Anticipo della ventiquattresima giornata di serie B.
Stadio Carlo Castellani, Empoli: Empoli-Varese 1-1
Reti: 16′ pt Ebagua (V), 16′ st Coralli (E)
Il 16 a referto. Non appartiene a nessuno dei due calciatori che hanno provato a decidere la partita ma è emblema di un frammento temporale, il sedicesimo appunto, che è entrato a referto in un paio di circostanze. Nella prima frazione, quando Ebagua ha regalato al Varese il vantaggio momentaneo; nel secondo tempo, allorchè Coralli ha pensato da solo a ristabilire la parità. Qualunque gara è un esame, vero, e in questa circostanza ciascuna delle due formazioni aveva un motivo particolare per provare a cavare delle risposte dalla sfida imminente.
I toscani, stagnanti a metà classifica, paiono bolle di spumante contenute da un tappo: stanno li da un pezzo e, quando pare essere la volta buona per tentare un salto di qualità accade che la spinta propulsiva sia tale solo sulla carta; i lombardi, di contro, si trovano in uno straordinario momento di forma e condizione psicologica: la graduatoria racconta di una stagione sorprendente che vuole il Varese seriamente candidato per un posto ai play off. Sognare, soprattutto quando ci si accorge che quelle chimere diventano di giorno in giorno più somiglianti al reale, diventa ancora più piacevole, consentendo di scovare energie segrete e nascoste che non si pensava neppure di avere. Prova di maturità per gli ospiti, quindi, e bilancia che certificasse la consistenza effettiva della rosa per i locali. Ne è scaturito un pari che può stare bene a entrambe le squadre: perchè vincere a Empoli non è semplice per nessuno, perchè impattare con questo Varese è di per sè un’impresa.
Recupero della ventesima giornata di serie B.
Stadio Picchi, Livorno: Livorno-Padova 3-3
Reti: 16’ pt aut. Renzetti (P), 31’ pt e 19′ st Tavano (L), 3′ st e 35′ st Vantaggiato (P), 28′ st Ronaldo (P)
I riflettori dello stadio Picchi si accendono in maniera anomala rispetto alla consuetudine nel corso di un martedì sportivo che pone di fronte al recupero della ventesima giornata di cadetteria (Livorno-Padova, lo scorso 19 dicembre, non si era disputata per le copiose nevicate che tennero sotto scacco la Toscana intera) e al primo dei quattro quarti di finale di coppa Italia. Fondamentale, la sfida in terra livornese, per entrambe le compagini: i labronici, senza ombra di dubbio, puntavano a ottenere i tre punti per avvicinarsi in modo significativo al trio di testa; i veneti, dal canto loro, si ritrovavano nella condizione di provare, sbancando Livorno, a porsi quale seria candidata per il conseguimento di un posto nei play off.
Qualche dato statistico in preparazione del match porta a dire che dopo 22 giornate di campionato il Livorno, in casa, ha vinto quattro volte, tre i pareggi e altrettante le sconfitte (una differenza reti di più uno in virtù delle quattrodici messe a segno e delle tredici subite). Il percorso esterno del Padova è poco incoraggiante: zero vittorie all’attivo, cinque pareggi e cinque sconfitte (male anche la differenza reti con otto centri a fronte delle quindici marcature incassate).
Posticipo della ventitreesima giornata di serie B.
Stadio Nereo Rocco, Trieste: Triestina-Novara 1-1
Reti: 20′ pt Lunardini (T), 14′ st Motta (N)
C’era da approfittare del mezzo passo falso compiuto da Atalanta e Siena che, nelle rispettive sfide di sabato, non sono riuscite ad andare oltre il pari (casalingo per i bergamaschi, fermati sullo 0-0 dal Varese; esterno dei toscani, che hanno impattato a reti inviolate sul campo della Reggina). Piemontesi, a meno uno prima della gara serale, costretti a inseguire per una delle prime volte della stagione e chiamati a mostrare fino a che punto la tenuta di una condizione strepitosa nel corso della prima parte, fosse intatta. Le recenti prestazioni, e i punti persi per strada, qualche dubbio lo lasciavano e andava a fare il paio con quelli suggeriti da una Triestina in scarsa condizione. Invischiati nella lotta per non retrocedere, gli alabardati avevano disperata necessità di fare punti.
