Ogni giorno che passa la vicenda del calcio-scommesse, e soprattutto la posizione di Cristiano Doni, si aggravano. L’ex capitano dell’Atalanta, quando ormai poco più di 24 ore fa ha visto arrivare i carabinieri, si racconta abbia tentato di scappare in mutande. E considerando che a Bergamo si era già sotto lo zero, possiamo capire che sapeva di essere nei guai fino al collo.
Oggi emergono nuovi elementi che aggravano la sua posizione, ed in parte anche quella dell’Atalanta. E’ infatti stato scoperto un computer portatile nella sua cassaforte, del quale lui stesso negava l’esistenza. Gli inquirenti sperano che al suo interno possano trovare nuovi elementi per fare ulteriore chiarezza sulla vicenda.
IL SISTEMA ANTI-INTERCETTAZIONI – Insieme al pc è stata trovata anche la sim, intestata ad un cittadino rumeno, con la quale Doni parlava con gli altri sospettati, in particolare Nicola Santoni, convinto di non essere intercettato. In queste telefonate pare che il centrocampista parlasse con la voce alterata ed in codice, consigliando agli altri di fare lo stesso, tanto da arrivare a pensare di modificare lo stesso telefonino in modo da rendere la sua voce incomprensibile.
Ma tornando alla vicenda delle scommesse, si è saputo che il capitano atalantino non solo agiva per conto dell’organizzazione criminale, ma anche si sospetta per conto dell’Atalanta stessa. Per questo ieri la situazione del club si è aggravata e subito Pierpaolo Marino, direttore generale del club, si è affrettato a ribadire che la squadra ha già pagato con 6 punti di penalizzazione, e che non ci sono ombre sulla promozione dello scorso anno visto l’ampio margine che c’era tra il club e le inseguitrici.
COME FUNZIONAVANO LE COMBINE – Infanto qualche altro elemento chiarisce come avvenivano le combine, e forse alleggerisce la posizione del centrocampista Carobbio, anch’egli finito in carcere. La partita di riferimento era Grosseto-Reggina. Doni aveva promesso 100 mila euro ad alcuni giocatori del club toscano se avessero perso la partita con almeno due gol di scarto. La gara si stava mettendo bene per l’organizzazione visto che fino al 90′ era sullo 0-2, ma un rigore all’ultimo minuto avrebbe sconvolto tutto. Il rigorista del Grosseto era proprio Carobbio che avrebbe potuto benissimo calciarlo fuori, ma pare che si sia rifiutato di tirarlo. Così finendo sul dischetto un calciatore non coinvolto nella combine, questo ha segnato mandando in fumo l’accordo. Vedremo se nelle prossime ore verranno fuori altre novità dall’inchiesta.
Photo Credits | Getty Images