Magia nera per avere una maglia

Ancora una storia che ha dell’incredibile sulle pagine di Calciopro, per chi come noi è abituato a trattare di talento e milioni, di Champions League e grandi stadi. Ma, come detto in altre circostanze, esiste anche un altro tipo di calcio, quello sconosciuto ai più, quello di cui si parla solo quando accadono fatti che poco dovrebbero avere a che fare con un pallone che rotola.

E’ una storia di nazionale e di magia nera, di convocazioni mancate e di stregoni. Stavolta non viene dall’Africa, ma dagli Emirati Arabi, dove certe situazioni non sono poi così frequenti come nel Continente Nero.

Protagonisti della vicenda sono due stelle del posto, Faisal Khalil e Subait Khater, non convocati dal francese Dominique Bathenay, neo ct della nazionale. Cose che possono succedere in qualunque parte del mondo, basti pensare a Cassano o al povero Trezeguet, escluso non per scelta tecnica, ma per “colpa” del suo segno zodiacale. Ma mentre i “nostri” sopportano e sorridono (più o meno), Khalil e Khater hanno pensato di rivolgersi a due stegoni per avere quanto a loro avviso gli spettava di diritto.

Da Ibrahimovic a Mancini: i video dei gol di tacco più belli

E’ uno dei gesti tecnici più belli in assoluto, capace di entusiasmare le folle e strappare applausi a scena aperta. Figuriamoci poi se porta ad un gol. Parliamo del colpo di tacco, tornato di attualità dopo la strepitosa rete di Ibrahimovic nella gara di sabato scorso contro il Bologna, ennesima dimostrazione della classe pura del campione svedese.

I paragoni si sono sprecati, stuzzicando la curiosità di quanti (me compresa) non ricordavano questo o quel giocatore esibitosi nello stesso gesto, non così frequente sui campi di calcio e riservato solo a grandi talenti.

E la curiosità, almeno da parte mia, è stata tale da portarmi a cercare “i predecessori” di Ibra citati dalle varie trasmissioni sportive negli ultimi giorni. Il risultato? Spettacolare e se avrete la pazienza di continuare nella lettura (anzi, nella visione), potrete verificare di persona.

Tutti i capricci di Abramovich

Si dice che sia disposto a sborsare 13 milioni di euro per portarsi a casa il talento del Napoli Ezequiel Lavezzi, ma per uno come Abramovich si tratta solo di un modo per svuotare le tasche dagli spiccioli, per evitare che finiscano negli ingranaggi della lavatrice.

Il patron del Chelsea è abituato a firmare assegni con qualche zero in più e non solo per togliersi sfizi che hanno a che fare con il pianeta calcio. Yacht, ristoranti, ville, arredamenti di lusso: Abramovich arraffa tutto ciò che viene messo sul mercato a cifre esorbitanti, quasi a voler dimostrare al mondo la sua potenza economica. Volete qualche esempio?

La scorsa estate è finito sulle pagine dei giornali per aver acquistato la villa più costosa del mondo, spendendo una cifra vicina ai 310 milioni di euro. Una modesta dimora già passata dalle mani di Gianni Agnelli e di Bill Gates, affacciata sulla Costa Azzurra, davanti ad uno dei panorami più affascinanti del pianeta.

E’ dello Schalke 04 lo sponsor più ricco d’Europa

C’era un tempo in cui le maglie di calcio avevano a malapena i numeri sulle spalle (rigorosamente dall’1 all’11). Ricordi di un calcio che non c’è più, forse più lento e mono tecnico, forse meno spettacolare, sicuramente più vero.

Poi qualcuno intuì il business, osservando tutto quello spazio che restava libero sul petto dei giocatori e pensò bene di sfruttarlo, riempiendolo con una scritta che facesse pubblicità a questa o a quella grande azienda (dietro lauti compensi, si intende). Ed ecco nascere lo sponsor, fonte di grandi guadagni per le società sportive di tutto il mondo.

Ma quanto raccolgono i vari club dai contratti di sponsorizzazione delle proprie maglie? Beh, diciamo che in Italia non ci possiamo assolutamente lamentare, con una media di 3,9 milioni a stagione, cifra che ci mette dietro solo alla Bundesliga (quasi 7 milioni l’anno) ed alla Premier League (poco più di 5 milioni).

Newcastle: record di parolacce all’esordio, Kinnear manda 52 volte tutti a quel paese

Ci siamo sorpresi quando Mourinho alla sua prima intervista in italiano ha detto di non essere un pirla. Siamo rimasti a bocca aperta quando, partita dopo partita, litigava con tutti, allenatori e giornalisti, anche con frasi piuttosto scorbutiche. Abbiamo riso quando il Trap inveì fortemente contro la sua squadra, ed in particolar modo verso il centrocampista Strunz.

