Forte fisicamente, centrocampista roccioso, come si diceva all’epoca, con una visione di gioco fuori dal comune, un tiro potente e preciso ed un lancio che qualcuno definì “da architetto”: questo era Agostino Di Bartolomei, non un capitano, ma “il Capitano”, colui che meglio seppe interpretare il ruolo di leader in campo e fuori nella Roma degli anni ’70-’80.
Pochi come lui nel calcio, il suo nome viene accostato spesso a quello di Gaetano Scirea, altro esempio di correttezza e lealtà sportiva, di amore per la professione e senso del dovere.
Agostino nasce e cresce nella Roma povera, quella dei quartieri e della periferia degradata, ma l’amore per il calcio non ha bisogno di grandi palcoscenici per venire espresso ed il campo dell’oratorio è perfetto per mettere in mostra le doti del giovane talento. Poi arriveranno le giovanili della Roma, la conquista del Campionato Primavera e l’esordio, appena diciassettenne, in prima squadra, con quella maglia a cui ha regalato i migliori anni della sua vita, non venendo ripagato come avrebbe meritato (almeno da parte della società).