Terza giornata Champions League gruppo A
Stadio Meazza di San Siro, Milano
Inter-Tottenham 4-3
Reti: 2′ Zanetti (I), 11′ rig. e 35′ Eto’o (I), 14′ Stankovic (I), 8′ st, 45′ st e 46′ st Bale (T)
Solo conferme per Rafa Benitez: la vittoria di Cagliari e le necessità suggeriscono al tecnico nerazzurro di proseguire in maniera convinta con la formazione che ha sbancato il Sant’Elia. Unica novità, il ritorno di Cambiasso che, intanto, si accomoda in panchina. Il 4-4-1-1 del Tottenham si chiude con quella pertica di Crouch quale vertice alto del modulo mentre, in realtà, la formazione di Redknapp avrebbe fatto meglio ad affidarsi a santi in paradiso. If I knew, si sarà ripetuto oltre Manica dopo nemmeno un quarto di gara.
Perchè tanto è bastato ai padroni di casa per chiudere una partita in cui il divertimento è stato (quasi) tutto a senso unico. Presi a pallonate, gli inglesi non sono sembrati (il risultato non inganni) neppure in grado di limitare i danni. Che, dopo 2′ di gioco, si sono iniziati a vedere: da Zanetti a Coutinho, dal brasiliano a Sneijder. Con pallone restituito al capitano che alza la testa, vede Gomes e lo infila con un piatto piazzato. If I knew, deve aver cominciato a ripetere mentalmente Harry Redknapp conservando in ogni caso la fiducia che – quando mancavano 88′ da disputare – si era affievolita senza per questo sparire.
Tuttavia, se capita di incrociare chi è capace di giocarsi il destino in 5′ senza che lo faccia per incoscienza – semmai per evidente convinzione dei mezzi – diventa dura anche con la tutela dei santi in paradiso. Infatti, al cospetto di un’Inter stratosferica, gli Spurs crollano. Al 7′ Sneijder imposta l’azione e pennella per Biabiany. L’estremo avversario stende l’attaccante in maniera evidente: rigore per i nerazzurri, Gomes finisce anzitempo negli spogliatoi e Samuel Eto’o rimpolpa il bottino di reti stagionali (13, saranno poi 14) battendo il neoentrato Cudicini (11′).
A perdersi dietro ai festeggiamenti altrui sono solo gli ospiti, visto che Coutinho, Maicon e Stankovic tornano in partita in un battito di ciglia. Ed è uno spettacolo, il reciproco duettare, che si tramuta in ennesima rete: al 14′ è il serbo a calciare a tal punto angolato che anche Cudicini, tra sè e sè, l’avrà pensato. If I knew. “Me l’avessero detto”…
Supremazia tecnica e superiorità numerica sono un cocktail micidiale e servito con ghiaccio in una sera da “giacca sul maglione”. In barba alle leggi climatiche che vorebbero Londra più fredda di Milano, il Tottenham congela, l’Inter si disseta: al 35′ arriva l’ennesimo duetto. Coutinho serve Eto’o che fa l’occhiolino al fuorigioco, anticipa Cudicini e torna a esultare.
Non sai che scrivere, rispetto a certe partite scialbe che si concludono sullo 0-0, e altre volte la sintesi impone una selezione crudele. Perchè sai bene di aver raccontato i primi 45′ richiamando un poker di reti e avere al contempo trascurato, all’imperativo del fare di necessità virtù, quello che l’Inter s’è divorata.
La sensazione è che il break dell’intervallo somigli di gran lunga al “rompete le righe” successivo al triplice fischio. Perchè, di fatto, la ripresa si gioca per tenere fede a un regolamento che l’impone. Mica per decretare vincitori e vinti. Poco importa se Bale, all’8′, entri nei calzoncini di Pelè, si faccia 60 metri di campo e indovini la conclusione imparabile anche per Julio Cesar; poco importa se l’undici nerazzurro decida di gestire il risultato e scelga di non infierire; e neppure importa se Santon viene chiamato a fare lo Stankovic per la distorsione che costringe il serbo ad abbandonare il campo.
San Siro, in vena di generosità, fa in tempo a tributare un applauso all’ex Robbie Keane che rileva Crouch al 22′ e non smette di cantare e saltare anche perchè ballo e canto sono ottimi viatici per fronteggiare temperature piuttosto basse. In ogni caso, la ripresa sembra solo un lento procrastinarsi dei minuti che si susseguono tra una sostituzione e l’altra, un’accelerazione e una pennica, un errore e una mezza intuizione.
Invece: pazza Inter vale un finale da brividi. Perchè Bale – tra 45′ e 46′ – riesce a infilare l’estremo nerazzurro per due volte con altrettante conclusioni in diagonale in occasione delle quali la retroguardia locale è tutt’altro che esente da colpe. Poi, tutti negli spogliatoi.
Ma lo sguardo di chi osserva non può che cadere in maniera costante su Julio Cesar.
Tutto solo, inattivo, infreddolito per 90′. Di punto in bianco, infilato due volte.
Te lo chiedi ma in realtà lo sai.
Che a un certo momento l’avrà pensato pure lui.
If I knew. Me l’avessero detto. E passi quella manciata di minuti che servono al carioca per raggiungere il tunnel a fare mente locale e cercare di capire, tra i rimasugli di uno spagnolo scolastico, come diavolo si dirà, in Sud America, che in fondo ad averlo saputo prima…
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