Curiosità Mondiali: Adidas batte Nike 62-59

Il Mondiale di Sudafrica non è stato solo la sfida tra le nazionali più forti al mondo e tra i migliori calciatori, ma anche quella tra le principali marche sportive che hanno puntato sui vari campioni, nel tentativo di apparire il più possibile sugli schermi di tutto il mondo. E decisamente ci sono riuscite.

Dei 145 gol della kermesse africana, ben 121 sono stati segnati con una delle due marche principali ai piedi, Adidas o Nike, e alla fine dei conti la marca delle tre strisce ha avuto la meglio sui rivali per appena 3 reti.

Tattoo e pellegrinaggi per la Spagna Campione del Mondo

Claudio Gentile nel 1982 promise di tagliarsi i baffi in caso di vittoria della Coppa del Mondo e mantenne la promessa, così come fece Camoranesi nel 2006, quando in mondovisione si sottopose alle cure del barbiere-Oddo per farsi accorciare la lunga chioma. Ed i neo-campioni del mondo della Spagna cosa avranno promesso alla vigilia della gara contro l’Olanda?

Lo scaramantico Casillas ha preferito non pronunciarsi sull’argomento, lasciando che fossero i compagni di squadra ad impegnarsi in promesse più o meno originali. Originalità che è mancata a Sergio Ramos, che in questi giorni farà una visita dal tattoist per farsi imprimere sulla pelle la Coppa del Mondo. Xavi ha proposto uno stile identico per tutta la squadra, che prevede il taglio completo della capigliatura (invito allargato anche ai giornalisti spagnoli), ma vai a spiegarlo a Puyol ed a Sergio Ramos, ad esempio, che sembrano non voler rinunciare alla zazzera per nulla al mondo.

Fabregas con la maglia del Barça (video)

I tifosi del Barcellona sognavano questo momento da anni: Fabregas con la maglia blaugrana! Peccato però che non si tratti della presentazione del giovane talento al Camp Nou, ma della festa spagnola per la Coppa del Mondo appena conquistata. L’idea è stata di Puyol e Piqué che, con la complicità del presentatore improvvisato Pepe Reina, sono riusciti a vestire a forza il centrocampista dell’Arsenal, facendogli indossare la maglia del Barcellona.

La gag è durata pochi secondi, come dimostra il video dopo il salto, ma abbastanza per riaprire il discorso sui movimenti di mercato del Barcellona, da almeno un paio d’anni sulle tracce del giocatore, cresciuto nel vivaio blaugrana e poi lasciato partire verso l’Arsenal di Wenger.Tornerà mai a casa il figliol prodigo?

Spagna – Olanda i numeri della finale

Mentre in Spagna si festeggia per il primo titolo mondiale della storia iberica, in Olanda continuano a mangiarsi le mani perché sin dagli anni ’70 gli oranje arrivano ad un passo dalla vittoria finale, ma perdono l’ultima gara. Quella disputata ieri infatti era la terza finale per gli olandesi, ed ironia della sorte, l’ultima volta che un Mondiale si è deciso durante i tempi supplementari è stato proprio 32 anni fa, Olanda-Argentina, quando i sudamericani segnarono due reti nell’extra time.

Sicuramente stavolta l’amarezza è stata maggiore, visto che il gol è arrivato al minuto 116, quando ormai nella testa dei calciatori erano già maturati i calci di rigore. Ma se per noi italiani soffrire fino all’ultimo è una cosa quasi “normale”, visto che l’ultima coppa l’abbiamo vinta proprio ai rigori, mentre la volta precedente la lotteria ci ha detto male, dando ragione nel ’94 al Brasile, è un evento piuttosto raro che una finale Mondiale raggiunga l’extra-time. Nella storia infatti non era mai capitato che due edizioni di fila andassero ai supplementari, e quest’eventualità è capitata, oltre a quella di ieri, soltanto altre 5 volte (di cui 3 con l’Italia).

Il polpo Paul ha detto Spagna

Non è stata Cristiano Ronaldo, non Messi, Sneijder e nemmeno le tante bellissime donne che abbiamo potuto ammirare sugli spalti in Sudafrica. La vera star del Mondiale è un polpo. Si chiama Paul, vive in un acquario dello zoo di Oberhausen ed è stato finora il portafortuna della Germania.

Dall’inizio del Mondiale al polpo Paul venivano poste davanti due scatole, una con la bandiera della Germania ed una con quella della sua avversaria. In ognuna delle due erano contenuti dei molluschi di cui lui va ghiotto, e gli addetti allo zoo si sono accorti che la bandiera disegnata sulla scatola scelta da Paul era quella vincente nella gara successiva.

Lippi preso a schiaffi dal tricheco (video)

Poteva andarsene quattro anni fa da campione del mondo, dopo aver riportato a casa una Coppa che mancava da quasi un quarto di secolo, ma lui, Marcello Lippi, decise di lasciare solo temporanenamente la guida della nazionale azzurra, facendo l’offeso per l’implicazione del figlio Davide nella vicenda-Calciopoli. Passata la bufera, poi, era tornato al suo posto, all’indomani dell’eliminazione degli azzurri dai Campionati Europei, deciso più che mai a bissare il successo nella kermesse mondiale.

Sappiamo tutti come è finita ed è ormai inutile star qui a discutere di colpe e di responsabilità di fronte alla disfatta azzurra in terra sudafricana, ma nessuno ci può impedire di consolarci con un video-parodia, che vede l’ex selezionatore della nazionale italiana preso a schiaffi da un tricheco. L’idea nasce dallo spot di una nota marca di chewingum, dove un ragazzo gioca a darsi il cinque con un tricheco, finendo poi per essere schiaffeggiato. Stavolta però al posto del ragazzo c’è il faccione non sempre simpatico di Lippi, che si becca una serie di ceffoni dal mammifero marino, con tanto di tifo rumoroso sullo sfondo. Gustatevi il video.

Come si para un rigore? La storia del penalty nel Mondiale

Noi italiani ne sappiamo qualcosa, dato che nel 1990, nel ’94, nel ’98 e nel 2006 hanno segnato il nostro Mondiale, ma fatto sta che i calci di rigore sono probabilmente la parte più avvincente (e dolorosa) di questo torneo. Data l’importanza della gara ed il valore dei calciatori in campo, molto spesso assistiamo a partite tirate e poco spettacolari, così per poter vedere la rete gonfiarsi, dobbiamo ricorrere spesso alla lotteria dei penalty.

Ma come si para un calcio di rigore? Ce lo spiega uno dei tanti grandi assenti al Mondiale, il portiere della Repubblica Ceca e del Chelsea Petr Cech:

Tra i pali cerco di rendermi il più grande possibile, restando immobile per non far capire al mio avversario in che direzione mi tufferò. Mi alleno regolarmente su questi aspetti perché rappresentano una parte importante della partita.