L’ambizione di Mourinho non ha limiti, dopo la tripetta con l’Inter dello scorso anno ed i successi conquistati qua e là in giro per l’Europa. Ora è alla guida Real Madrid, uno dei club più titolati del mondo, e la sua fame di vittorie non è ancora appagata. L’obiettivo primario è la Champions League, che manca dalla bacheca delle merengues dalla stagione 2001-’02 e che per il portoghese significherebbe la consacrazione assoluta:
Siamo in pochi ad averne vinte due, in pochissimi ad averne vinte due con due club differenti. Ho tanto tempo davanti per vincere la terza.
Ha tanto tempo davanti, ma vorrebbe conquistarla quanto prima, magari al primo tentativo:
Normalmente l’apice del successo lo si ottiene al secondo anno: al secondo anno al Porto ho vinto la Champions, al secondo all’Inter ho vinto la Champions. Il secondo anno è quello della maturità, perché un allenatore, al primo anno, rischia di trovare sempre sorprese negative, come giocatori che si pensa siano migliori di quello che sono, giocatori che si pensa siano più professionali di quanto non lo siano: insomma, errori che si commettono in una fase iniziale. Mi piace mettere pressione a me e ai giocatori e dico che già quest’anno è possibile farcela.
Mourinho ha le idee chiare e già lavora per scaldare l’ambiente in vista delle sfide che lo attendono. Conosce il valore della squadra che si ritrova tra le mani e non si lascia spaventare, forte del palmares che può vantare:
Ad eccezione di Capello, gli altri tecnici che sono stati qui volevano iniziare a farsi un curriculum ed hanno accusato la differenza di livello rispetto ai giocatori. Dovrò strutturare il club nella direzione del successo: il club più importante del mondo non può stare due-tre stagioni senza vincere niente.
L’ambizione c’è, il materiale umano pure: non ci resta che attendere i frutti del lavoro.
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