Una vera squadra di idioti!

Mancava solo un nome per completare la squadra, ma i selezionatori della “nazionale” sapevano bene che avrebbero avuto solo l’imbarazzo della scelta. E infatti eccolo qui Bradley Wright Phillips, che si è proposto per un posto da titolare nella squadra degli “idioti del villaggio”.

Si, avete capito bene, si tratta di una lista di undici giocatori definiti dal Daily Mirror “autentici stupidi” e, siccome gli inglesi non sono secondi a nessuno in fatto di classifiche e formazioni bizzarre, il tabloid ha pensato bene di proporre la sua squadra ideale.

In porta troviamo Mark Bosnich, famoso per le sue uscite a valanga, che spesso procuravano guai seri ai malcapitati avversari che gli si paravano di fronte. Ma il motivo che ha spinto i selezionatori del Daily Mirror ad offrirgli la maglia da titolare è un altro. Ai tempi del Chelsea, infatti, venne trovato positivo alla cocaina e squalificato per nove mesi. cacciato dalla squadra, non poté fare a meno di ammettere di essere un consumatore abituale della polvere bianca.

Trezeguet-Del Piero meglio di Sivori-Charles

David Trezeguet fa 111 in serie A con la maglia bianconera, che sommati agli 86 gol di Del Piero, permettono alla coppia di entrare nella storia del club. Nessuno come loro: la coppia Bettega-Anastasi si era fermata a 109, ma il record spettava a Sivori-Charles, che in cinque stagioni riuscirono a mettere a segno 196 gol.

Un record durato 46 anni, uguagliato qualche settimana fa al Granillo di Reggio Calabria grazie ad Alex Del Piero, in una gara in cui c’era ben poco da festeggiare, visto il risultato negativo e le polemiche per il rigore assegnato alla squadra di casa. Ieri è toccato a David Trezeguet spingere in rete quel pallone che vale il primato assoluto in questa speciale classifica.

E chissà se nell’esultanza avrà rivolto un pensiero a quella strana coppia che faceva tremare il mondo a cavallo degli anni ’50-’60! Il Cabezon e il Gigante, due tra i più grandi campioni che abbiano mai vestito la maglia della Juventus. L’italo-argentino era un autentico funambolo, con quei calzettoni arrotolati alle caviglie e la voglia di divertirsi di un ragazzino.

Inter: 100 di questi giorni!

Era il 9 marzo 1908 quando 43 dissidenti dell’Associazione Calcio Milan si riunirono nel ristorante milanese L’Orologio, per fondare una nuova società sportiva. La rottura con il precedente club era dovuta alla dura presa di posizione dei dirigenti, che avevano intenzione di impedire ai calciatori stranieri di vestire la maglia rossonera.

Nacque così il Football Club Internazionale Milano e chissà se quei 43 soci riuniti intorno ad un tavolo avrebbero mai immaginato che la società da loro fondata potesse arrivare a festeggiare proprio oggi i suoi 100 anni di storia.

Momenti gloriosi tanti per una società che può vantare l’invidiabile primato di non aver mai conosciuto l’onta della serie B: dal primo scudetto conquistato sul velluto nel 1910, contro una squadra di ragazzini, mandati in campo dalla Pro Vercelli per protesta (gli era stato negato il permesso di spostare la partita ad altra data, visto l’impegno di alcuni calciatori nei tornei militari), fino all’ultimo, quello dei record della scorsa stagione con 97 punti conquistati, 30 vittorie in una sola stagione, di cui 17 consecutive, 15 vittorie in trasferta (11 di fila) e +21 di media inglese.

Eduardo: “Non ho mai perdonato Taylor”

C’era una volta quando i giocatori in campo erano galantuomini, se commettevano un fallo chiedevano scusa, e se l’avversario si faceva veramente male poi lo andavano a trovare in ospedale.

