Arrivato in Italia come un giovane di belle speranze, ha avuto il suo momento di gloria nel 1998, quando segnando il gol vittoria a Perugia nell’ultima giornata permise al Milan di vincere lo scudetto. Poi da allora cominciò un lento declino, che l’ha fatto degradare da giovane talento a riserva di lusso, fino a terribile bidone.
Di lui sappiamo che dopo la prima buona annata con i rossoneri seguirono 3 anni di panchine, sfociate poi in uno dei tanti scambi fantasiosi con l’Inter, in cui i nerazzurri cedettero un certo Andrea Pirlo per avere il cartellino (alla pari) dell’argentino, per poi farlo vagare tra panchina e tribuna. L’ultima volta che si è visto in Italia indossava la maglia del Bologna nella stagione 2003-2004, ma poi di lui non si è saputo più nulla.
Lasciata l’Italia senza rimpianti, tornò in Argentina, al Boca Juniors, in cui trascorse una stagione discreta (24 partite e 6 gol che per un centrocampista non sono pochi). Dopodichè ricominciò la sua avventura calcistica nel campionato miliardario degli Emirati Arabi, e più precisamente nell’Al-Nasr, da dove fu ceduto in prestito per un attacco di “Saudade” al Gimnasia, il club che lo lanciò nel calcio che conta.
Nel 2007 il pensiero del ritiro si è fatto largo nella mente di Guly (così lo chiamavano simpaticamente i tifosi del Milan), che però ha ceduto alla lusinga della squadra araba, firmando un prolungamento del contratto che lo ha portato a calcare i campi di questo campionato minore in cui, almeno per una volta, può sentirsi un fenomeno. I dati sulla fine della sua carriera sono discordanti. Secondo Wikipedia attualmente gioca ancora nella formazione degli Emirati Arabi, ma secondo fonti internazionali più attendibili pare si sia ritirato, e si occupi della gestione del club argentino dell’Estudiantes, storico rivale proprio del Gimnasia, la squadra che l’ha cresciuto. Ma si sa, il colore dei soldi batte sempre quello della maglia che si rappresenta.