Quando il grande Diego Armando Maradona (senior) lo riconobbe come suo figlio naturale nel 2003, subito si scatenarono le attenzioni su quel piccolo ragazzino di 17 anni che giocava nelle giovanili del Napoli, e che tutti davano già come prossimo campione della squadra partenopea. C’era già chi lo voleva far esordire in prima squadra, magari con la maglia numero 10 per poter vedere ancora una volta al San Paolo un Maradona far vincere la squadra. Ma poi il fallimento del club dell’anno successivo diventò anche il fallimento della sua carriera.
A soli 18 anni e con un nome troppo pesante sulle spalle fu sballottato da una squadra all’altra, ingaggiato più perché figlio di Maradona (sperando nei suoi geni calcistici) che per le sue effettive qualità. Ciò che è noto di Diego Sinagra (questo il suo vero nome) è che fu ingaggiato prima dal Genoa per giocare nelle giovanili, e poi passò al Cervia nel famoso reality show “Campioni“. Lì giocò molto poco a causa di un infortunio, tanto che, dopo la promozione in D, decise di lasciare la squadra. E da allora cosa ne è stato di lui?
Pur essendo italiano, ha ripercorso le tappe solite che percorrono i calciatori stranieri, in cerca di un ingaggio decente e di un’opportunità per emergere. Diego jr. quindi rimane in Eccellenza, vestendo le maglie di Internapoli, Quarto, Venafro e Caivanese. Non riesce però ad emergere, così prova a dare una svolta alla sua vita volando fino in Argentina, con la speranza che una buona parola di suo padre gli regalasse un ingaggio nel Boca Juniors. Ed invece questo non avviene, e grazie ad un altro Diego, stavolta Simeone, riesce ad allenarsi con il River Plate. Ma l’illusione dura poco, visto che l’ingaggio in prima squadra non arriva mai. Un bello smacco, visto che il neo-nipotino, il nuovo nato in casa Aguero, già si dice valga 10 milioni di euro, senza ancora sapere nemmeno camminare.
Molto meglio invece va la carriera nel beach soccer. Il fatto di essere brevilineo e veloce di gambe lo porta ad eccellere nei vari campionati di calcio su sabbia in cui gioca contemporaneamente a quelli su erba, tanto da essere anche convocato in nazionale. Adesso ha 23 anni, ed il sogno di calcare i campi di serie A è forse terminato. Meglio se continui con il beach soccer, almeno lì la speranza di vincere qualcosa c’è.