Nel calcio moderno, dove tutti corrono e nessuno ha tempo nemmeno di ragionare (peccato), può capitare di assistere a due tipi di interventi, quello in campo, e quello fuori, che fa ancora più male.
Ne sa qualcosa Eduardo, giocatore dell’Arsenal che 13 giorni fa ha subito la rottura di mezza gamba a causa dell’intervento assassino di Taylor che non ci ha pensato su due volte ad entrargli a piedi uniti sullo stinco.
I dettagli sono noti più o meno a tutti, e non voglio soffermarmici più di tanto.
Vorrei piuttosto porre l’attenzione sul secondo tipo di fallo, quello psicologico, che è più cattivo perchè sicuramente intenzionale. E anche questo secondo fallo lo ha compiuto il difensore del Birmingham, che oltre al danno, ha voluto rifilare al povero attaccante croato anche la beffa.

Maldini non pensa più al ritiro

Una frase che si sente spesso dire tra tifosi, in questo calcio moderno, è che non esistono più le bandiere. In effetti basta poco per un calciatore cambiare maglia. Basta che gli si offra un milione di euro in più di contratto, e decine di anni di militanza con una maglia vanno a finire nel dimenticatoio.
Ma come al solito le eccezioni ci sono sempre. La più lampante è Paolo Maldini, 39 anni (40 a giugno), di cui 24 nel Milan ad alti livelli, e strisce rosse e nere cucite sulla pelle.

Lo scorso anno Paolone dichiarò:”voglio vincere la Champions e poi mi ritiro“. Riuscì nel suo intento e disse:”voglio vincere il mondiale per club – unico trofeo che ancora non aveva messo in bacheca, visto che era alla prima edizione – e mi ritiro”.
Riuscì anche in questo caso, e a questo punto come terminare al meglio la sua ultima stagione, se non con la sua nona finale di Champions?
Ci aveva pensato Paolo, ma poi quella maledetta sera del 4 marzo i ragazzini dell’Arsenal gli hanno rovinato il sogno. Forse segnale delle nuove generazioni che prendono il posto di quelle vecchie.

Quando il raccattapalle diventa protagonista.

Gianluca, chi era costui? Ce ne sono tanti che si chiamano così, ma questo è diventato famoso per un suo gesto ha fatto molto discutere, tanto da finire sul tavolo del giudice sportivo, chiamato ad esprimersi in merito alla vicenda. Era il 26 gennaio scorso e allo Stadio Olimpico si giocava Roma-Palermo. Il risultato era fermo sullo 0-0, quando un ragazzo, Gianluca appunto, raccattapalle in quell’occasione, si avvicinò alla bandierina del calcio d’angolo, posizionando la palla a terra, per permettere alla squadra di casa di riprendere più velocemente il gioco.

Dall’azione successiva è nato il gol con cui la Roma ha battuto il Palermo, che a fine gara ha presentato ricorso per l’eccesso di zelo del ragazzino. Ieri la sentenza del giudice sportivo Giampaolo Tosel che non ha ritenuto il gesto influente sulla regolarità dello svolgimento della gara, respingendo di fatto il ricorso della squadra sicula.

Non potevamo certo aspettarci che per un simile episodio venisse ripetuta la partita o addirittura assegnata la vittoria a tavolino alla squadra di Zamparini, ma per dovere di cronaca bisogna ricordare che, secondo il regolamento, il raccattapalle non può in alcun modo sostare davanti ai cartelloni pubblicitari. Il ricorso del Palermo, quindi, non era così insensato, pur essendo eccessive le sue richieste. Gianluca, ha avuto il suo quarto d’ora di popolarità, facendo tornare alla mente altri episodi curiosi legati alla figura del raccattapalle.

Shock in Brasile: uccide il fratello durante il derby

In Italia per un derby si può arrivare agli sfottò, a fare a botte, addirittura anche a finire in ospedale. In Brasile si rischia di morire.
E’ quello che è successo domenica ad un tifoso del Palmeiras, squadra di San Paolo, durante il derby. E la cosa più tragica è stata che la mano che ha posto fine alla sua vita è stata quella del fratello.

La vittima si chiamava Roberto de Oliveira e aveva solo 24 anni. Si trovavano in casa i due fratelli a guardare il derby in televisione. Sfortunatamente Erik, il fratello minore, tifava per il Corinthians, acerrima rivale del Palmeiras, e si sa, i brasiliani sono molto calienti, a volte anche troppo, quando si tratta di calcio.

Le maglie più brutte: guardate e ridete!

