Non solo Roma, gli americani mettono le mani su Bologna e sulla Lazio

Quando 14 anni fa si disputò il mondiale di Usa ’94, l’obiettivo era far innamorare il popolo americano del calcio. Diciamo che questo sogno si realizzò solo a metà, mentre ebbe un altro effetto: quello di far scoprire il calcio ai miliardari americani.

Anzichè investire in patria però (a parte qualche piccola eccezione, vedi Beckham), i magnati americani hanno investito in Europa. In Premier League è andata benissimo (il Manchester United ha fatto man bassa di vittorie in questa stagione), e adesso puntano anche all’Italia. E non stiamo parlando solo della Roma.

Salvatore Schillaci ha perso la memoria!

Nel giorno del “dentro o fuori” dall’Europeo ci tocca spostare l’attenzione su un’altra vicenda di attualità che ha ben poco a che fare con le sorti della nazionale azzurra, sebbene riguardi uno degli idoli per eccellenza del calcio nostrano.

Stiamo parlando di Salvatore Schillaci, l’eroe di Italia ’90, colui che ci ha trascinati fino all’anticamera del sogno più bello, “rischiando” di farci vincere i Mondiali in casa.

Stavolta però Totò ha fatto autogol ed ora rischia di essere accusato di falsa testimonianza, visto che in aula, sotto giuramento, ha detto di non ricordare alcuni episodi che lo legherebbero ad un imputato in un processo per estorsione ed associazione mafiosa. Ma andiamo per ordine.

La vendita della Roma? Forse tutta una bufala

Il sasso nello stagno lo ha lanciato due giorni fa il Messaggero, e sembra non avere tutti i torti: c’è il rischio che la vicenda della cessione dell’A.S. Roma al miliardario Soros sia tutta una montatura.

Il dubbio proviene da diversi indizi. Prima di tutto, una società così indebitata ha due modi per salvarsi, o l’ingresso di capitali nuovi (con la vendita) o il tentativo di far salire il prezzo delle proprie azioni. E siccome la cessione non è avvenuta, forse si è montata questa trattativa per far schizzare i titoli della società in borsa. Il secondo indizio è che è vero che l’avvocato Tacopina si era recato a Roma venerdì mattina, ma solo per affari che non c’entravano nulla con l’acquisto della società di calcio.

Mancini-Inter, è guerra!

Non fa in tempo a lasciare Milano l’ormai ex tecnico dell’Inter, che subito si riaccendono le polemiche. Non è mai stato esente l’ex calciatore della Samp e della Lazio da questo genere di scontri extra-calcistici, ma stavolta sembra proprio che si vada giù pesanti.

Sembra che al Mancio non siano andate giù determinate dichiarazioni da parte della dirigenza interista, a proposito del suo esonero, e al grido “sono tutte falsità” sono partiti i suoi legali per prendere provvedimenti per tutelare “il suo onore e la sua reputazione”. Secondo Mancini i pretesti presi in considerazione da Moratti provengono da vicende false e illecite che lo hanno gravemente offeso, non solo in ambito nazionale, ma anche in quello europeo, dato che le dichiarazioni del presidente dell’Inter sono state diffuse anche all’estero.

La nazionale irachena sospesa dalla Fifa

La Fifa ha momentaneamente sospeso la nazionale irachena da qualsiasi attività internazionale che riguardi il calcio, con effetto immediato. Così la squadra che, contro ogni pronostico, lo scorso anno ha alzato al cielo la coppa d’Asia, dimostrando al mondo che, almeno davanti al calcio, le diversità politiche e di razza non contano, sarà costretta a seguire l’Olimpiade di calcio da casa, e probabilmente non potrà partecipare nemmeno ai prossimi mondiali, nel 2010.

Il problema razziale però è venuto appena fuori dal campo. Infatti durante una trasferta in Thalandia, le diverse fazioni di Sciiti, Sunniti e Kurdi che componevano la nazionale dell’Iraq sono venute allo scontro, incentrato su discussioni politiche che hanno ben poco a che fare con il calcio. Ma questa è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Infatti il Governo iracheno si è visto costretto a sciogliere il Comitato Olimpico nazionale a causa della corruzione di alcuni suoi componenti, e non è riuscito ad eleggerne un altro in tempo, condizione fondamentale per poter partecipare alle Olimpiadi.