L’ideale sarebbe evitare di parlarne, perché se quello che volevano era un po’ di visibiltà, gliene stiamo concedendo fin troppa. L’argomento però è scottante e sta coinvolgendo l’intero Paese, tanto da occupare le prime pagine dei giornali e le aperture dei tg. Parliamo naturalmente del tifo violento, di quanto successo domenica scorsa nelle strade di Roma e delle misure prese dal Ministro Maroni per correre ai ripari.
Nella giornata di ieri tutto il mondo dello sport si è sentito in diritto di dire la sua sull’argomento e non sono mancate reazioni politiche al diktat di Maroni.
Il primo a far sentire la sua voce, perché interessato in prima persona, è stato il patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis, schieratosi in difesa dei suoi tifosi (la parte sana), gravemente danneggiati dal divieto di seguire il Napoli in trasferta. Di fronte poi all’eventualità di chiudere il San Paolo nella prossima gara di campionato contro la Fiorentina, si è detto assolutamente contrario.
Chiudere il San Paolo equivale a far morire lo sport e a far vincere la sudditanza alla violenza. Attuando questo programma lo Stato si cala le braghe. Vorrebbe dire che non ha la capacità di essere produttore di legalità. Basta essere pragmatici e fare un dispositivo legge che permetta alle persone per bene di andare allo stadio con i propri bambini.
Non è così facile come sembra. Alla fine tutti parlano, ma nessuno è capace di proporre una soluzione adeguata al problema. Certo è che in questo modo non si va da nessuna parte e a rimmetterci come sempre è chi vive di pane e pallone, chi fa i salti mortali per potersi permettere un abbonamento allo stadio, chi il lunedì comincia già ad organizzare la festa per la domenica successiva.
Ma un calcio senza violenza è un’utopia e tra vent’anni ci ritroveremo ancora qui a discutere sull’argomento e a litigare sull’opportunità o meno di chiudere gli stadi e vietare le trasferte. I nomi dei protagonisti saranno diversi, magari non ci sarà nemmeno più De Laurentiis che già ieri ha avuto modo di dire:
Non mi faccio intimorire da pochi facinorosi che nulla hanno a che vedere con il calcio, ma se lo Stato non dovesse mettere in campo leggi adeguate potrei anche salutare.
Si, salutiamo tutti, diamogliela vinta. Tanto loro il massimo che rischiano è di venire allontanati dallo stadio per due anni. Siamo in Italia, ragazzi: alla fine certe situazioni ci fanno comodo.