Per una volta nella nostra rubrica del “che fine ha fatto” non ci occupiamo di un calciatore, ma di una personalità che ha oscurato non solo tanti giocatori, ma un intero mondiale di calcio. Stiamo parlando del famosissimo Byron Moreno, arbitro ecuadoriano tristemente famoso perché, durante il mondiale nippo-coreano del 2002 fu accusato di aver buttato l’Italia fuori dal torneo prendendo decisioni di parte, proprio in favore dei padroni di casa della Corea del Sud.
Sicuramente, dopo aver ricevuto migliaia di improperi, lettere di protesta, ed essere stata la persona più odiata d’Italia, pian piano è diventato un personaggio simpatico, viste le tante caricature e videogiochi dedicati a lui su internet, e viste le partecipazioni televisive, volontarie o meno, tra Striscia la notizia e Stupido Hotel. Sappiamo di lui cosa ha combinato al Mondiale, ma niente di cosa è successo dopo.
Tornato ad arbitrare in patria, è risalito dopo qualche mese agli onori della ribalta quando, arbitrando la partita di campionato tra Liga di Quito e Barcelona Sporting Club, concesse un rigore inesistente ai padroni di casa, ed oltre a numerose scelte opinabili, concesse 6 minuti di recupero, quando in vantaggio c’erano gli ospiti, facendo proseguire la gara fino al 103′ minuto. Ben 13 minuti in più del normale che sono serviti ai calciatori del Quito di ribaltare il risultato. Ovviamente al gol del 3-2 è seguito immediatamente il fischio finale.
Se dopo il mondiale erano nati sospetti sulla sua integrità morale, calcisticamente parlando, dopo questa partita i sospetti si sono confermati, ed è subito stato sospeso dalla federazione calcistica dell’Ecuador. Subito la televisione italiana, che quando si tratta di fare scalpore non si tira indietro, ingaggiò l’ormai ex arbitro per un paio di comparsate televisive, ma anche quello fu un flop. E così la sua carriera ha preso altre strade, e cioè quella di commentatore televisivo, radiofonico, e paradosso dei paradossi, ha aperto una scuola per arbitri. Speriamo che la parte che riguarda l’imparzialità la insegni qualcun’altro.