Quando vediamo i nostri idoli in campo giocare delle partite straordinarie e quando poi li ritroviamo sulle prime pagine dei giornali, immortalati al fianco di bellissime ragazze, il mondo del calcio di sembra fantastico. Eppure nemmeno i calciatori sono immuni dal male del secolo.
Arriva come un fulmine a ciel sereno la notizia del suicidio del calciatore tedesco Adreas Biermann. E la mente corre indietro fino al 2009 quando a suicidarsi fu il portiere della nazionale tedesca, Robert Enke.
Andreas Biermann aveva 33 anni ed è morto suicida. In realtà, questo giocatore aveva tentato il suicidio già tre volte e aveva provato ad uscire dal tunnel della depressione sperimentando la potenza terapeutica della scrittura. Il suo libro “Depressione: cartellino rosso” era diventato un must nella letteratura legata al calcio.
Peccato che Andreas Biermann non abbia mai creduto fino in fondo a quello che scriveva e venerdì si è tolto la vita. Ad annunciarlo è stata la sua squadra, lo Spandauer Kickers, un club dilettantistico che non ha negato ai tifosi che ad ammazzare Biermann è stata la depressione. Biermann aveva fatto perdere le sue tracce dall’inizio della settimana e se n’era accorta la sorella, chiedendo aiuto su Facebook a quanti conoscevano il giocatore per sapere che fine avesse fatto.
Andreas Biermann non era un giocatore eccellente. Aveva giocato da professionista con il St. Pauli ma poi ha sempre militato nelle serie minori. Biermann ha iniziato a parlare della depressione che lo affliggeva soltanto dopo il suicidio del portiere della nazionale tedesca Enke, ma parlarne non è servito a molto.
Riconoscere la depressione di un calciatore è molto difficile perché si pensa sempre ai suoi guadagni esagerati e si associa la ricchezza al benessere mentale. Invece, anche nel caso di Enke, sono stati degli insuccessi, delle prestazioni al di sotto delle aspettative, con il Barcellona e ad Instanbul a gettare il portiere nella depressione profonda.
Robert Enke è stato portiere della nazionale tedesca e si è suicidato gettandosi sotto un treno nel 2009. Anche il portiere si era rivolto agli specialisti, come ha raccontato la moglie, e sembrava anche guarito ma la depressione ha fatto capolino non appena una banale infezione batterica lo aveva tenuto lontano dal calcio per un po’. La moglie aveva provato a spigare all’atleta che il calcio non poteva essere una ragione di vita, ma anche questa mossa è stata inutile.
Due storie comuni, quella di Biermann e quella di Enke, un solo dramma, quello di una morte suicida prematura. E quanti ancora sono i calciatori che hanno pensato al suicidio? Uno è Adriano, gli altri?