C’era una volta… Un’altra storia che comincia in questo modo e che ci riporta indietro al calcio che fu, quando l’unica cosa che contava veramente era buttarla dentro e cercare di non prenderle. Era il calcio delle maglie senza nomi, senza loghi, senza griffe dello stilista di turno, che stravolge una tradizione decennale, per dare il suo tocco di classe.

Poi arrivarono gli sponsor e la cara, vecchia maglia fu costretta a cedere le armi sotto l’attacco di questo immane mostro, che imponeva il cambiamento, per esigenze di mercato. Il risultato? Accettabile il più delle volte, salvo nei casi in cui si è voluto esagerare, proponendo divise che rasentano il grottesco. Avete voglia di sorridere? E allora godetevi la classifica delle 10 maglie più brutte della storia del calcio, stilata dal Sun.

Partiamo dal decimo posto e da questa divisa multicolore indossata dal Chelsea nel 1995, quando “il tulipano nero” giocava con i Blues. Appunto! Non erano blu? Cosa c’entra il grigio-salmone?

Giacomo Losi: “er core de Roma” superato solo da Totti

1 marzo 2008: allo stadio Olimpico di Roma va in scena la storia. Due miti che si abbracciano e si complimentano, due calciatori che hanno fatto la storia della Roma di ieri e di oggi.

386 presenze con la maglia giallorossa per Giacomo Losi, una in più per Francesco Totti, che proprio ieri contro il Parma ha battuto quel record che durava da ben 39 anni. Prima della gara, passaggio di consegne tra i due, con Losi che ha ricevuto la maglia numero 5 incorniciata, tra gli applausi del pubblico presente sugli spalti.

“Gia-co-mi-no”, l’urlo dei pochi presenti, che hanno fatto sentire il proprio affetto e la propria riconoscenza al campione degli anni ’60, che tanto ha dato alla causa giallorossa.

ClubGalactico.com compra una squadra

Internauti calciofili di tutta Italia aprite bene le orecchie e seguite le istruzioni, perché da oggi anche voi potrete avere la possibilità di possedere e gestire una squadra di calcio, sborsando solo qualche decina di euro.

Ne avevamo già parlato tempo fa, facendo riferimento all’iniziativa di un inglese, che soffriva nel vedere la propria squadra afflitta da problemi di bilancio e pensò di lanciare una curiosa iniziativa per salvare il club dal fallimento. Ora torniamo sul discorso per parlare di un sogno divenuto realtà in Spagna, dove la community ClubGalactico.com, nata da un’dea dell’italiano Giorgio Frantini, è riuscita a raccimolare abbastanza soldi per acquistare una squadra di calcio.

La scelta è caduta sul Pegaso di Tres Cantos, che milita nel Grupo 1 de la Comunidad de Madrid in Regional, quarta divisione spagnola, ma è ben lanciata verso la promozione, in virtù dei suoi 59 punti in classifica (19 vittorie, 2 pareggi ed una sola sconfitta).

Rigore c’è quando arbitro fischia: le frasi celebri di Boskov&Co.

Avrebbe potuto riscrivere il regolamento a modo suo Vujadin Boskov, che nel corso degli anni passati in Italia ad allenare ci ha regalato delle vere e proprie chicche linguistiche durante le numerose interviste. Ovvietà, questo erano le sue parole, ma dette da lui riuscivano sempre a strappare un sorriso ed alcune sono riportate ancora adesso nella letteratura sportiva.

Ma di calcio ne capiva il buon Vujadin e prima d ogni altro era riuscito a rendersi conto che “per vincere una partita bisogna fare più gol” e “per fare gol bisogna tirare in porta”, dopodiché “se vinciamo siamo vincitori e se perdiamo siamo perditori”: lapalissiano, ma quanti ci avrebbero pensato?

Grande Boskov, non solo impareggiabile nel riconoscere le qualità dei calciatori “se sciolgo mio cane, lui gioca meglio di Perdomo”, ma anche esperto di tendenze, perché lui sapeva che “gli allenatori sono come le gonne: un anno vanno di moda le mini, l’anno dopo le metti nell’armadio”. E se ne potrebbero citare a decine di frasi simili, ma non togliamo spazio a chi scalpita per entrare nelle lista.