Inter – Milan tra amarcord, esordi e assenze

Non ce ne vogliano i tifosi nerazzurri, ma ci piace ripartire da qui, da quel colpo di testa di Ronaldinho che segnava il suo battesimo del gol in maglia rossonera, regalando ai suoi il primo derby della stagione. Era il 28 settembre dello scorso anno, l’Inter perdeva il primato in classifica e Mourinho incassava l’ennesimo scherzetto del Gaucho, che già qualche dispiacere gli aveva creato in Champions League.

Ora la situazione è diversa: l’Inter ha otto punti di vantaggio sui cugini e si appresta ad affrontare il derby con la consapevolezza di chi può permettersi anche un passo falso. Il Milan invece non può concedersi il lusso di sbagliare gara, pena l’esclusione dalla lotta scudetto già da febbraio (e sarebbe grave per una squadra che non ha neanche l’alibi dell’impegno Champions). Che gara sarà?

Partiamo dalle certezze, prima fra tutte l’assenza di Kakà. Il brasiliano ha tentato un recupero-lampo, ma alla fine si è dovuto arrendere all’evidenza dei fatti. Tanto meglio per Ronaldinho, che avrà nuovamente l’occasione di mettersi in mostra, sperando magari di bissare l’exploit dell’andata.

Inter – Milan? No, Mourinho vs Ancelotti

Da quando ha messo piede in Italia, le polemiche hanno avuto una crescita esponenziale. Figuriamoci quindi se poteva mancare l’ennesima frecciatina di Mister Mourinho alla vigilia di una gara delicata come il derby. Ed allora eccolo qui, nel suo perfetto italiano scagliarsi contro Ancelotti, reo di essersi permesso di commentare le sue critiche pubbliche ai giocatori:

Non rispondo a quanto ha detto Ancelotti in una recente intervista. Ognuno come allenatore fa quello che vuole. Io non critico il suo modo di lavorare, lui può dire quello che vuole del mio. Io non perdo tempo a pensare alle sue caratteristiche come tecnico, se lui vuole farlo con me è un problema suo. Rispetto la sua carriera, ma lui è lui e io sono io. Lui forse è meglio di me in qualcosa e io forse sono meglio di lui in altro.

Chi sarà il migliore in assoluto lo sapremo a fine campionato, o forse già da domani sera, quando i due tecnici si accomoderanno a pochi metri di distanza l’uno dall’altro.

L’Inter va, il Milan rallenta. E domenica c’è il derby

Le speranze dell’Italia anti-nerazzurra si vanno via via affievolendo di fronte ad una classifica che vede l’Inter sempre più saldamente al comando, un po’ per merito proprio, un po’ per le disfatte altrui. Mourinho & Co. continuano a ripetere di non essere interessati ai risultati delle dirette concorrenti, di voler fare il proprio campionato e bla bla bla… I soliti discorsi di circostanza, insomma.

Certo è che le altre pretendenti allo scudetto non si stanno dannando l’anima per rendere difficile il cammino dell’Inter e, anzi, il più delle volte fanno a gara per stendergli un bel tappeto rosso sotto i piedi. Basta guardare la giornata di ieri. L’Inter è scesa in campo alle sei del pomeriggio ed ha fatto ampiamente il proprio dovere, guadagnando tre punti preziosi su un campo ostico come quello di Lecce.

Il Milan aveva il vantaggio di giocare in casa contro la Cenerentola del campionato, quella Reggina che lontano dal Granillo aveva guadagnato la miseria di 5 punti in 11 gare. Una partita da 1 fisso, con tutto il rispetto per i calabresi, che sulla carta non potevano certo sperare di conquistare punti-salvezza in quel di Milano. E invece ci ritroviamo a commentare l’ennesimo allungo dell’Inter che ora viaggia a +8 sui cugini ed a +10 sulla Juventus, costretta oggi a vincere sul campo del Catania, se vuole mantenere viva qualche residua speranza di gloria.

Ronaldinho e Balotelli: a volte ritornano

Cos’hanno in comune Ronaldinho e Balotelli? Poco, quasi niente, forse solo il fatto di giocare nella stessa città, seppur con maglie diverse. Per il resto, ci sono ben pochi elementi per azzardare un paragone: l’uno ha vinto tutto quello che c’era da vincere, dimostrando ad ogni latitudine il proprio talento, mentre l’altro è rimasto prigioniero dei complimenti ricevuti dopo le prime prove convincenti, neanche avesse raggiunto i livelli del suo illustre collega.

Entrambi si sono ritrovati ai margine della squadra nell’ultimo periodo, ma mentre il campione consacrato ha fatto buon viso a cattiva sorte, accettando la panchina, il ragazzino ha puntato i piedi, arrivando allo scontro diretto con un certo Mourinho, che in quanto a fermezza non ha nulla da invidiare a nessuno.

