Lippi-Cassano, discorso chiuso

Niente da fare, caro Tonino. Mettiti l’anima in pace, Lippi non ti chiamerà in nazionale nè ora nè mai. Finalmente il ct della nazionale Marcello Lippi esce allo scoperto sul caso Cassano ai microfoni di Sky Sport. In un’intervista a tutto tondo in cui si parla del presente e del futuro della nazionale, Lippi pone i paletti per far capire quale sarà l’Italia che verrà.

Ed in questa Italia sicuramente non ci sarà posto per Antonio Cassano. Non per demeriti sportivi, sia chiaro. Ma solo per problemi “psico-tecnici”. Usa proprio questo termine Lippi, che dimostra che due anni senza Cassanate non sono bastati a convincerlo che il talento di Bari vecchia è cambiato e ha messo la testa a posto.

E’ inutile quindi che continui a dire che Cassano deve giocare e deve farlo bene per essere convocato in nazionale, si sa che Lippi vuol fare sempre la prima donna, e cerca di tenere lontani tutti coloro che potrebbero oscurarlo. Non parliamo solo di Cassano, ma anche di qualcun’altro che sulla carta d’identità non ha come luogo di nascita una città italiana.

Italia, un pareggio amaro

 “Non dire gatto, se non l’hai nel sacco” aveva detto Lippi alla vigilia della gara con l’Irlanda, prendendo in prestito proprio una delle frasi che hanno reso famoso il Trap. Il timore era che si snobbasse l’impegno, pensando di avere già in tasca la vittoria ed il +5 in classifica.

Ma abbiamo imparato da tempo che nel calcio non c’è nulla di scontato, specie se ci si ritrova a dover giocare per novanta minuti con un uomo in meno, l’uomo nuovo di Lippi, colui che avrebbe potuto cambiare faccia alla partita in qualunque momento.

Neanche il tempo di accomodarsi in poltrona e di commentare l’11 mandato in campo da Lippi, che già l’Italia si ritrovava a cambiare schema. Eh si, perché su un colpo di testa, Pazzini saltava con le braccia larghe ed O’Shea cozzava proprio contro il gomito dell’attaccante, riportando una vistosa ferita al volto. L’arbitro Stark dimostrava di essere parecchio sensibile alla vista del sangue, tanto da decidere di estrarre un cartellino del medesimo colore. Rosso per Pazzini e Italia in dieci, quando erano trascorsi solo tre minuti.

L’Italia all’esame Trap

Un passato simile, un presente che ha lo stesso obiettivo. Strano il destino incrociato di Lippi e Trapattoni, entrambi vincenti sulla panca della Juventus, entrambi allenatori in passato dell’Inter, seppur con fortune diverse (il viareggino fallì laddove aveva trionfato il Trap), entrambi sulla panchine dell’Italia, dove Lippi si è preso la sua “rivincita”, trionfando laddove il Trap aveva fallito.

Ed eccoli qui, l’uno contro l’altro a giocarsi la qualificazione ai prossimi mondiali, l’uno per dimostrare di essere ancora un ottimo mister, l’altro per confermare quanto di buono fatto nell’edizione tedesca della kermesse mondiale.

Stasera li troveremo a pochi metri di distanza in quel di Bari, dove Italia e Irlanda si giocheranno la testa del girone. Il Trap avrebbe voluto arrivare all’appuntamento con gli stessi punti degli azzurri, ma sabato la Bulgaria gli ha giocato un brutto scherzo, impattando proprio alla fine, quando la vittoria sembrava acquisita. Motivo in più per dare battaglia nella gara di stasera, dove le motivazioni saranno forti.

Taddei vuole l’Italia

Sarà che gioca in Italia da 7 anni, oppure perché vede la convocazione nella nazionale brasiliana come impossibile, ma fatto sta che Rodrigo Taddei, centrocampista della Roma, ha fatto un

Pirlo – Pazzini e l’Italia va

L’Italia c’è, nonostante le polemiche sui campioni del mondo lasciati a casa e su chi poteva essere della compagnia e non viene neppure preso in considerazione da mister Lippi. La settimana precedente alla partita col Montenegro è stata caratterizzata dalle discussioni sulla vicenda-Cassano, che potevano distogliere l’attenzione sull’importanza della gara stessa.

E invece l’Italia torna da Podgorica con i tre punti in saccoccia, pronta alla prossima sfida quasi determinante con l’Irlanda del Trap, che non farà certo sconti e vorrà dimostrare che il pareggio rimediato ieri sera è solo un incidente di percorso.

