L’ultima partita dei mondiali di calcio per la nostra nazionale è stata accompagnata da una notizia circa l’aggravamento delle condizioni di salute di Ciro Esposito, il tifoso ferito durante la finale di Coppa Italia a Roma.
Mentre Ciro Immobile al fianco di Balotelli, cercava di regalare un sogno all’Italia di Prandelli, un altro Ciro metteva fine alla sua agonia. Il tifoso del Napoli era stato ferito durante la prima finale di Coppa Italia a Roma e sempre nella Capitale era stato ricoverato in condizioni gravissime.
Dal reparto d rianimazione del Gemelli è arrivata stamattina la notizia della sua morte anche se già prima della partita Italia-Uruguay, il tifoso napoletano era stato dichiarato clinicamente morto. Adesso la notizia è ufficiale. Il sindaco di Napoli ha proclamato il lutto cittadino, mentre la famiglia attende il risultato dell’autopsia sul corpo del ragazzo.
Forse Esposito avrebbe gioito delle gesta di Immobile, se il centravanti azzurro fosse andato a segno. La Nazionale, invece, ha infranto i cuori di milioni di tifosi che oggi si ritrovano a commentare con amarezza il magro risultato della formazione di Prandelli. Sui giornali fanno notizia lo sfogo di Balotelli, le nuove immagini del morso che Suarez ha rifilato a Chiellini e l’intervista accorata di un giovane che in campo ha dato tutto: Marco Verratti.
Si piange in campo e si piange sugli spalti anche se a mente fredda i tifosi più obiettivi hanno riconosciuto l’incapacità dei nostri giocatori di finalizzare le azioni offensive, il numero eccessivo di falli e imprecisioni (si pensi soltanto a quante volte Rodriguez Moreno ha fischiato per un fallo di mano azzurro) collezionati dai nostri giocatori. Non è colpa dell’arbitro se ce ne torniamo a casa insieme all’Inghilterra e alla Spagna. Prandelli e Abete hanno rassegnato le loro dimissioni senza esitazione ma la domanda resta: ci si può mettere e rimettere il cuore per una competizione sportiva? È tutto frutto della trance agonistica o c’è qualcosa che non va nel calcio contemporaneo?