Sorteggio ottavi di finale Champions League: tutti gli accoppiamenti
Lo spauracchio Barcellona, da evitare assolutamente. Più una serie di incroci pericolosi e suggestivi che hanno ben condito gli istanti della vigilia: immaginare un Real Madrid-Inter con Josè Mourinho avversario dello squadrone con cui ha vinto tutto o rivivere quel Manchester United-Roma che non fornisce tuttora ricordi piacevoli al tifo capitolino. Così come non sarebbe non potuto essere carico di suggestione un ipotetico scontro tra Carlo Ancelotti, attuale allenatore del Chelsea, e il “suo” Milan. Abbiamo immaginato tutte le combinazioni possibili in attesa del verdetto ufficiale e, ciascuno per la propria parte di tifo, ha in cuor suo sperato che l’urna potesse essere benevola, regalando – sai mai – uno Schalke 04, uno Shakhtar, ancora ancora un Tottenham.
Salvo poi richiamare una riflessione inevitabile: nella parte sinistra del tabellone, quella delle teste di serie, stavano appallottolati i nomi di club che si sono qualificati come primi del rispettivo girone. E, tra le otto prime della classe, puta caso non era inclusa neppure una italiana. Perchè? Semplice: il Real Madrid ha fatto meglio della banda Ibrahimovic; il Bayern Monaco ha saputo fare scacco alla Roma; perfino quel Tottenham (a cui alla vigilia si guardava con l’auspicio di un abbinamento) s’è preso gioco dei campioni d’Europa in carica.
Segno evidente che il calcio italiano stia subendo – sono diversi anni ormai – un’involuzione che preoccupa nonostante la vittoria dei nerazzurri nella passata edizione: non eravamo abituati, come Nazione, a vivere nel timore di un sorteggio che, tempo addietro, preoccupava solo chi avrebbe potuto incontrare un’italiana. Cambiano i tempi, si modificano equilibri e rapporti di forza, diventa differente perfino il rapporto binario tra il tifoso e la sorte. Buona o cattiva. Amica o nemica. Solidale o indifferente. Ebbene: abbiamo incrociato le dita per tutto il tempo, altrochè. In un gesto di resa oggettiva, in un attimo di realismo, ci si è piegati alla speranza di poter evitare questa o quell’altra squadra.
Ore 12, la voce perentoria del segretario generale dell’Uefa ha appena concluso la spiegazione del meccanismo di sorteggio e abbinamento. Si comincia. Ed è subito Italia, ROMA. Chiunque meno che il Bayern Monaco, che ha condiviso il girone coi giallorossi: esce lo Shakhtar Donetsk. Meglio di così. Gli ucraini hanno tanti brasiliani interessanti e il volpone nonchè vecchia conoscenza del calcio italiano, Mircea Lucescu in panchina. E a marzo sul loro campo farà ancora freddo.
Il gelo, semmai, lo vivono negli istanti successivi, i tifosi di Milan e Inter perchè la squadra cuscinetto delle otto viene a mancare fin dall’inizio. Immediato, repentino: il turno del MILAN. La pesca dice Tottenham, sospiro di sollievo: meno grande di quello dei capitolini, ma pur sempre un signor sospirone. Nonostante gli Spurs abbiano tenuto testa all’Inter: perchè la squadra inglese, in realtà, ha mostrato (pur nella dirompente manovra offensiva) lacune difensive evidenti e palesi. Bene anche per i rossoneri: il razzo Bale a sinistra puòimpensierire qualsiasi avversario ma, dovessimo dirne un’altra per tranquillizzare il tifo rossonero, verrebeb fuori la scarsa esperienza a questi livelli da parte degli inglesi.
Manca l’INTER e il fatto che il terzo match estratto sia Valencia-Schalke non può certo riempire di gioia Moratti e compagnia: semplicemente perchè significa che, a conti fatti, solo i nerazzurri affronteranno per davvero una squadra ricca di blasone e candidata per la vittoria finale. Il quesito su quale sia, viene svelato in fretta: rivincita della finale europea contro il Bayern Monaco. Non è come aver di fronte i blaugrana ma l’impegno è proibitivo anche perchè i bavaresi – ancora forti come un anno fa – hanno in più la spinta garantita dalla voglia di riscattare la sconfitta che più brucia.
Seguono: Lione-Real Madrid, Arsenal-Barcellona, Marsiglia-Manchester United e Copenhagen-Chelsea. Tradotto: felici per Ancelotti, pare una gita turistica; non male per il Real Madrid, visto che le francesi, a certi ritmi e a certi livelli, hanno mostrato di non poter competere; stesso discorso vale per lo United di sir Alex Ferguson. Chi rischia tanto, invece, è il Barcellona: giocasse come sa, va da sè, la squadra di Guardiola non dovrebbe mai preoccuparsi di nulla e di nessuno ma, in quella che è anch’essa rivincita della passata stagione, gli inglesi partono in svantaggio solo di tanto così. Questione di statistica: perchè se i giudizi sono opinabili e soggettivi, i numeri non mentono mai.