo fa.
Totti è ai box e Vucinic si riscopre trascinatore, segnando due reti al Milan delle stelle (anche se sistemate dalla cintola in su); Vucinic salta una gara e la Roma rispolvera Baptista nel ruolo di goleador. E se Spalletti può fare a meno di due dei suoi uomini determinanti, allora nessun obiettivo può essere precluso, neppure quella zona Champions che sembrava così lontana e che ora è a soli sei punti.
Bisogna ammettere che i doriani non hanno opposto una gran resistenza e che il loro uomo migliore (Cassano) non era al massimo dell’ispirazione, ma ciò non toglie che il tecnico giallorosso abbia saputo ri-motivare un gruppo che fino allo scorso anno aveva dato dimostrazione di grande compattezza e forza, giocandosi (quasi) tutti gli obiettivi fino alla fine.
Ed ora? Ed ora c’è ancora l’Inter in Coppa Italia (stavolta non in finale), c’è la speranza di tornare tra le prime quattro del calcio italiano e c’è quel sogno proibito che si chiama Champions, il cui atto finale si giocherà proprio tra le mura amiche. Sogni, certo, ma una Roma così ha il dovere di crederci.