Gli ospiti potevano contare sulla presenza, in contemporanea, della coppia offensiva composta da Bertani e Gonzalez; dal canto suo, il tecnico Salvioni era nuovamente nelle condizioni di schierare Della Rocca dall’inizio con Antonelli e Longoni quali spalle ottimali di un reparto offensivo finora poco propenso al gol. Massima concentrazione fin dalle prime battute e lo si è evinto dal timore con cui i ventidue in campo hanno provato sortite offensive. Al 5′ la prima occasione, costruita dai padroni di casa: al tiro Antonelli, sfera a lato.
Una svolta, un colpo dal cilindro. Oppure, no: serve una sterzata. “Il mio intervento, un accorgimento“. Beve dalla bottiglietta senza trascurare neppure un dettaglio di quel che sviscera il campo. Con le giocate di un Padova voglioso ma poco incisivo. Con le repliche di un Crotone ordinato e in grado di rispondere agli affondi dei padroni di casa. Alessandro Calori pare assorto a scrutare e pensare, osservare e riflettere. La tattica, il rispetto dei ruoli, la genialità di un singolo: sono le fasi delicate di un match che non si schioda dallo zero a zero con cui si era cominciati. E Calori analizza cercando di sintetizzare ogni singola intuizione nella maniera in cui può. Suggerire, cambiare qualche tassello, affidarsi alla buona sorte e, magari, chiedere aiuto al destino. Quale allenatore non lo fa. Soprattutto se, a margine di un istante in cui è riuscito a isolarsi dal contesto, viene fuori che Vantaggiato, ovvero una punta capace di vedere la porta avversaria anche da distanza considerevole, prende palla dal limite e realizza in un attimo. Stop, preparazione, tiro: il vantaggio dei veneti matura così, con una giocata. E a quel punto ciascuna delle precedenti riflessioni dell’allenatore va a farsi benedire per essere sostituita da altre mille considerazioni in attinenza con quel che accade. “Il mio intervento, un accorgimento“: solo che, stavolta, gli scenari mutano e, anzichè inserire una punta in più, Calori si preoccupa di difendere il vantaggio escludendone dal campo una, poi l’altra. Rimpolpare la mediana e tutelare la retroguardia: in pochi frangenti, è cambiato tutto. Svuotata una bottiglietta d’acqua, avanti l’altra.
Foto: AP/LaPresse
Guardare in un punto per vederli tutti: ammucchiati in una fetta dello stadio Olimpico, migliaia di tifosi del Torino che ricambiano lo sguardo rivolto loro da capitan Rolando Bianchi con la stessa energia, medesima gioia nell’esultanza. Un vantaggio meritato, al 26′ della prima frazione di gioco, è di solito un apripista: la strada si spiana, comincia a diventare una discesa lineare e semplice da assecondare. Ma a volte. A volte, no: perchè la ripresa rischia di stravolgere e mutare ogni prospettiva. Quanto incidono, in buona parte dei casi, quei 15′ di interruzione del gioco in cui si cerca di rifiatare e mettere in ordine ogni pensiero? Incidono eccome, se al rientro il Torino pare sgonfiato e il Cittadella messo a nuovo. L’autorete di D’Ambrosio fa il resto, a nulla valgono – per i locali – gli scampoli finali in cui i veneti hanno chiuso gli spazi manco fossero cerniere del sottovuoto.
Anticipo della ventitreesima giornata di serie B.
Stadio Picchi, Livorno: Livorno-AlbinoLeffe 1-2
Reti: 9′ pt rig. Tavano (L), 21′ pt Momentè (A), 43′ pt Grossi (A)
Clamoroso al Picchi. Perchè, nonostante la capacità già mostrata in precedenza dai bergamaschi di saper compiere autentiche imprese (poi si perdono le gare più semplici, vero, ma è altra storia), dall’anticipo della ventitreesima di cadetteria ci si attendeva ben altro risultato. Il Livorno avrebbe dovuto mordere alle caviglie delle squadre che precedono in graduatoria e lanciare un segnale forte a chi solo domani avrebbe potuto replicare: in due parole, i labronici erano chiamati a mettere pressione alle meglio quotate.
Invece, a margine di una gara spettacolare nella prima frazione di gioco e tesa fino al triplice fischio, i padroni di casa hanno dovuto cedere di fronte a una AlbinoLeffe determinata e tosta. Mai doma, speculare a Emiliano Mondonico, il tecnico che guida gli orobici, la compagine ospite è stata in grado di non sfilacciarsi in occasione del vantaggio immediato dei locali e, semmai, reagire con la stessa prontezza chiesta dal mister col baffo più famoso d’Italia.
