Andata dei quarti di finale di Champions League.
Stadio Stamford Bridge, Londra:
Chelsea-Manchester United 0-1
Rete: 24’ pt Rooney (M)
Stadio Camp Nou, Barcellona:
Barcellona-Shakthar Donetsk 5-1
Reti: 2’ pt Iniesta (B), 34’ pt Dani Alves (B), 8′ st Piquet (B), 14′ st Rakitskiy (S), 15′ st Keita (B), 40′ st Xavi (B)
Chelsea-Manchester United 0-1
Il derby tutto britannico tra Chelsea e Manchester United si annuncia sfida da vivere fino all’ultimo minuto utile ma già garantisce all’Inghilterra una certezza invidiata dall’Italia intera: gli inglesi, infatti, hanno la sicurezza di un posto in semifinale. Potevano essere due, ma la disfatta esterna del Tottenham – battuto dal Real Madrid di Josè Mourinho con un netto 4-0 – preclude di fatto agli Spurs buona parte delle speranze di passare il turno. Blues conto Red Devils, ovvero sfida in grado di offrire vagonate di spunti. Tattici, tecnici, statistici.
Avessimo a disposizione una sola foto per dirlo, tuttavia, sceglieremmo quella che immortala Carlo Ancelotti al fianco di un allenatore da rispettare a prescindere. Sir Alex Ferguson, l’intramontabile. Il primo non più in corsa per il titolo in campionato e – da mesi a questa parte – perennemente in bilico; il secondo sempiterno e intoccabile: sarà solo lui, quando verrà il momento, a scegliere di smettere. Lo stadio Stamford Bridge mette i brividi per quanto è colmo, festante, in grado di trasmettere l’ansia che si respira identica. Anche da quaggiù, anche davanti a uno schermo.
La tattica scelta dai tecnici tiene fede al fatto che, sia gli uni sia gli altri, hanno intenzione di affontare il doppio confronto da protagonisti. Da una parte Ancelotti preferisce lo stato di forma di Zhirkov a quello di Malouda, dall’altra Ferguson opta per l’inserimento di Park per Scholes e dà spazio fin dal 1’ a Giggs. Veterano, certezza. In attacco, Hernandez è schierato al fianco di Rooney.
Per tutta la prima parte di gara sono gli ospiti a gestire nella maniera migliore spazi e palloni. Il gioco del Chelsea si stagna a centrocampo, gli ospiti controllano e ripartono in velocità. Al 24’ lo United passa: fenomenale Giggs che, sul un cambio di fronte, stoppa, lascia sul posto l’avversario e serve l’accorrente Rooney che di interno destro insacca a fil di palo alla sinistra di Cech. Costante dominio dei Devils, padroni di casa vicini al pari al 46’: su cross di Drogba, Torres, di esterno destro al volo, manda il pallone a stamparsi sul palo alla sinistra di Van der Sar. Il tap in di Lampard a colpo sicuro trova l’opposizione di Evra, che salva sulla inea.
Secondo tempo su ritmi lenti: toccherebbe al Chelsea impostare trame positive, invece gli uomini di Ferguson sono abili a tenere l’undici avversario lontano dalla propria porta. Un solo pericolo, nella prima mezz’ora, per Van der Saar: lo procura drogba, la cui conclusione da buona posizione si spegne un metro lontana dalla porta dell’olandese. L’ultimo quarto d’ora scorre via con l’assalto dei Blues che partoriscono solo un’azione nel finale di frazione: al momento dll’ingresso in area, Ramires viene steso da Evra. E’ parso rigore netto, l’arbitro ha sorvolato. La decisione farà discutere nonostante il campo abbia evidenziato la superiorità tecnico-tattica dei vincitori. Il ritorno si annuncia pirotecnico: nulla è ancora deciso. Qualificazione aperta.
Barcellona-Shakthar Donetsk 5-1
Le paure di Pep Guardiola, rese pubbliche alla vigilia del match, hanno trasmesso più di una perplessità. E’ strano e poco frequente ascoltare un tecnico che si dice, alla vigilia di un incontro ancora da giocare, “con un piede fuori dalla competizione”. Ancor più incredibile è l’associazione di tali espressioni non a uno a caso, ma al mister di uno squadrone ritenuto, a detta di autorevoli intenditori, il migliore al mondo. Il Barca teme a tal punto lo Shakthar Donetsk, che ha falcidiato a colpi di gol fatti ogni ambizione europea della Roma, da gridarlo ai quattro venti. Strategia? Verità? Maniera per motivare i propri campioni? O, semplicemente, il modo, studiato a tavolino, in cui Guardiola prepara il terreno per lasciare anzitempo i blaugrana, a conferma delle voci di mercato che lo danno altrove?
Gli oltre 90 mila spettatori del Camp Nou regalano colore e entusiasmo fin dal pre partita: in barba alle reverenze, la voglia – e la convinzione – di essere nettamente più forti è palpabile. Mircea Lucescu conferma l’undici ucraino annnciato alla vigilia e spedisce Eduardo in panchina; attacco affidato a Willian e Adriano. Padroni di casa schierati nella migliore formazione: Messi e Villa di punta, Mascherano detta i tempi del centrocampo.
Il pronti via dei locali è micidiale, Guardiola lo stratega ha avuto ragione nel comportarsi come fatto: al primo affondo il Barcellona passa. E’ il 2’ quando Messi arretra fuori aerea eserve Villa, Ishchenko riesce a respingere il pallone ma lo spedisce sui piedi di Iniesta a cui non resta che infilarsi nello spazio di fronte e insaccare nell’angolino basso. Lo Schalke è tutt’altro che arrendevole: lotta, fraseggia, si propone, avanza e conclude eppure le occasioni più pericolose sono quelle costruite dai blaugrana che, dopo un paio di tiri finiti a lato di poco, raddoppiano. E’ il 34’, ancora Iniesta protagonista ma stavolta nelle vesti di assist man: lo spagnolo dipinge un lancio traversale per l’incursione di Dani Alves che scatta in tempo oltre la linea di difesa e insacca dopo aver saltato Pyatov.
Nella ripresa bastano 8’ al Barca per trovare il tris: la rete arriva su schema che Piquet esegue ala perfezione. L’assit su angolo è di Xavi, il nazionale spagnolo – anziché crossare – gira in diagonale, rasoterra e sfrutta una indecisione di Rakitskiy che tradisce Pyatov. Gli ucraini provano a riaprile le ostilità al 14’: ad accorciare il risultato è lo stesso Rakitskiy che sfrutta una dormita della retroguardia di casa e mette ko Valdes con un preciso diagonale. L’illusione ospite dura 1’: il tempo che Keita raccolga l’assist di Messi e spedisca il pallone all’incrocio dei pali. C’è spazio anche per la quinta rete: è di Xavi che finalizza sfruttando a dovere il lavoro sporco e preziosissimo di Alves. pallone servito al mediano su un piatto d’argento: non gli resta che raccogliere a due passi dalla porta e mettere in rete. Dubbi su chi passerà? L’ovvazione del Camp Nou mostra che i tifosi del Barca non ne hanno affatto.