Ancora una squalifica per Joey Barton

Lo chiamano bad boy e mai soprannome fu più azzeccato come il questo caso. Il ragazzo cattivo è Joey Barton, più volte finito nelle pagine di cronaca per vicende che hanno ben poco a che fare con il mondo del pallone.

L’ultima bravata (una rissa nel periodo di Natale) gli è costata la condanna a sei mesi di carcere, scontati in parte nel corso dell’estate, fino al rilascio del 28 luglio. Durante la detenzione però, Barton ha continuato ad allenarsi, nella speranza di poter tornare a calcare i campi di calcio non appena scontata la condanna.

Speranze vane. Proprio ieri è arrivata la squalifica di dodici settimane (poi ridotte a sei) per un altro episodio violento che lo ha visto protagonista qualche tempo fa, quando ai tempi del Manchester City aggredì il compagno di squadra Ousmane Dabo, procurandogli gravi lesioni alla retina. Per quella vicenda il bad boy era già stato condannato a quattro mesi di carcere, ma poi la pena era stata sospesa per due anni.

Stefano Borgonovo è l’ennesima vittima del Gehrig

Se ne parla ormai da anni e molto è stato fatto per migliorare il tenore di vita di chi ne è colpito, ma la Sla (sclerosi laterale amiotrofica) continua a mietere vittime nel mondo del calcio. L’ultima storia venuta alla luce è quella di Stefano Borgonovo, che molti di voi ricorderanno con la maglia della Fiorentina, al fianco di Roberto Baggio, e con quella del fantastico Milan di Sacchi.

L’ex bomber ha accusato i primi sintomi della malattia tre anni fa ed in poco tempo si è ridotto così come lo vedete nella foto. Non parla, se non attraverso un sintetizzatore vocale, azionato tramite un computer che trasforma in voce le lettere da lui indicate con il movimento degli occhi.

E’ una gran pena vederlo in questo stato e pensare che fino a qualche anno fa era un promettente attaccante che non aveva altro problema se non quello di buttarla dentro la domenica pomeriggio. Ma la Sla, detta anche Morbo di Gehrig, non perdona ed ha già fatto fuori una quarantina di calciatori nel corso degli anni.

Marassi chiuso agli ospiti

Alla fine ha prevalso la linea dura: il prossimo 14 settembre il Milan a Genova dovrà fare a meno dei propri sostenitori per la seconda giornata di campionato. Lo ha

E’ giusto chiudere gli stadi?

L’ideale sarebbe evitare di parlarne, perché se quello che volevano era un po’ di visibiltà, gliene stiamo concedendo fin troppa. L’argomento però è scottante e sta coinvolgendo l’intero Paese, tanto da occupare le prime pagine dei giornali e le aperture dei tg. Parliamo naturalmente del tifo violento, di quanto successo domenica scorsa nelle strade di Roma e delle misure prese dal Ministro Maroni per correre ai ripari.

Nella giornata di ieri tutto il mondo dello sport si è sentito in diritto di dire la sua sull’argomento e non sono mancate reazioni politiche al diktat di Maroni.

Il primo a far sentire la sua voce, perché interessato in prima persona, è stato il patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis, schieratosi in difesa dei suoi tifosi (la parte sana), gravemente danneggiati dal divieto di seguire il Napoli in trasferta. Di fronte poi all’eventualità di chiudere il San Paolo nella prossima gara di campionato contro la Fiorentina, si è detto assolutamente contrario.

Ultras violenti: le risposte di Maroni

Se il buongiorno si vede dal mattino, prepariamoci ad un campionato di fuoco e non solo sui campi di calcio, dove almeno “cinque sorelle” si daranno battaglia per conquistare la piazza d’onore, ma anche e soprattutto al di fuori del rettangolo di gioco.

L’antipasto ci è stato gentilmente offerto dai tifosi del Napoli, saliti domenica scorsa a Roma con intenzioni tutt’altro che pacifiche, dimostrando ancora una volta che il calcio non è più lo spettacolo più bello del mondo.

Immediate le reazioni da parte del mondo dela politica e, in particolare del ministro Maroni, che nella giornata di ieri si è incontrato con il Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive per dare una risposta decisa a quanti chiedevano un intervento duro. E durezza c’è stata. Come avevamo previsto nell’articolo di ieri, a rimetterci è stata tutta la tifoseria napoletana, che per l’intero campionato non potrà più seguire i propri beniamini in trasferta.

Trasferte vietate?

C’era una volta il calcio. Continuiamo ad illuderci che ci sia ancora, ma il giocattolo si è rotto da un pezzo ed il gioco più bello del mondo si è trasformato in un triste spettacolo. Non parliamo di forze in campo o di nostalgia per le gesta di antichi campioni, ma di tutto quello che accade al di fuori del rettangolo di gioco che ben poco ha a che fare con il pallone.

L’ultima dimostrazione in ordine di tempo, l’abbiamo avuta la scorsa domenica in quel di Roma, quando neppure la prima di campionato è stata risparmiata dalla voglia di protagonismo di quattro imbecilli (userei termini ben più coloriti, ma sono una lady), arrivati appositamente da Napoli per distruggere la Capitale.

