Stamford Bridge: un gioiello nel cuore di Londra

Ancora una tappa nel nostro viaggio alla scoperta degli impianti più belli ed importanti del mondo. Stavolta ci fermiamo a Londra per visitare lo stadio che fino a qualche anno fa era il grande della capitale britannica, lo Stamford Bridge.

E’ da sempre la casa del Chelsea, pur trovandosi in territorio “nemico”, al di là della Kensington Road, che divide il quartiere di Chelsea da quello di Fulham. E proprio al Fulham fu iniziamente proposto l’utilizzo dell’impianto nei primi anni del 1900 e solo dopo il rifiuto da parte di questa società sportiva si decise di crearne una nuova che potesse utilizzarlo.

Nacque così il Chelsea Football Club, che iniziò la sua scalata verso le serie maggiori, partendo però dalla Football League. Prima di diventare la casa ufficiale dei Blues la struttura era utilizzata esclusivamente per gare di atletica leggera e per ben 28 anni non vide mai un pallone correre sul suo verde prato.

Stadio Artemio Franchi: patrimonio artistico fiorentino

Il nostro viaggio alla scoperta dei templi del calcio fa tappa quest’oggi a Firenze per un giro turistico all’Artemio Franchi, teatro delle partite casalinghe della Fiorentina.

La sua costruzione risale al 1931, nel mezzo delle due Grandi Guerre e proprio al particolare periodo storico è dovuta la particolare forma a D, che doveva richiamare l’iniziale del nome Dux, nel pieno rispetto delle regole imposte dal regime. Il progetto fu affidato alle sapienti mani dell’architetto Pier Luigi Nervi e finanziato in gran parte dal Marchese Luigi Ridolfi.

Prese inizialmente il nome di Giovanni Berta, in onore di un soldato fascista caduto sul campo, ma finita la guerra fu ribattezzato Stadio Comunale, per poi prendere definitivamente il nome attuale, in memoria di uno storico presidente della società.

San Nicola di Bari: gioiello del sud

In occasione dei Mondiali del 1990 molti stadi vennero ristrutturati per ospitare l’evento, mentre in certi casi si preferì provvedere ad una costruzione ex-novo, che potesse garantire il rispetto delle norme imposte dall’Uefa.

Il San Nicola di Bari è proprio uno dei nuovi impianti che hanno visto la luce alla vigilia della kermesse mondiale.

Il progetto era ambizioso, se solo si pensa che fu affidato alla matita di Renzo Piano, architetto di fama mondiale e già autore di numerose altre opere di utilità pubblica. E proprio dal suo ideatore l’impianto ebbe il nome di “astronave”, riferito alla particolare forma, estremamente moderna.

Anfield Road: il cuore di Liverpool

Non solo Wembley, l’Inghilterra può vantare numerosi stadi ritenuti mitici per storia ed importanza a livello internazionale. Quest’oggi vi presentiamo l’Anfield Road, impianto costruito poco prima del 1900 per dare una casa al Liverpool. In quegli anni l’Everton, prima squadra della città per fondazione, andava forte e poteva contare su migliaia di tifosi nelle gare casalinghe.

Le apparizioni dei Reds invece furono inizialmente snobbate dal pubblico locale, tanto che le prime due gare di campionato videro solo 200 spettatori sulle tribune del nuovo impianto. L’interesse verso la nuova realtà, però, cominciò a crescere visti i risultati estremamente positivi di inizio torneo e gli spalti cominciarono magicamente a riempirsi.

Dal 1906 la curva occupata dai tifosi del Liverpool venne chiamata Kop, per ricordare i caduti nella seconda guerra anglo-boera del 1900. The Kop sono detti anche i tifosi che occupano abitualmente tale curva e la leggenda vuole che, quando la squadra attacca in quella direzione, il pubblico aiuti a “risucchiare la palla in rete”.

Stadio San Paolo: il cuore di Napoli!

Terzo stadio italiano per capienza ed importanza, dopo il Meazza di Milano ed l’Olimpico di Roma, il San Paolo di Napoli rappresenta quanto di meglio possa offrire a livello di strutture sportive il nostro mezzogiorno.

La costruzione risale al 1959 ed inizialmente il progetto prevedeva un solo anello, quello superiore, raddoppiato poi con l’aggiunta di un altro al di sotto de livello stradale, per problemi legati alla capienza. Le tribune erano costruite in marmo, come nella maggior parte degli stadi che videro la luce in quell’epoca e solo dopo varie opere d ristrutturazione ha assunto l’aspetto attuale.

