Quella dell’arbitro è la figura più controversa e meno amata del calcio, spesso anche la più discussa, visto che dalle sue decisioni dipende l’andamento di una partita o di un intero campionato. Spesso ci dimentichiamo che dietro la giacchetta nera (ormai non più) si cela un uomo con la propria vita e le proprie passioni ed è questo l’aspetto che cerca di mettere in luce il regista Yves Hinant nel suo documentario, presentato al Festival di Locarno e accolto da parecchi consensi.
Si tratta di una sorta di dietro le quinte che ci mostra i segreti degli spogliatoi, delle stanze d’albergo che ospitano i fischietti prima delle gare, delle sale riunioni, degli allenamenti… tutto quello che avremmo sempre voluto sapere sul mondo arbitrale. Ci sono voluti ben otto anni per ottenere l’autorizzazione alle riprese ed alle registrazioni, ma alla fine è uscito fuori un quadro interessante che forse ci farà amare un po’ di più una classe notoriamente antipatica. Tra i protagonisti del documentario non poteva mancare il nostro Roberto Rosetti, che ha accettato di buon grado la sfida:
L’arbitro è una persona che cerca di prepararsi al meglio, studia, si allena, ha dei valori, una famiglia e gli capita di sbagliare.
Cerchiamo di ricordarcelo la prossima volta che parliamo di malafede.