Ma stavolta c’è chi ha superato tutti i limiti, della decenza ma anche dell’indecenza: è Joe Kinnear, che alla sua prima conferenza stampa alla guida del Newcastle ha detto ben 52 parolacce, rivolte verso tutti, ma in special modo ai suoi calciatori.

Gli infortuni più stupidi del calcio (capitolo II)

Strano ma vero. Ci sono calciatori che calcano i rettangoli di gioco per decenni, senza riportare nemmeno una stupida distorsione per poi farsi male (e di brutto) in incidenti domestici. Già qualche mese fa ci eravamo occupati dell’argomento, riportando episodi quantomeno singolari riguardo ad infortuni al d fuori del campo, ma a quanto pare il peggio non è mai morto e siamo costretti a tornare sull’argomento.

L’imbranato di turno risponde al nome di Liam Lawrence, attaccante dello Stoke, inciampato sul proprio cane mentre usciva di casa per la passeggiata quotidiana. Il risultato della goffa caduta è una caviglia gonfia, tanto gonfia da mettere in dubbio la presenza di Lawrence nella gara di domenica prossima contro il Portsmouth.

Fortunatamente per lui sono escluse fratture, ma la gravità della situazione è ancora tutta da verificare. Intanto in Inghilterra, tra una risata e l’altra, si divertono a ricordare i 10 incidenti più stupidi della storia del calcio, molti dei quali già presentati su queste pagine. Ma per quanti hanno voglia di sorridere, facciamo un breve ripasso, seguendo la classifica del Daily Sport.

Wall: in Qatar uno stadio sotto terra

Nel nostro tour alla scoperta degli stadi più belli del mondo, facciamo stavolta tappa in Qatar. E già vi vedo lì con l’aria scettica di chi non crede che da quella parte del mondo possano esserci degli impianti all’altezza della situazione (se non altro per una questione di tradizione).

Eppure troveremo il modo di farvi ricredere, dimostrandovi che nella terra degli sceicchi non c’è attenzione solo per il petrolio che sgorga persino dalle fontane, ma anche per il mondo del calcio e per tutto quello che gli ruota intorno. Una dimostrazione di questo nuovo interesse l’avevamo già avuta con l’acquisto da parte degli arabi del Manchester City, che ora grazie ai soldi dell’oro nero cerca di diventare una delle regine del calcio internazionale.

Ma il Qatar non mira solo ad investimenti in terra straniera, anzi, si sta dando da fare per attirare l’attenzione dell’intero mondo del pallone, candidandosi, ad esempio, all’organizzazione dei mondiali del 2018. E per raggiungere l’obiettivo, il paese asiatico si è cimentato in un’impresa storica, quella cioè di costruire uno stadio completamente interrato.

Da Cristiano Ronaldo a Guti: le curiosità della settimana

Eccoci tornati con la rubrica dedicata alle curiosità della settimana calcistica, anche se stavolta troverete ben poche occasioni per sorridere rispetto al nostro esordio. Si parte con una storia che fa tristezza, ma che al tempo stesso si sta trasformando in una specie di farsa, essendo il suo protagonista un tale che risponde al nome di Paul Gascoigne.

Qualche giorno fa vi avevamo riportato le sue ultime bravate, con tanto di arresto e telefonate al Papa ed al Presidente degli Stati Uniti (almeno così sosteneva l’interessato), paventando la possibilità di arrivare a scrivere la parola fine su questa storia. Evidentemente qualcuno ci ha ascoltati ed ha voluto tirarci un brutto scherzo, diffondendo la notizia della morte di Gazza. Per tutta la giornata di ieri i tabloid inglesi sono stati sommersi di telefonate che chiedevano informazioni al riguardo. Tranquilli ragazzi, non è ancora arrivata la sua ora. Gascoigne è vivo e sta relativamente bene, considerando le vicissitudini dell’ultimo anno.

Da uno stravagante all’altro. Joey Barton, fresco di squalifica per l’aggressione al compagno di squadra Dabo, ai tempi del Manchester City, sta scontando una condanna a 200 ore di lavori sociali in una comunità di recupero. Servirà a fargli mettere finalmente la testa a posto? Abbiamo i nostri dubbi in proposito, ma almeno il recupero sarà utile a tenergli occupate le mani, impedendogli di aggredire qualcun altro.

Sissoko, quando la religione influenza il calcio

Cosa lega calcio e religione? Apparentemente nulla, specie da questa parte del mondo, dove il sentimento religioso viene vissuto spesso con sufficienza.  Ma ci sono dei posti in cui il rispetto della propria fede viene prima di ogni altra cosa e l’osservanza della tradizione non viene meno, qualunque sia il lavoro svolto.