Posticipo della ventiduesima giornata di serie B.
Stadio Ezio Scida, Crotone: Crotone-Reggina 0-0
Il derby calabrese non regala alcun tipo di emozione o, meglio, non risponde alle aspettative di una platea che lo attendeva con ansia. Occorreva imprimere una sterzata alla marcia che entrambe le formazioni avevano fin qui tenuto per dare il giusto senso a un campionato non ancora decollato. Più di una perplessità rispetto alle ambizioni nutrite dalle squadre in campo: nessun rischio di retrocedere, visto che si viaggia in buona posizione di graduatoria.
Il Crotone vive una stagione tranquilla che porterà – stando così le cose – a una salvezza lineare conquistata con più di una giornata di anticipo; la Reggina, in verità, è in zona play off e lotterà fino alla fine per entrarci con tutte e due le gambe ma fino a oggi non ha convinto per una mancanza di continuità che si evince non solo dai risultati altalenanti ma anche da un gioco che fatica a decollare. In un contesto simile sono state le individualità, più della coralità, a tenere a galla i reggini e consentire loro di stazionare con stabilità nella parte alta della classifica. In quattordici incontri disputati in terra crotonese, gli amaranto hanno ottenuto solo tre vittorie, a fronte di sei vittorie rossoblù e cinque pareggi.
Un bestione di nome Claudio Coralli che quando alza il pugno e solleva il dito per festeggiare il gol pare abbia due teste: implume come il cranio, quel segno di riconoscimento distintivo e tipico di quando segna oggi lo si è potuto ammirare un paio di volte a distanza ravvicinata. L’Empoli era in svantaggio, ci ha pensato lui. Inzuccata e poi penalty: che lo si sfidi a segnare di testa o di piede, l’attaccante non si tira mai indietro. Quest’anno, di reti, ne ha già collezionate dodici: secondo in classifica marcatori, chi lo precede – Davide Succi, Padova – gli sta davanti di tre gol. E il gap, scommetterebbe quella fetta di toscani che va pazza per Coralli, lo si colmerà in fretta.
Foto: AP/LaPresse
A un certo momento, Marino e l’Ascoli avevano riaperto il match. Grande Grosseto, fino a quel punto: attento in difesa, veloce nelle ripartenze, combattivo in mediana. Che passerà mai nella testa di chi fa gol, di chi lo subisce; che scorre nelle menti di chi ha rimontato, di chi è stato raggiunto; che si prova a esultare davanti a una platea festante, a osservare chi ti ha appena fatto gol senza poter spostare indietro di decine di secondi le lancette del cronometro. Sarà forse come quando da bambini chiunque ha provato la gioia di andare in rete, di ridere in maniera istantanea, di percepire un benessere fisico quasi impareggiabile? Sarà così, soprattutto per chi di marcature non ne inanella molte in una carriera intera solo perchè il compito che è chiamato a svolgere è semmai quello di far sì che il talento di un bomber si possa esprimere al meglio.
Anticipo della ventiduesima giornata di serie B.
Stadio Franchi, Siena: Siena-Pescara 2-1
Reti: 6′ pt Bolzoni (S), 39′ pt Olivi (P), 32′ st Brienza (S)
Adesso, sembrano dire i calciatori del Siena nell’esultanza collettiva a Novara e Atalanta, veniteci a prendere. Perchè i toscani, complice la vittoria nell’anticipo che ha inaugurato la ventiduesima giornata di cadetteria, sono balzati in maniera provvisoria al primo posto della graduatoria e attendono gli esiti delle sfide delle ex capoliste. Bergamaschi, appunto, e piemontesi. La statistica del pre partita già strizzava l’occhio agli uomini di Antonio Conte, visto che gli abruzzesi non erano mai nella storia riusciti a espugnare il campo senese.