Oggi i due dovrebbero avere la possibilità di riscattarsi dall’ultimo periodo infelice, dimostrando sul campo di poter essere ancora utili alla causa delle rispettive squadre.

E’ il momento di Balotelli

Chi la dura la vince, recitava un vecchio adagio, e nel braccio di ferro con il giovane ribelle l’ha vinta lui, mister Mourinho (toh, che novità!). Del resto il duro di Setubal aveva piantato i paletti sin dal primo giorno di ritiro, invitando la truppa a seguire i propri ordini senza protestare, a prescindere dal nome stampato sul retro della casacca, pena l’esclusione dalla squadra.

Una lezione che Mario Balotelli ha dovuto imparare sulla propria pelle, convincendosi finalmente a sotterrare l’ascia di guerra, pur di ritagliarsi qualche spazio nell’armata nerazzurra. Lo Special One non aveva apprezzato la richiesta del giovane attaccante di trasferirsi altrove per trovare maggiore spazio, né tantomeno il rifiuto di seguire la squadra nella trasferta di Catania a fine gennaio. E a nulla erano valse le lacrime di Supermario qualche giorno dopo: fuori, finché non si deciderà a rispettare le decisioni del mister. Di fronte a tale fermezza il giocatore non ha potuto far altro che chinare la testa ed obbedire, rientrando così nelle grazie di Mourinho, che lo ha convocato per la gara di domani contro il Lecce:

Fa quello che voglio in qualsiasi minuto dell’allenamento, se in futuro farà le cose anche quando non glielo chiedo sarà un calciatore perfetto. Ma io sono già felice così. Chi gli sta intorno è responsabile, sia in positivo che in negativo di Balotelli, anche i giornalisti lo sono.

Stankovic: le chiacchiere? Me ne frego

La scorsa estate è stato sul punto di lasciare Milano per trasferirsi alla corte di Ranieri, che in quel periodo era alla disperata ricerca di un centrocampista dai piedi buoni. Poi un po’ per volontà dei tifosi bianconeri un po’ per la rinnovata fiducia dimostrata dalla società, ha deciso di restare in nerazzurro, per nulla sicuro di trovare posto in una rosa ampia e ben fornita.

Ma Dejan Stancovic è riuscito a ritagliarsi i suoi spazi, fino a diventare una pedina indispensabile nel centrocampo dell’Inter. Ed ora si gode il suo momento di gloria, felice di essere rimasto nella squadra che, pur in mezzo a mille polemiche, è sempre prima in classifica. Già, le polemiche, gli errori a favore, le talpe nello spogliatoio ed ora anche l’accusa di aver voluto favorire il sistema delle scommesse durante lo scorso campionato. Non deve essere un buon momento per i colori nerazzurri…

Le pressioni stanno sempre fuori, non entrano mai dentro il nostro spogliatoio. In Italia siete abituati a fare casini su tutto, noi giocatori invece ce ne freghiamo. Prendete la sconfitta di Bergamo: mentre tutti ci davano per finiti, noi cercavamo di capire i nostri errori per alzare subito la testa. Il risultato della nostra autocritica l’avete visto prima contro la Roma in Coppa Italia e poi a Catania. La sensazione è che vedere l’Inter prima in classifica dia molto fastidio.

Le lacrime amare di Balotelli

Il calcio è un gioco per uomini duri: questo si legge nelle regole non scritte di qualunque manuale. Guai a frignare come una donnicciola, guai a manifestare la propria insoddisfazione attraverso una lacrima… Eppure può capitare di vedere anche un professionista versare lacrime amare su un campo di calcio, specie se l’interessato ha solo 18 anni ed è stato messo forse troppo presto sull’altare dei fenomeni.

Parliamo di Mario Balotelli finito spesso sulle pagine dei giornali per i suoi capricci di ragazzino e per la sua voglia di crescere troppo in fretta. Oggi al termine dell’allenamento quei capricci si sono trasformati in pianto dirotto, al termine di una settimana non certo facile per il ragazzo.

Qualche tempo fa mister Mourinho ne aveva lodato la rinnovata volontà di mettersi al servizio della squadra e sembrava che tra i due fosse tornato il sereno, dopo settimane di tira e molla. Poi era arrivata l’esclusione dalla gara contro la Sampdoria e l’ennesima richiesta di chiarimenti da parte del talento nerazzurro. Chiarimenti che non devono aver soddisfatto Supermario, visto che solo qualche giorno dopo si è rifiutato di partire con la squadra per la trasferta di Catania.

La polizia mette sotto accusa la trasparenza dello scudetto 2007/2008 dell’Inter

La squadra più moralista, più onesta e più trasparente d’Italia evidentemente non è poi così virtuosa. L’indagine partita qualche mese fa con l’arresto del pregiudicato Domenico Brescia, molto vicino all’ambiente nerazzurro, sta prendendo una brutta piega per il club campione d’Italia.