Deve il suo nome ad un episodio di carattere storico-religioso, secondo il quale San Paolo avrebbe raggiunto le coste italiane attraccando proprio a Fuorigrotta, la zona in cui sorge l’impianto.

Il Parco dei Principi: teatro dei sogni

Inaugurato il 4 giugno del 1972, il Parco dei Principi rappresenta lo stadio più amato dai francesi, nonché la sede delle partite della nazionale fino al completamento dello Stade de France di Saint Denis nel 1988.

Prima di essere adibito definitivamente a stadio per le gare di calcio e di rugby, l’impianto era considerato un velodrome, con la capienza di 50.000 spettatori ed utilizzato dalla squadra del Racing Club Paris fino al 1966. Poi arrivò il progetto dell’architetto Roger Taillibert, che ne mutò completamente l’aspetto, per arrivare all’attuale configurazione.

L’ultima ristrutturazione risale al 1998, in occasione della Coppa del Mondo di calcio, quando l’impianto ha subito tutte quelle modifiche necessarie per garantire le norme di sicurezza richieste dall’Uefa.

Lo Stadio delle Alpi diventerà la casa della Juventus

Chiedo scusa agli affezionati lettori che il giovedì si aspettano di trovare su queste pagine la storia dei numeri uno, ma l’attualità stravolge il programma, facendo slittare a domani la rubrica settimanale. Oggi ci occuperemo dello Stadio delle Alpi, che diventerà la casa della Juventus a partire dal 2011.

E’ di ieri infatti la notizia dell’approvazione in consiglio di ammnistrazione di un progetto di rifacimento dell’impianto torinese, che prevede una spesa pari a 105 milioni di euro.

Il club bianconero da anni puntava a costruire uno stadio di proprietà, ma finora si erano sempre trovati ostacoli di ordine sia economico che burocratico. Ora sembra che l’affare vada in porto, soprattutto grazie all’intervento di uno sponsor, che a lavori ultimati darà anche il nome allo stadio.

Meazza o San Siro: lo stadio più grande d’Italia

Nel nostro viaggio alla scoperta degli stadi più belli del mondo, non poteva di certo mancare il Meazza di Milano, considerato da molti quanto di meglio possa offrire l’Italia in fatto di impianti sportivi.

I lavori di costruzione iniziarono nel 1925 e, dopo poco più di un anno, venne inaugurato con un derby cittadino che vide gli interisti imporsi per 6-3. Il nome scelto fu quello di San Siro, al quale era dedicata una chiesa nelle vicinanze, nome che identificò lo stadio fino al 1979, quando venne dedicato a Giuseppe Meazza, giocatore storico dell’Inter e campione del mondo con la nazionale italiana nel ’34 e nel ’38.

Inizialmente apparteneva al Milan, mentre l’Inter era costretto a giocare all’Arena Civica, fino al 1947, quando l’impianto venne acquistato dal Comune di Milano, che ancora oggi lo gestisce. Nel 1935 l’impianto subì una prima ristrutturazione che portò il numero di spettatori da 35.000 a 150.000, rendendolo lo stadio all’epoca più grande del mondo.

Olympiastadion: il teatro della vittoria azzurra

Olympiastadion: quanti ricordi legati a questo nome! Era il 9 luglio del 2006 e l’Italia sollevava al cielo la sua quarta Coppa del Mondo sul prato di questo stadio, il cui nome resterà impresso nella memoria dei tifosi come fu per il Santiago Bernabeu nel 1982.

Uno stadio portafortuna per la nazionale italiana che in questo impianto aveva già vinto l’oro nel ’36 , in quella stessa olimpiade che portò sul tetto del mondo un giovane di colore, Jesse Owens, vincitore di quattro medaglie d’oro, proprio sotto gli occhi di Adolf Hitler, sostenitore della superiorità della razza ariana.

Lo stadio olimpico di Berlino venne completamente ricostruito al posto del vecchio Deutsches Stadion proprio in occasione della kermesse olimpica ed il numero dei posti venne portato da 40.000 a 110.000. Per settanta anni la struttura è rimasta pressoché inalterata, fino all’assegnazione dei Mondiali del 2006, quando si imponeva una ristrutturazione per garantire le norme di sicurezza richieste per l’evento.