Ci riferiamo ad esempio al Ramadan, il mese del digiuno per i musulmani, chiamati ad astenersi dal mangiare, dal bere, dal fumare e dal praticare sesso nel corso di tutta la giornata, dall’alba al tramonto. Tutti i musulmani praticanti rispettano le regole del Ramadan, senza risentirne più di tanto a livello fisico, ma un calciatore professionista può incontrare non poche difficoltà nel nono mese del calendario lunare.

Ne sa qualcosa Mohamed Sissoko, giocatore maliano della Juventus, protagonista di una prova opaca domenica scorsa contro il Cagliari, proprio “a causa” del digiuno che ne ha fiaccato il fisico. Fino ad allora Momo si era salvato grazie ad un calendario che prevedeva due gare di fila in notturna (Udinese e Zenit), il che gli aveva dato la possibilità di mangiare prima di scendere in campo. Ma con il Cagliari il maliano è apparso notevolmente indebolito, sbagliando anche sette passaggi di fila, tanto che dopo un’ora di gioco, il buon Ranieri ha deciso di metter fine all’agonia, tirandolo fuori.

Ronie e Dinho: in Brasile la festa porta guai

Brasile, terra di samba, di carnevale, di calciatori dai piedi buoni e… di feste fino all’alba. Sarà anche per questo che la maggior parte dei giocatori che approda da quest’altra parte del mondo soffre di saudade e chiede di tornare in patria appena possibile. E sarà per questo che ultimamente si sente parlare spesso di grandi campioni impegnati più a dimenarsi su una pista da ballo che a dimostrare il proprio valore su un campo di calcio.

E’ questa la storia di due fenomeni del calcio giocato, uno nel pieno della propria attività agonistica, seppur in cerca di un riscatto dopo una stagione deludente, ed uno fermo da mesi ai box per l’ennesimo infortunio subito: Ronaldinho e Ronaldo. Cominciamo dal Fenomeno (con la F maiuscola), che domani soffierà sulla sua trentaduesima candelina, ma che ha vouto anticipare la festa e godersi la compagnia di parenti ed amici in una nota discoteca di Rio de Janeiro. E fin qui nulla di male.

Peccato però che ad un certo punto della serata (in realtà era l’alba) un ammiratore abbia insistito un po’ troppo per avere un autografo del brasiliano, che sentendosi strattonato, ha reagito in malo modo, provocando quasi una rissa. La serata si è conclusa con Ronaldo (decisamente alticcio) che ha preferito dileguarsi dall’ingresso posteriore per evitare i flash dei paparazzi.

Povera Roma, il Cluj esalta i tifosi laziali

Chi l’avrebbe mai detto, una passeggiata calcistica si è trasformata in una delle pagine più nere del calcio giocato della Roma, sia per i calciatori, ma soprattutto per i tifosi. Gli sfottò nel calcio sono sempre esistiti, quelli tra squadre della stessa città si sprecano, ma stavolta i tifosi laziali sono andati proprio a nozze grazie al successo dei rumeni del Cluj.

Dopo la sorprendente sconfitta dei giallorossi di martedì sera, ecco che per i due giorni successivi sulle radio romane più vicine all’ambiente biancazzurro, i tifosi hanno scatenato la loro fantasia, prendendo come pretesto la squadra del tecnico Trombetta e specialmente il giustiziere della Roma, l’argentino Culio.

I francesi ce l’hanno ancora con noi, ma a difenderci è proprio…Zidane

“Imbroglioni, provocatori, capaci di far perdere le staffe ai francesi, nemici giurati della Francia, maleducati”. Così ci descrive il nuovo dizionario del calcio inaugurato pochi giorni fa in Francia, in cui alla voce “Italia” compaiono frasi come questa.

Non è ancora andata giù la sconfitta al mondiale, quella partita che i francesi sentivano già in tasca, e che si sono visti portar via non tanto dal rigore di Grosso ma dalla testata di Zidane a Materazzi. Invidia? Superbia? In quanto a peccati capitali i transalpini ne hanno da vendere, ma stavolta a correrci incontro è proprio l’ex calciatore della Juve, che stavolta usa la testa nella maniera corretta.

Toni Polster: dal campo alla musica

Avreste mai sospettato che avrebbe continuato ad incantare le platee anche dopo aver appeso gli scarpini al chiodo? Stiamo parlando di Toni Polster, noto da queste parti per aver giocato un anno nelle file del Torino, dove però non riuscì a confermare le doti di bomber di razza, segnando la miseria di 9 reti.

Ma ora il suo passato conta poco. Quel che conta realmente è la passione che mette in tutto quello che fa, continuando a strappare applausi e consensi, anche lontano dal mondo del calcio.

Il suo presente si chiama Achtung Liebe, band austriaca di discreto successo, presente sulla scena dal 2002. Toni è l’ultimo acquisto del complesso musicale e la sua presenza si fa sentire a livello internazionale. Chi non sarebbe curioso di ammirare il cannoniere mentre si esibisce in virtuosismi canori?