I numeri delle sette gare precedenti erano in tal senso chiari: 3 pareggi e 4 sconfitte biancazzurre. Non è stata una partita dal risultato scontato – come avrebbe lasciato intendere la classifica – ma ai toscani è toccato sudare fino al triplice fischio con la buona sorte del vantaggio numerico dal 28′ della ripresa per il doppio giallo – con relativa espulsione – di Tognozzi. Fino a quel momento, la gara era in parità in virtù delle reti messe a segno da Bolzoni e Olivi nel primo tempo. Subito aggressivi, i padroni di casa, e capaci di portarsi in vantaggio dopo appena 6′ di gioco: l’assist al bacio è di Brienza, la conclusione vincente è del centrocampista che indovina un bolide da fuori area su cui Pinna non riesce a intervenire.
Posticipo della ventunesima giornata di serie B.
Stadio Azzurri d’Italia, Bergamo: Atalanta-Grosseto 2-0
Reti: 16′ pt Bonaventura (A), 6′ st Tiribocchi (A)
Quando in ballo c’è il primato in classifica – seppure in condivisione (nello specifico con il Novara) – qualunque squadra dovrebbe in teoria riuscire a esprimere il massimo e, addirittura, oltrepassare la soglia di quel che pare limite invalicabile. Vero è, tuttavia, che in casi simili la tensione rischi di fare brutti scherzi.
Questa, quindi, la difficoltà da mettere in conto: lo sapevano i bergamaschi, chiamati a rendere innocuo l’ostacolo Grosseto. I toscani, in ogni caso, non avevano alcuna intenzione di interpretare la parte della vittima sacrificale, pena una classifica che rischiava di diventare critica. Ne è uscita una vittoria – grintosa, sofferta ma anche meritata – da parte dei padroni di casa che hanno così accompagnato il tecnico Colantuono verso una vetta della graduatoria che giunge, se non di sorpresa, quantomeno con un pizzico di stupore.
Frammenti della ventunesima giornata di cadetteria che sanno arrivare dritti al cuore e stimolare riflessioni. Dopo l’omaggio della massima serie – che ne ha richiamato le perdite nel turno di campionato coinciso con l’Epifania – è toccato stavolta alla B inoltrare un saluto rispettoso alle figure di Enzo Bearzot e Matteo Miotto. Morti differenti, un unico e lungo istante di comunanza e silenzio. Come lo definisci – certe volte – il silenzio… Se sa essere abbraccio, val la pena raccontarlo.
Foto: AP/LaPresse
Il Modena che ferma la marcia della capolista ha i colori e i lineamenti di Cristian Pasquato: firmata la rete del raddoppio, il centravanti di cui si dice un gran bene raccoglie il pallone e lo infila sotto la maglietta. Per far sì che anche i più dubbiosi potessero interpretare nella maniera corretta il gesto, il giovane bomber mette poi il pollice in bocca a mo’ di ciuccio. Esultanza alla Totti? Considerata la prole e la carriera del 10 giallorosso, che possa essere per Pasquato il migliore degli auspici. Che succede al Novara? E’ affaticato, non brillante come in precedenza: per i piemontesi sarà il periodo più difficile. Superata questa fase critica, i sogni in grande stile saranno tutti leciti. Altrimenti il bus farà capolinea, in attesa del prossimo.
Posticipo della ventunesima giornata di serie B.
Stadio Euganeo, Padova: Padova-Torino 1-1
Reti: 25’ st Legati (P), 31’ st Bianchi (T)
In serie utile, il Torino, chiamato al difficile banco di prova dello stadio Euganeo dove toccherà, agli uomini di Franco Lerda, fronteggiare un Padova capace di tutto. Impresone ed erroracci, diremmo in virtù della prima parte di campionato, senza dimenticare che proprio i veneti rappresentano – verità incontrovertibile – una bella sorpresa. Non solo per la prolificità di Davide Succi che si contenderà fino alla fine della cadetteria il titolo di cannoniere ma anche per una serie di prestazioni da incorniciare e ampi sprazzi di bel gioco.
Se i granata provano a sfruttare il turno negativo di Novara, Reggina e Varese per rosicchiare terreno e inanellare il decimo risultato utile consecutivo, i padroni di casa hanno in ogni caso necessità di mettere fieno in cascina per cercare di non sganciarsi definitivamente dalle squadre che lottano per un posto nei play off. Ospiti con l’innesto – finalmente è tornato – di Rolando Bianchi a quasi due mesi di distanza dall’infortunio di cui l’attaccante è rimasto vittima a Reggio Calabria. I locali di Calori non possono che dare fiducia a Succi e Vantaggiato, a sostegno dei quali il tecnico posiziona El Shaarawy.
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