Intanto Lippi si gode la testa solitaria del girone, frutto di quattro vittorie e di un pari ottenuto contro la BUlgaria. L’Italia c’è e già nella gara di ieri ha mostrato passi avanti rispetto al passato, sebbene non avesse di fronte un’incredibile armata. Il giovane Montenegro ha provato a metterci i bastoni fra le ruote, ma alla fine lo 0-2 è ampiamente meritato.

Il Lippi furioso e la sua croce

Il titolo di Campione del Mondo non basta a ripararlo dalle critiche, perché nel calcio, è risaputo, la riconoscenza è prossima allo zero. Marcello Lippi, però, non è disposto a scendere a compromessi e da buon toscanaccio qual è, difende la sua idea, rispondendo a tono a chi si permette di giudicare le sue scelte.

Inutile tornare sull’argomento, inutile insistere con le domande: Cassano non fa parte dei piani del ct, né ora né in futuro. Meglio rassegnarsi e lasciar correre, per evitare che la polemica ci accompagni da qui al prossimo mondiale (e manca un anno abbondante).

Lui fa spallucce e va avanti per la sua strada, dicendosi anche disposto a subire le critiche altrui, ma poco propenso a stare al gioco di certi giornali che hanno ricamato molto sull’accoglienza che riceverà l’Italia in quel di Bari, terra natale di Fantantonio. Il ct è indignato (tanto per usare un eufemismo) per il clima che va preparandosi e nella conferenza stampa di oggi pomeriggio ha tuonato contro un certo tipo di giornalismo.

Lippi, Cassano e le promesse non mantenute

Cassano si o Cassano no? A questo punto pare proprio che il Pibe de Bari non abbia più speranze di vestire la maglia azzurra, almeno fin quando in panchina ci sarà mister Marcello Lippi. La conferma, semmai ce ne fosse bisogno, è arrivata dalle ultime convocazioni del ct, che ancora una volta ha snobbato il talento blucerchiato, nonostante le ottime prestazioni offerte a livello di club.

Speranze per il futuro? Possibilità di vedere Cassano nella comitiva in partenza per i mondiali sudafricani? Praticamente prossime allo zero, dopo le parole di Lippi nella conferenza stampa di oggi pomeriggio, dove è apparso quasi seccato dall’ennesima domanda sull’argomento:

Cassano presenza ingombrante? E dov’è? Io parlo dei presenti, ho le mie convinzioni e non devo dare spiegazioni: non è per arroganza, né per presunzione, ma perché si deve parlare di chi è qui.

L’Italia si tinge di verdeoro

Quando Camoranesi arrivò a vestire la maglia azzurra, in molti storsero il naso. Era un calciatore argentino, parlava a malapena l’italiano, e davanti all’inno non apriva bocca. Erano tante le persone che non lo volevano nell’Italia ma poi le ottime prestazioni, il fatto che laterali destri da noi ce ne sono pochi, e la vittoria al Mondiale, lo hanno fatto sentire più italiano, e nessuno più si è curato di lui.

Ora però pare proprio che diventare un oriundo sia diventato di moda. L’emigrazione di inizio ‘900 dall’Italia al Sudamerica sta per diventare immigrazione dei nipoti di quegli italiani che hanno fatto fortuna, soprattutto in Argentina e Brasile, dalle nostre parti. E non stiamo parlando soltanto di Amauri.

Chi vuole Amauri in nazionale?

Le sue qualità sono indubbie. Un centravanti agile ed in grado di retrocedere fino a centrocampo per andarsi a prendere la palla nella nazionale italiana non lo si vede da tempo. Chiunque guardi il calcio con uno sguardo obiettivo potrà dire che Amauri è un ottimo attaccante, ma forse non eccelle in simpatia.

Ancor prima di essere chiamato in nazionale azzurra, già si sono sollevati i primi mugugni. Prima di essere convocato in quella verdeoro, ci sono stati già i primi battibecchi con Dunga. Sembrava aver preso la decisione definitiva l’attaccante bianconero, quando alla vigilia della sfida amichevole Italia-Brasile aveva accettato la convocazione tra i sudamericani, respinta poi dalla dirigenza bianconera. Ma forse quello era solo un pretesto per far giocare cinque minuti ad Amauri con la maglia brasiliana per poi non convocarlo mai più e fare in modo che non possa giocare nemmeno con l’Italia.