Lo Stadio Olimpico è la storia dello sport

L’Olimpico non è soltanto uno stadio, ma è la storia dello sport italiano

parola di Gianni Petrucci, presidente del Coni, che in una frase sintetizza la grandezza di uno degli stadi più importanti e maestosi d’Europa. E’ lo stadio di Lazio e Roma, che qui giocano le proprie partite casalinghe, ma non è gestito direttamente dalle due società, essendo di proprietà del Coni. E non solo calcio in questo impianto, che nel corso degli anni ha potuto ospitare anche manifestazioni internazionali di atletica leggera, a partire dalle Olimpiadi del 1960, e numerosi concerti di artisti di prima grandezza nel panorama musicale (Zero, Baglioni, Vasco Rossi,David Bowie, Madonna, Rolling Stones).

La sua costruzione iniziò nel 1928, all’interno del complesso sportivo del Foro Italico, ma vide la luce solo quattro anni più tardi, prendendo il nome di Stadio dei Cipressi. All’inizio non vi era presena di opere in muratura e si cercò di sfruttare un invaso presente in quella zona, dotandolo di tribune ricavate da terrazze erbose.

Wembley: vecchio o nuovo è sempre un gioiello

Tempio del calcio. E’ una definizione piuttosto inflazionata ed usata spesso a sproposito dai vari telecronisti sportivi, che si trovano a dover commentare le partite dagli stadi più importanti d’Europa.

A modo suo, ogni impianto si può considerare un vero e proprio tempio, soprattutto oggi che lo stadio somiglia sempre più ad museo da visitare in tour organizzati. Personalmente continuo a ribadire che il titolo spetti al Maracanà, se non altro, per il numero di spettatori che è riuscito a contenere in una sola gara, ma spesso ho sentito parlare di Wembley come del “tempio storico del calcio”.

In effetti sono tali e tanti gli avvenimenti che ha ospitato, che gli si deve riconoscere una grande importanza a livello sia europeo che mondiale, forse perché da quelle parti si vantano di aver dato le origini al calcio e ci tengono a far bella figura, mostrando impianti belli da vedere e a misura di tifoso.

Il Camp Nou per le gare tra scapoli e ammogliati!

Stanchi di organizzare le partite scapoli-ammogliati su un campetto sterrato di periferia? Beh, da oggi in poi avrete la possibilità di affittare uno dei più grandi e importanti stadi d’Europa, il mitico Camp Nou! Un’iniziativa che non ha precedenti quella del Barcellona, che ha pensato bene di aprire le porte del proprio stadio a tutti quegli appassionati che almeno una volta nella vita vogliono sentirsi come Ronaldinho e Messi e correre sulle praterie verdi dell’impianto.

Il prezzo? Quello non è proprio alla portata di tutti: 40.000 euro per un pacchetto che comprende l’iscrizione di 35 persone divise in due squadre, una maglia del Barcellona personalizzata a testa, l’arbitro messo a disposizione dalla società, lo speaker, la foto ricordo e un attestato che certifica che tu, proprio tu, hai giocato al Camp Nou.

Ci sono poi degli optionals che si possono ottenere versando un contributo extra nelle casse della società: 800 euro per utilizzare il pulmann, 2800 euro per giocare in notturna, 60 euro per ogni persona che vuole assistere alla partita e partecipare al cocktail finale nella zona vip e 6000 euro per un dvd che ricordi la partita, con il commento dei telecronisti del canale tematico blaugrana.

Santiago Bernabeu: la fabbrica dei sogni

Battiti a mille e occhi arrossati nel nominare quello stadio, che tanta fortuna portò alla causa italiana nel 1982. Era l’Italia di Zoff e Scirea, di Rossi capocannoniere e di Conti miglior giocatore del mondiale, dei baffi tagliati di Gentile e dell’urlo di Tardelli, di Bearzot e Pertini avversari a carte nel viaggio di ritorno verso casa.

Quanti ricordi legati a quello stadio, il cui nome è rimasto impresso nella memoria dei tifosi quasi fosse il dodicesimo della formazione messa in campo nella notte magica di Madrid. Ma passiamo oltre, per evitare che i ricordi ci prendano la mano e si finisca per parlare solo del trionfo mondiale e della Germania annientata, ma vi assicuro che su queste pagine ci sarà un capitolo dedicato ai ricordi ed alle emozioni di quella sera.

Ripartiamo dal titolo e dalla “fabbrica dei sogni”, definizione azzeccata di Alfredo Di Stefano, che al Bernabeu aveva alzato diversi trofei negli anni d’oro del Real.