Ed ora si pensa alle contromisure. Troppo tardi, come sempre. In queste ore al Viminale è in programma una riunione tra il ministro Maroni, l’osservatorio per le manifestazioni sportive e il comitato di analisi. Insieme dovranno trovare una soluzione al problema e dare una risposta concreta a quanti sono stanchi di vedere simili scene in tv. E come sempre a rimetterci sarà il tifoso tranquillo, quello che si sobbarca il peso della lunga trasferta, pagando di tasca propria solo per ammirare lo spettacolo in campo. Non ci credete? E allora leggete quali possono essere le soluzioni al problema.

Antonio Conte aggredito da estremisti della tifoseria leccese

La mamma degli stupidi è sempre incinta. Questo detto lo conosce molto bene Antonio Conte, che ieri mattina se l’è vista davvero brutta in una spiaggia del leccese.

Stava giocando una partitella con degli amici sulla litoranea salentina, quando quattro persone armate di spranga hanno atteso che finisse di giocare per poi aggredirlo. Per sua fortuna le persone che erano sul campo insieme a lui non erano lontane e lo hanno difeso, minacciando i delinquenti di chiamare i carabinieri, cosa che li ha messi in fuga, non prima però di avergli sferrato un pugno sul naso.

Ancora guai per Paul Gascoigne

Il lupo perde il pelo ma non il vizio: lo abbiamo ripetuto decine di vote su queste pagine, ma mai proverbio fu più appropriato come nel caso di Paul Gascoigne. Dopo la massiccia esposizione mediatica degli ultimi mesi a causa delle sue continue uscite di testa, ne avevamo perso un po’ tracce.

Cos’ha fatto Paul nel frattempo? E’ stato rinchiuso buono buono all’interno della Priory Clinic di Londra, con la speranza di tornare ad essere una persona quanto più possibile “normale” (per quanto può valere una definizione simile associata ad un tipo come lui).

Lo scorso mese, poi, da più parti si era gridato a miracolo, vedendolo felice accanto all’ex moglie Sheryl, tanto che qualcuno parlava di “seconde nozze” tra i due. Ma ora l’idillio è già finito ed il caro Paul ne ha combinata un’altra delle sue in quel di Budapest, dove si era precipitato per seguire un concerto degli Iron Maiden.

Il triste addio di Bobby Robson

Anche i miti prima o poi se ne vanno. E Bobby Robson un mito lo è stato davvero durante i venti anni che ha calcato i campi di calcio per la felicità dei tifosi di Fulham, West Bromwich Albion e Vancouver Royals. Ma ancor più è stato un mito per le squadre che ha allenato, riportando sempre ottimi risultati.

Ora il mito sta per dare l’addio e non perché lasci per sempre il calcio, ma perché una terribile diagnosi si è abbattuta sulla sua testa.

Che fosse malato di cancro ai polmoni lo sapevamo da tempo, da quando nei primi anni novanta venne ricoverato in seguito ai primi sintomi della malattia. Ha lottato, ha provato a superare l’ennesima “avversaria” che gli si parava di fronte, ma di fronte agli ultimi esami clinici, nulla può fare per vincere la sua battaglia.

Calciopoli 2 si conclude così: 9 squalifiche e due assoluzioni

Sembravano finiti i guai per Luciano Moggi, e invece si era solo all’inizio. Dopo essersi beccato una dura squalifica per 5 anni per Calciopoli, più l’inibizione da ogni incarico dirigenziale nel calcio italiano in questo lasso di tempo, l’ex dg della Juventus stava già riorganizzando il suo ritorno in grande stile, dato che aveva già scontato quasi metà della pena.

E invece il secondo filone dell’inchiesta, denominato Calciopoli 2, ci è andato giù pesante, comminando altri 14 mesi di squalifica a Moggi, più altre pesantissime penalizzazioni a coloro che sono stati coinvolti nell’inchiesta, quasi tutti arbitri più qualche dirigente. L’unico ad uscirne definitivamente pulito è stato l’arbitro Paparesta, insieme al padre ed ex arbitro ed ex dirigente arbitrale Romeo, assolti dalla Procura di Napoli.

Impressionante infortunio per Bouma

Terribile incidente, simile a quello occorso ad Eduardo qualche mese fa, tocca stavolta al difensore dell’Aston Villa Wilfred Bouma. Durante un contrasto con un avversario nella gara valevole per l’intertoto

Lilian Thuram si ferma qui!

A pochi giorni dalle analisi che dovranno confermare o smentire la diagnosi fatta un mese fa, torna d’attualità il caso Thuram. A riportare la vicenda sulle prime pagine dei giornali è la dichiarazione di Charles Villeneuve, presidente del Paris Saint Germain, che aveva fortemente voluto il difensore nella sua squadra, per permettergli di chiudere degnamente la sua lunga e strepitosa carriera:

E’ molto probabile che Lilian lasci il calcio anche se dovessero arrivare buone notizie dagli esami più approfonditi ai quali si è sottoposto per il problema al cuore. Le sorelle, tutta la famiglia di Lilian premono affinché lui smetta.

Si chiude dunque qui la parabola calcistica di uno dei più forti difensori degli ultimi anni, campione assoluto sia in campo che fuori, mentre il mondo dello sport si chiede ancora come sia possibile che un atleta professionista arrivi a 36 anni prima di conoscere le condizioni del suo cuore. E bisogna anche ringraziare il cielo se non ci siamo ritrovati di fronte all’ennesima tragedia sportiva, visto che Lilian Thuram ha giocato fino a qualche giorno prima delle visite mediche del PSG che ne hanno riscontrato la disfunsione cardiaca.