La polizia contesta un “aiutino” dell’Inter nello scorso anno al mondo delle scommesse in quanto, a poche giornate dalla fine e con 10 punti di vantaggio sulla seconda, sembrava avesse già vinto lo scudetto e le scommesse calavano. Così, sospettano gli inquirenti, Roberto Mancini prese delle decisioni alquanto “strane”, come il tenere fuori Ibrahimovic per troppo tempo, le quali fecero rallentare la corsa verso lo scudetto, tanto da poter guadagnare la vittoria del campionato soltanto all’ultima giornata, con immensa gioia delle agenzie di scommesse.

Inter in testa tra mille polemiche

Gli anni passano, ma le polemiche restano. E se poi a lamentarsi è proprio la squadra che ha maggiormente beneficiato dei favori arbitrali in questi ultimi anni, allora la vicenda assume un aspetto quasi comico. Ma ognuno tira l’acqua al suo mulino e può capitare di vedere un Mourinho infuriato (forse non solo per la partita in sé) che si alza dalla panchina e si rivolge all’arbitro con termini non proprio da lord inglese.

Non che il portighese si sia esibito in chissà quale dissertazione scurrile, ma accusare un arbitro di aver paura è forse più grave che mandarlo a quel paese. E poi cosa doveva temere l’arbitro?

Secondo me ha sofferto di troppa pressione. Ci vogliono arbitri più esperti, soprattutto quando ci sono tutte queste polemiche. La Roma ha perso in Coppa Italia per un fuorigioco di dieci centimetri di Samuel che è stato vissuto come un dramma nazionale. Il gol di Mexes a Napoli era di venti centimetri irregolare.

Mourinho va a caccia di talpe e Balotelli resta ancora fuori

Io non parlo mai dei fatti avvenuti nello spogliatoio. Chi invece ha questa abitudine non può permettersi di far parte della squadra.

Così parlò Roberto Mancini il 7 aprile del 2006, dando sfogo a tutta la sua rabbia per le continue indiscrezioni uscite dallo spogliatoio nerazzurro. Fatto sta che, a quasi due anni di distanza, il Mancio non fa più parte della scuderia mentre la presunta talpa fa ancora il suo sporco lavoro, dando a noi scrivani la possibilità di fare il nostro.

Gli allenatori passano, ma a quanto pare certe abitudini non cambiano mai ed ora, a metà stagione conclusa, se n’è accorto anche mister Mourinho, che deve essere saltato sulla sedia nel leggere le sue parole sulle prime pagine dei giornali, neanche le avesse pronunciate di fronte ai microfoni del tg della sera.

Ridiamoci su: la giornata-tipo dell’Inter

Errori arbitrali, contestazioni, giocatori che si vendono al migliore offerente, crisi fnanziaria che rischia di fa saltare in aria il giocattolo: il calcio di oggi offre ben pochi motivi per sorridere.

Per fortuna però c’è sempre la fantasia dei tifosi, che non si lasciano pregare quando si tratta di confezionare simpatici sfottò all’indirizzo della squadra avversaria. Di esempi se ne potrebbero citare a centinaia (basterebbe assistere ad una gara di campionato e leggere le scritte sugli striscioni o ascoltare i tipici cori da stadio).

Ma c’è qualcuno che è riuscito ad andare oltre, dilettandosi nel descrivere la giornata-tipo di quella che oggi è la squadra più antipatica d’Italia, con tanto di prese in giro più o meno pesanti per gli uomini di Mourinho. Non sappiamo chi ne sia l’autore, ma di certo meriterebbe un posto tra i comici di Zelig. Volete farvi due risate?

Mourinho: l’Inter di Mancini ha vinto senza merito

Di ufficiale c’è poco o niente, ma la voce pare uscita dallo spogliatoio dell’Inter all’indomani della disfatta di Bergamo. Lo Special One si è accorto improvvisamente di avere a disposizione una squadra assolutamente normale, ben lontana dallo schicciasassi che dovrebbe fare un solo boccone di qualunque avversaria su qualunque campo. E allora via ad una strigliata come si deve, con tanto di colpevoli additati e fatti fuori e relativo ripescaggio degli assenti a Bergamo. Ma non basta. Mister Mourinho ha rigirato il dito nella piaga, ricordando ai suoi il recente passato:

Il primo scudetto ve lo hanno dato in segreteria, il secondo lo avete vinto perché non c’era nessuno. Il terzo all’ultimo minuto. Siete una squadra di…

Aggiungete voi il termine che vi sembra più adeguato alla circostanza e provate a dire che nelle parole attribuite al mister non c’è un attacco al lavoro del suo predecessore. Certo, l’intenzione era quella di scuotere la squadra, risvegliandone la fame di vittorie, ma la frase suona come “Mancini ha avuto vita facile, impossibile non vincere in quelle condizioni”.