Dici Mondiali e pensi al Brasile, unica compagine ad aver partecipato a tutte le edizioni della Coppa del Mondo dal 1930 ad oggi. Con i suoi cinque trofei conquistati è anche la nazionale più titolata ed è per questo che alla vigilia di ogni kermesse mondiale viene inserita nella lista delle favorite per la vittoria finale. E’ così anche quest’anno, sebbene il ct Carlos Dunga sia stato duramente attaccato in patria per le esclusioni illustri, come quelle di Pato e Ronaldinho, ad esempio, il secondo dei quali non presente neanche nella lista delle “riserve”.
Il ct brasiliano, però, non si è lasciato condizionare dalle pressioni della stampa, forte del primo posto ottenuto nel girone di qualificazione (9 vittorie, 7 pareggi e 2 sconfitte) e di convinzioni personali che lo hanno portato a scegliere anche giocatori poco utilizzati a livello di club o molto criticati nella stagione appena conclusa. Parliamo ad esempio del romanista Julio Baptista che nella Roma ha giocato solo una manciata di gare, partendo raramente da titolare, o di Kakà, che viene da una stagione non certo esaltante con la maglia del Real Madrid, o ancora di Felipe Melo, che nella Juve ha collezionato più figure barbine che gettoni di presenza.