Dopo la questione relativa al calcioscommesse, s’iniziano a contare le vittime di questo atteggiamento truffaldino tipico del calcio che conta o che conta pochissimo. Ecco quello che accadrà al Catania.
Retrocessione in Lega Pro con (robusta) penalizzazione per il Catania, squalifica di almeno 5 anni all’ex presidente Nino Pulvirenti. Sono le sanzioni che la Procura Federale dovrebbe presentare dopodomani in avvio del processo al club siciliano e agli altri tesserati coinvolti (Pablo Cosentino, Piero Di Luzio e Fernando Arbotti) nelle presunte combine, con 6 partite dell’ultimo campionato di B considerate comprate dalla Procura di Catania titolare dell’inchiesta “I treni del gol”. Sarà Stefano Palazzi a proporle ai giudici del Tribunale Figc di primo grado. E se arriverà il semaforo verde della corte, le decisioni diventeranno esecutive e definitive.
Questo è quanto riporta la Gazzetta dello sport che approfondisce la questione giuridica spiegando cosa potrebbe accadere alla squadra siciliana con queste parole
E’ il caso di spiegare bene il passaggio tecnico che potrebbe consentire al Catania di evitare la D più una forte penalizzazione: potrebbe fare giurisprudenza e mettere in evidenza un’assurdità giudirica del nuovo codice di giustizia sportiva (in vigore dalla scorsa estate). Quello che si sta materializzando non è un classico patteggiamento, impossibile da realizzare per una serie di paletti: l’articolo 23 (comma 3) lo vieta nei casi di illecito. Si sarebbe potuto virare sull’articolo 32 (comma 6) che dà facoltà alle parti di trovare un accordo sulle sanzioni. Certo, l’ostacolo delle combine c’è pure su questa strada, ma è il passaggio precedente (al punto 2) a rendere ardua la salita. Perché un ipotetico accordo deve essere illustrato da Palazzi al procuratore capo dello sport voluto dal Coni (il generale Cataldi), ma soprattutto poi spedito al presidente Figc che ha 15 giorni di tempo per fare osservazioni. Tavecchio in seguito sente il Consiglio federale per ratificare la sanzione, se considerata giusta. Ora, al di là dei tempi lunghi che poco si conciliano con la celerità dei processi chiesta dal Coni, quello che balza agli occhi è l’invasione di campo da parte di un potere (legislativo) rispetto a un altro (esecutivo)